
SAN BARTOLOMEO di ROSSANO Con-Fondatore dellAbbazia di Grottaferrata e Con-Patrono della Calabria. Nel 959° anniversario della sua morte (11 novembre 1055 – 2014). La memoria, fondamento dell identità di appartenenza e del futuro Francesco Filareto Basilio (è questo il nome di battesimo di Bartolomeo), appartenente a famiglia aristocratica originaria di Bisanzio, nasce intorno al 980/981 a Rossano (Rwsianon), allora città principale o capitale (mhtropoliV, metròpolis) del dominio bizantino in Italia (Thema di Calabria e Longobardìa), importante zona ascetica (Agion OroV, Montagna Santa), sede di Diocesi da circa 400 anni (597), noto centro umanistico-scientifico della Calabria e del Mezzogiorno. Formatosi culturalmente e religiosamente nella sua città natale e nei Cenobi viciniori (come S. Giovanni Calibita), sceglie, nel 993/994, di lasciare per sempre la sua città natale e di emigrare nelle regioni latine. Dopo un breve soggiorno a Roma, si reca nel Monastero di S. Michele di Vallelucio presso Montecassino, attratto dalla figura carismatica del suo più illustre concittadino ed emigrante SAN NILO, che aveva fondato quel Cenobio e lì soggiornava dal 979/982. Guidato dal suo Maestro, si fa monaco e sacerdote italo-greco-niliano, cambiando il nome in BARTOLOMEO Juniore (o BarqolomaioV o neoV). Nei successivi dieci anni (994-1004), segue il suo Maestro, nei Monasteri di Serperi (Serapide) a Gaeta, di Roma, di S. Agata a Tuscolo. Ne raccoglie leredità spirituale, ne diventa il principale discepolo e continuatore, perfezionando ulteriormente la sua formazione religiosa e culturale. Asceta cenobita, animato da unalta tensione spirituale e caritatevole, vive il messaggio evangelico nella prossimità e al servizio dei poveri, degli ultimi, degli invisibili. Nello stesso tempo, intrattiene rapporti autonomi e fermi con i potenti di quellepoca travagliata di passaggio dallAlto al Basso Medio Evo: Gli Abati di Montecassino, i duchi e i conti di Capua, Gaeta, Tuscolo, il principe di Salerno, limperatore del Sacro Romano Impero, Ottone III di Sassonia, i Papi Gregorio V (996/99), Benedetto VIII (1012/24), Giovanni XIX (1024/32), Benedetto IX (1032/44) e Giovanni XVI Filagato (996/97), questultimo anchegli di Rossano. Fonda, nel 1004, insieme a San Nilo, sua guida morale-spirituale (deceduto nello stesso anno), un Monastero con attigua chiesa, battezzato S. Maria di Grottaferrata, che completa in ventanni nel 1024; lo organizza con una Regola nuova e originale (Typicon) e ne fa uno dei più qualificati e famosi referenti della religiosità e della cultura greco-bizantine dEuropa. Pur rifiutando il titolo di Egumeno o Abate (come già fece anche S. Nilo), dirige di fatto, per oltre 40 anni, il suo Monastero, che diventa famoso e attrattore di una nutrita schiera di giovani monaci. Fa del Monastero una comunità o fraternità tra le più qualificate dEuropa: impegnata nella promozione umana (mediante lo Scriptorium, la Biblioteca, la Scuola), nella missionaria ri-evangelizzazione, nella creazione di unefficiente azienda agricola, che richiama le disorientate popolazioni del territorio, salvandole dalle carestie e assicurando loro aggregazione sociale e difesa dei loro elementari diritti. E amatissimo dalla gente tanto da essere considerato operatore di miracoli e Santo. E co-protagonista di quella grande stagione della Riforma della Chiesa cattolica che porterà al pontificato rinnovatore di Gregorio VII, partecipando ad alcuni Sinodi romani (1036/37, 1044) ed esercitando un decisiva influenza sui Pontefici Benedetto VIII, Giovanni XIX, Benedetto IX. Su questultimo svolge una tale azione magistrale di orientamento e di guida da persuaderlo a cambiare radicalmente vita, a rinunciare al Papato (come farà, in anni recenti, Benedetto XVI), a farsi monaco e suo discepolo a Grottaferrata (1048, 1054). E certamente lautore del Bios (1035-1055), ossia della Vita di San Nilo, biografia scritta in elegante lingua greca, che rappresenta lopera storica e agiografica più importante del sec. XI, quella che ci consente di conoscere le vicende umane di Rossano e di gran parte dellItalia a cavallo dellanno Mille. E anche un famoso innografo, il più grande nel sec. XI, fondatore della Scuola Innografica di Grottaferrata. E un abilissimo amanuense e calligrafo nello Scriptorium del suo Cenobio, che dota di unimmensa Biblioteca. E un legislatore ascetico-liturgico, ideatore del Tipico (Tupikon), ossia la Regola originaria dellAbbazia di Grottaferrata (1025 circa), la più antica tra quelle italo-bizantine, che codifica le norme ascetiche di S. Nilo, sarà il modello di riferimento di altri Cenobi (come S. Maria Nuova Odigìtria o Patìr di Rossano, del S. Salvatore di Messina, di Casole di Otranto) e assicura al Monastero vitalità, longevità (e sono trascorsi oltre mille anni) e un ruolo insostituibile quale luogo ecumenico di incontro, confronto, sintesi tra i due Cristianesimi del Mediterraneo, quello greco-ortodosso orientale e quello latino-cattolico occidentale. Questa breve e modesta commemorazione di un illustre figlio di Rossano, in occasione del 959° anniversario della sua morte, ha lo scopo di fare MEMORIA, attuale e prospettica, di un nostro conterraneo, che, con la sua autorevole testimonianza di vita e il suo exemplum, ha contribuito a fare bene la propria parte per costruire un mondo più giusto e pacifico. Fare MEMORIA di S. Bartolomeo, inoltre, equivale a restituire conoscenza, visibilità e coscienza collettive a chi, essendo poco conosciuto e poco ricordato (persino nelle giaculatorie dei Santi e nelle celebrazioni liturgiche), è puntualmente dimenticato e, di conseguenza, è poco amato, cercando così di smentire la massima evangelica di nemo profeta in patria. E tutto ciò sarebbe unoperazione culturale di non poco conto. Ma cè di più. La MEMORIA di chi ha bene operato e ha lasciato tracce indelebili di sè, emergendo, con coraggio e rischi personali, dalla folla degli anonimi effimeri, conquistandosi una meritata notorietà, contribuendo a esportare dalla Calabria in Italia e in Europa la Civiltà mediterranea, la cultura e la religiosità greco-bizantine, contribuendo a rendere Rossano famosa e prestigiosa nel mondo, irrobustisce lidentità della nostra popolazione, dando a questa la fierezza dellappartenenza a una comunità di cittadini-persone che ha pari dignità rispetto alle altre (e non è figlia di un Dio minore) e perciò diventa il fondamento di un progetto di sviluppo sostenibile per il futuro. Pertanto, fare MEMORIA di S. Bartolomeo di Rossano significa dargli riconoscimento e riconoscenza: nel 1958, è stato riconosciuto Con-Patrono della Calabria (insieme a S. Nilo di Rossano e S. Francesco di Paola). Si è in attesa che venga riconosciuto Con-Patrono di Rossano, insieme al suo Maestro S. Nilo e alla Theotocos Achiropita. Francesco Filareto * La Vita di S. Bartolomeo Juniore è stata scritta in greco dal discepolo Luca, Egumeno di Grottaferrata, tra il 1060 e il 1075 e LEncomio di S. Bartolomeo Juniore anchesso in greco è stato composto da Giovanni Rossanese nel 1230; entrambe le traduzioni commentate in italiano del 1942 e 1962 sono dellEgumeno P. Germano Giovanelli.
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