
■Antonio Loiacono
La proposta di abolire i tradizionali test d’ingresso per le facoltà di Medicina, Odontoiatria e Medicina Veterinaria, sostituendoli con un sistema basato su un primo semestre ad accesso libero, rappresenta una svolta significativa nel panorama dell’istruzione universitaria italiana. Il nuovo sistema, presentato in Senato dai presidenti delle commissioni Istruzione e Sanità, Roberto Marti e Francesco Zaffini, punta a rendere l’accesso alla facoltà di Medicina più inclusivo, eliminando il tanto criticato test a crocette.
Con questo cambiamento, gli studenti avranno la possibilità di iscriversi liberamente al corso di laurea e saranno valutati sulla base dei risultati ottenuti nei primi sei mesi. La graduatoria nazionale, costruita sugli esami sostenuti, stabilirà chi potrà proseguire gli studi dal secondo semestre in poi. Questa modifica cerca di risolvere alcune delle criticità del sistema attuale, offrendo una valutazione più completa delle capacità degli studenti e riducendo il peso di un singolo test, definito da molti come “schizofrenico”.
L’introduzione di questo sistema a partire dall’anno accademico 2025-2026, con un aumento di posti da 20.000 a 25.000, punta a rispondere anche alla crescente richiesta di medici e professionisti sanitari in Italia. Tuttavia, rimangono alcune questioni aperte: la tempistica parlamentare potrebbe ritardare l’entrata in vigore della riforma, e sarà fondamentale capire come verranno organizzati gli esami e garantita l’uniformità tra le università.
Un aspetto positivo è l’introduzione della “seconda chance” per chi non supera la selezione: i crediti acquisiti nel primo semestre potranno essere utilizzati per iscriversi ad altri corsi di laurea, evitando così la perdita di un anno accademico. Questo rappresenta una maggiore flessibilità nel percorso formativo, riducendo lo stress e la frustrazione che spesso accompagnano i fallimenti nei test d’ingresso.
In definitiva, se ben strutturata, la riforma potrebbe portare ad una selezione più equa e basata sul merito reale degli studenti, migliorando l’accesso alle professioni sanitarie. Tuttavia, l’effettiva riuscita dipenderà dalla qualità della sua implementazione e dalla capacità di bilanciare l’accesso con la necessità di formare medici altamente qualificati.
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