
■Antonio Loiacono
Nell’intervista apparsa oggi sul quotidiano torinese “La Stampa”, Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS ed attuale capo delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo nonché Presidente della sottocommissione Questioni Fiscali (FISC), ha espresso con fermezza la sua visione sulla riforma del sistema pensionistico italiano. La sua posizione, che ha sempre mantenuto coerente anche durante il suo mandato all’INPS, si focalizza sulla necessità di rendere strutturale la flessibilità in uscita per le categorie di lavoratori più esposte a lavori usuranti e gravosi.
Tridico ha ribadito l’importanza di strumenti come l’APE Sociale, sottolineando come le attuali politiche non riflettano adeguatamente la disparità nell’aspettativa di vita tra diverse categorie professionali. “Secondo le indagini fatte quando ero all’INPS, ci sono quattro anni di differenza sull’aspettativa di vita tra i manovali e i dirigenti,” ha affermato, evidenziando l’ingiustizia insita in un sistema pensionistico che non tiene conto di queste differenze. Rendere l’APE Sociale strutturale, secondo Tridico, significherebbe riconoscere finalmente queste disparità ed adattare il sistema pensionistico di conseguenza.
Un altro punto cruciale toccato nell’intervista è la necessità di ripristinare Opzione Donna nella sua forma originale, criticando le modifiche apportate dal governo di centrodestra che, secondo Tridico, hanno reso la misura inefficace. “Opzione Donna andrebbe ripristinata come prima,” ha dichiarato, sottolineando come l’obiettivo iniziale della misura sia stato completamente stravolto.
Tridico ha anche avanzato una proposta per un’uscita pensionistica anticipata e contributiva, che permetterebbe ai lavoratori di ritirarsi a 63-64 anni con almeno 20 anni di contributi, ricevendo un assegno basato sulla sola quota contributiva, per poi accedere alla parte retributiva al compimento dei 67 anni. Questa misura, a suo avviso, rappresenterebbe un’opzione meno onerosa rispetto ad altre in discussione, e potrebbe favorire meccanismi di staffetta generazionale e lavoro part-time.
In merito alle proposte della Lega, Tridico non ha esitato a definirle “una presa in giro”, sostenendo che l’attuale modello di uscita a 64 anni con 20 anni di contributi, sebbene imperfetto, è già esistente e che la proposta di Quota 41 di Matteo Salvini sia principalmente uno “spot elettorale”.
Tridico ha poi allargato la discussione ad altre problematiche sistemiche, come la necessità di un piano per i giovani che includa il riscatto gratuito della laurea, per incentivare lo studio ed affrontare il problema demografico, oltre a un salario minimo di 9 euro che potrebbe incrementare le pensioni del 10%. Ha inoltre evidenziato come la regolarizzazione dei lavoratori in nero, specialmente migranti, potrebbe contribuire significativamente alla sostenibilità finanziaria del sistema.
Infine, Tridico ha respinto la narrazione secondo cui il Superbonus avrebbe avuto un impatto negativo sul debito pubblico, definendo questo legame un “falso mito” e attribuendo invece la crescita del debito a politiche economiche restrittive adottate nel breve periodo.
L’intervista di Pasquale Tridico mette in luce la necessità di un approccio più equo e flessibile al sistema pensionistico italiano, che tenga conto delle disparità tra le diverse categorie di lavoratori. Le sue proposte, che spaziano dalla riforma dell’APE Sociale al riscatto gratuito della laurea, delineano una visione di lungo termine che cerca di affrontare non solo le problematiche immediate, ma anche le sfide future, come la sostenibilità del sistema pensionistico in un contesto di invecchiamento demografico e lavoro precario. Tridico continua a dimostrare coerenza ed impegno verso una riforma del sistema pensionistico che possa veramente rispondere alle esigenze di tutti i lavoratori, soprattutto quelli più svantaggiati.
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