
A volte, l’informazione nell’era di internet viaggia in modo così veloce che non sempre si ha il tempo per coglierne il significato più profondo. L’ultima in ordine di tempo é l’angosciante vicenda che sarà sfuggita a tanti nel corso della scorsa settimana.
Si tratta della struggente storia di un anziano padre che non si rassegna per niente alla ricerca della persona che, da meno di venti anni, conserva una parte di suo figlio Christian, morto tragicamente a diciassette anni per una improvvisa emorragia cerebrale.
Un genitore che non ha mai voluto rinunziare a trovare quel “magico battito” di cuore, solo per poterlo ascoltare l’ultima volta. Per sfidare un destino che inesorabile ha segnato una esistenza difficile e dolorosa.
Il papà di Christian come gesto estremo, in una ricerca spasmodica che dura da anni, ha deciso in modo plateale di allestire nei luoghi simbolo della sua città, Livorno, degli striscioni che recitano un grido di speranza: “Magico battito dove sei?”.
Si tratta di un appello mosso da tanto coraggio, che non ha ancora purtroppo sortito i suoi effetti. Una legge dello Stato vieta infatti rigorosamente a medici e infermieri di diffondere il nome di chi riceve in dono gli organi. Ciò per evitare pericolose conseguenze nei rapporti tra le persone. Insomma per frenare l’imprevedibile mente umana.
Dalle poche informazioni che l’anziano genitore é riuscito negli anni a raccogliere ha saputo che il cuore di suo figlio fu impiantato all’epoca, nel lontano 1998, in un uomo che aveva allora cinquantuno anni e che ancora oggi è in vita e gode di buona salute.
É arrivato il momento, e va giustificato per il suo stato d’animo, che il papà di Christian non riesce più a trattenere il suo forte desiderio che, però, non considero egoistico, ma alimentato da un sentimento forte quanto l’amore per un figlio che non é riuscito ad accompagnare nella crescita.
Mi domando. Perché non accontentarlo?
La circostanza é improponibile, segnerebbe qualcosa che la legge vieta severamente per il serio rischio di diventare un precedente pericoloso per il futuro delle donazione che vivono momenti già non semplici.
Tuttavia, troppe volte la sofferenza umana é relegata ai margini delle nostre vite, pudicamente nascosta e pavidamente rimossa. Invece, chi combatte intense cause umane, quanto quella del papà di Christian, dovrebbe essere messo più al centro della vita di tutti i giorni, perché chi conosce il dolore può insegnare sguardi più sereni e lucidi.
Nicola Campoli
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