
Nonostante il grido di dolore di vittime e familiari , sulle strade si continua a morire per una lunga serie di motivi. Ringrazio lAssociazione Nazionale Carabinieri per averlo voluto ricordare in questo suo 1° raduno regionale e per averci dato la possibilità di farne memoria insieme. Pensando a questo momento ci siamo interrogati su che cosa si potesse fare per dare un contributo anche piccolissimo a fermare questa strage continua, oltre che parlarne o elencare gli impietosi dati delle statistiche, ma soprattutto che cosa possiamo fare noi, cosa posso fare io. Si, perché lunica certezza in questo Paese ormai è affidata alla sensibilità personale di ciascuno . Limpegno dello Stato, delle istituzioni e della giustizia appare insignificante, rispetto alla dimensione del problema, poco convincente e spesso di una lungaggine estenuante, omissiva, inefficace , che finisce col rendere risibili i comportamenti delle persone perbene e premiare – di fatto quelli che dovrebbe condannare. Cito il Papa attuale che ci invita ad abbandonare ogni ipocrisia e dirci in pubblico le verità che per troppo tempo ci siamo amaramente raccontato in privato, dando vita ad un Paese a due facce : una ufficiale , orgogliosa nellapparato e brillante nellesporne le qualità e limpegno; una privata, ma reale, nella quale troppo spesso ognuno di noi si imbatte e che arriva a disgustare per pressapochismo, inettitudine e tradimento del bene comune e della vita dei cittadini. Un fatto. Dopo 10 anni – 3 cambi di Giudice, 1 pubblico ministero inquisito e trasferito – il processo penale che riguardava 2 giovani cariatesi che hanno perso la vita per un banale incidente stradale uno è nostro figlio è andato in prescrizione e gli imputati – conosciuti e sconosciuti alla giustizia – lhanno fatta franca. Possiamo continuare a dire credo che la giustizia farà il suo corso? No. Dobbiamo constatare con amarezza che in questo paese da molto tempo anche lamministrazione della giustizia non funziona più! Spenta la vita e la commozione del momento, nessuno tutela più le vittime e i familiari che sono abbandonati al loro destino, ad un dolore che cambia la vita delle famiglie e accompagna il resto dei giorni, spesso nella necessità di sostegno medico e cure continue, nellamarezza dellincomprensione generale che non riesce e non può cogliere il significato di sopravvivere ai propri figli. Ormai è noto a tutti come nella nostra civile Italia si possa impunemente uccidere a bordo di un qualunque automezzo ed in qualunque condizione senza fare nemmeno un giorno di galera, perché ancora lomicidio stradale non è legge, nonostante casi eclatanti di ubriachi recidivi fino al secondo e terzo omicidio stradale! Ma allora cosa possiamo fare? Dobbiamo fare in modo che ognuno, ad ogni livello, svolga bene il suo ruolo. Non basta fare il minimo indispensabile, ( menando vanto di avere un posto dove non faccio niente!) ma quello che vorremmo fosse fatto per noi o per le persone a cui teniamo di più. Fare bene il bene , questo il vero senso del servizio pubblico. 30 anni di televisione commerciale e non solo – ci hanno quotidianamente iniettato una dose letale di qualunquismo indifferente che ha banalizzato e spento ogni aspirazione alta ed esaltato le peggiori bassezze sdoganandole come espressioni di autentica libertà. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non occorre commentarli. Occorre invece che ognuno come avviene in seguito ad una terribile calamità o epidemia mortale che ha colpito la nazione – riscopra il meglio di sé e lo metta in azione per ricostruire un paese degno della tradizione civile e cristiana da cui ha avuto origine. Un paese dove chi progetta le strade non lo faccia più col copia e incolla dalla sera alla mattina, ma con la serietà di chi sta decidendo della vita di migliaia di persone che la percorreranno ; · chi deve tenerle in efficienza non perda ore e ore a chiacchierare coi colleghi, disperdendo le poche risorse preziose; · chi pensa che un guard rail messo lì da 30 anni sia divenuto superfluo, si interroghi a lungo e chieda a chi è competente se rimuoverlo non equivalga ad una condanna a morte per qualcuno ; · chi amministra in nome del popolo si ricordi, almeno quando varca la soglia del suo ufficio, che si è impegnato a servirlo e a tutelarne la qualità della vita ; · chi deve vigilare e sanzionare sia irreprensibile e magari col sorriso non dimentichi mai che senza lintervento doloroso o lamara medicina, non si guarisce, non si cresce . Ma si può morire; · chi educa lo faccia con passione civile ,testimoniando convintamente i valori che propone; · ognuno si senta responsabile di ogni cosa poiché davvero lo siamo – perché insieme costituiamo lumus, la situazione ambientale allinterno del quale può sedimentare col nostro muto consenso- ogni forma di bassezza riportata dalle cronache – oppure può nascere un popolo nuovo di cittadini responsabili e coscienti del proprio ruolo determinante ed insostituibile per ledificazione di una civiltà che affermi e tuteli ogni vita con i fatti e non con vuoti proclami. Ma occorre credere che il bene comune comincia da me, dal mio impegno e dal mio coraggio di dire i fatti senza compiacenti accomodamenti e gridare se occorre – la verità, insieme. Insieme poiché i segni dei tempi e la diffusione di reti ad ogni livello dicono che il nostro migliore destino non può che essere costruito insieme.
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