
ROSSANO (Cs), Lunedì 10 Settembre 2012 Il dibattito politico e la dialettica tra maggioranze e minoranze, in un normale contesto storico-amministrativo, dovrebbero viaggiare su binari paralleli rispetto alla verifica, alla valutazione ed al rispetto che vanno invece salvaguardati e preferiti nei confronti di qualsiasi professionista, singolo o associato. Sono due campi distinti e separati. O almeno così dovrebbe essere. Con amarezza, invece, registriamo, da giorni, da parte di soli tre dei sei consiglieri che costituiscono lattuale minoranza consiliare di Rossano, se non limprobabile messa in discussione, quanto meno il curioso biasimo pubblicamente dichiarato nientemeno che per una gara regolarmente indetta dal Comune e vinta dalla nostra Società, unica partecipante ad un bando pubblico per laffidamento del servizio di comunicazione, nel rispetto di tutti i criteri di legge. Roba da capogiro. Scandalizza, cioè, la partecipazione ad un bando e laggiudicazione di un servizio messo a gara, sulla base di riconosciuti e verificati titoli, meriti, curricula, capacità, risorse, know how e offerta economica. Insomma, così par di capire, scandalizza il riconoscimento del merito e della meritocrazia come unità di misura preferita da un ente pubblico per affidare un servizio che, in altri momenti o in altri contesti, soprattutto in tema di comunicazione istituzionale (o di addetto stampa, come qualcuno preferisce limitare), viene probabilmente affidato per altre vie e per altri motivi. Diversi dal merito, ovviamente. Ma, da quel che si legge, a suscitare ulteriore scandalo nei tre consiglieri di opposizione, sarebbe anche lindiretta (per quanto inutile) constatazione che un analogo metodo di verifica meriti, titoli e capacità, tra altre caratteristiche ed elementi (vedi fiducia e stima reciproche, ad esempio), possa aver potuto eventualmente adottare, così come ha regolarmente fatto il Comune di Rossano con un gara, anche (pur non essendovi obbligato) un consigliere regionale (vedi lOn. Giuseppe CAPUTO) individuando in seno alla propria struttura non un leccapiedi titolato, ma magari un professionista della comunicazione che, sempre così come è possibile in Italia e nellUnione Europea, è anche membro non di un partito ma di una società di professionisti della comunicazione. La stessa, per intenderci, che partecipa al bando e vince la gara, senza alcun competitore (ma non certo perché sbattuto fuori a calci dal Comune!). E quindi? Dove sta lintoppo o il mistero? Dove sta lo scandalo? Dove sta il trucco? E sono, questi, gli argomenti per costruire uneventuale alternativa di governo? O, forse, il problema sta, ancora una volta, nella scelta del merito, per una politica che, in tante occasioni ed in generale, ha dimostrato di avere altre bussole? Non spetta a noi dirlo. Resta il fatto che a scandalizzare, e per davvero, noi professionisti e staff della Montesanto Sas è il dover constatare che simili cadute di stile debbano, nostro malgrado, esser attribuite ad altrettanti colleghi professionisti. Peccato! Ne prendiamo soltanto atto. Così come prendiamo atto dellevidente, seppur indiretta, presa di distanza degli altri tre consiglieri di minoranza (il 50% della minoranza è già buon segno di civiltà!) da queste posizioni che di politico ma neppure di buon senso hanno nulla. Lenin Montesanto
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