DAL VANGELO ALLA POLITICA: QUANDO SI VEDE LA PAGLIUZZA MA NON LA TRAVE!

VERITÀ SCOMODE E REALTÀ IGNORATE

Antonio Loiacono

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio “, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.” (Lc 6,39-45)

A volte, certe coincidenze sembrano così precise da farci riflettere sul confine tra caso e destino. Il Vangelo di ieri, domenica 2 marzo 2025, é stato una radiografia perfetta di ciò che viviamo ogni giorno, di esperienze che ci toccano da vicino, sulla pelle, nelle emozioni e nelle ferite più profonde.

Non è blasfemia notare come le parole della Sacra Scrittura risuonino nella realtà, come se volessero indicarci una strada, una chiave di lettura per comprendere il presente. Perché il Vangelo non è solo un testo antico, ma un messaggio vivo, che si intreccia con la vita, con i suoi contrasti, con le sue ingiustizie e speranze.

Forse la vera domanda non è se queste coincidenze siano casuali, ma se siamo disposti ad ascoltarle.

Ma restiamo sulla terra!

In un panorama politico sempre più incline alla polarizzazione, assistiamo a un fenomeno ormai ricorrente: il tentativo di delegittimare chi denuncia inefficienze e problematiche reali, piuttosto che affrontarle con serietà. È un meccanismo diffuso, soprattutto in alcuni schieramenti politici locali e non solo, che preferiscono prendersela con giornalisti e commentatori, piuttosto che rispondere nel merito alle questioni sollevate.

Si tratta di un copione già visto: anziché spiegare le proprie scelte o riconoscere eventuali errori, si preferisce evocare periodi storici passati, facendo leva su un nostalgismo vago e su riferimenti fuori contesto, oppure si ricorre a mistificazioni e accuse personali per screditare chi pone domande scomode. Così facendo, il dibattito pubblico si svilisce e l’attenzione dell’opinione pubblica viene distratta dai problemi reali, trasformando la discussione in un’arena di attacchi ad hominem.

Nel dibattito politico, sia nazionale che locale, c’è una strategia ormai consolidata: quando si è in difficoltà nel rispondere su questioni concrete, si sposta il bersaglio su chi le denuncia. È un meccanismo (direbbe un mio ex collega di lavoro di Bocchigliero!) che si ripete con puntualità, e che in alcune amministrazioni assume i tratti di una vera e propria campagna di delegittimazione nei confronti di chi osa sollevare dubbi, porre domande o ricordare responsabilità dimenticate.

Nell’articolo “SP 260 SCALA COELI-TERRAVECCHIA: IL CANTIERE DELLE MERAVIGLIE (O DELLE ILLUSIONI?)” pubblicato da “CariatiNet” in data 26 febbraio scorso, si argomentava sullo stato dei luoghi della provinciale SP 260 Scala Coeli-Terravecchia nonché sui lavori, in corso su tale tratto, ancora non ultimati e comunque in stallo da mesi! Accade spesso che in contesti simili, qualcuno si erga a difensore in maniera inopportuna, con un dissing fuori luogo e lo scopo ultimo di attaccare (in questo caso l’autore dell’articolo) non avendo argomenti da porre su un ipotetico tavolo di una sana e civile discussione!

L’ultimo esempio arriva dal Comune di Scala Coeli e dal suo sindaco che ha diffuso un comunicato, un racconto che, invece di essere chiarificatore di alcune situazioni, sembra fatto apposta per confondere. Si tratta di un testo intriso di inesattezze e interpretazioni discutibili del codice stradale, condito da un tentativo maldestro di riscrivere la storia recente. Tra le tante affermazioni prive di fondamento, emerge quella secondo cui la stampa e l’opinione pubblica avrebbero sempre taciuto sullo stato della strada (ancora chiusa) Scala Coeli-Terravecchia. Sbagliato! Sulle cronache locali, da anni, stiamo denunciando le condizioni di questo tratto della SP 260, un’arteria essenziale che versa in condizioni disastrose. A non conoscere i fatti e ad essere rimasto sempre in silenzio, semmai, è proprio chi, oggi, tenta di distribuire saggezze!

Ma c’è di più. Il sindaco definisce questo tratto di strada “transitabile”!

:” Ora la strada -dichiara il sindaco di Scala Coeli- è percorribile, per anni non lo è stata”; ignorando completamente la realtà dei fatti. Basta recarsi sul posto per vedere che la circolazione è ancora vietata, come testimoniano le strisce gialle ai margini della carreggiata e il divieto di transito ben visibile. Un dettaglio che dovrebbe essere noto a chi governa il territorio, ma che evidentemente è stato trascurato. Sorge dunque un dubbio: il primo cittadino ha mai visitato quei luoghi? Forse si! Perché ad un certo punto del suo libello, dimenticandosi quello che prima asserisce, contraddicendosi conferma:” Chiederò alla Provincia ulteriori interventi su tratti non manutentati in modo da mettere in sicurezza l’intera strada di collegamento.”!! Ma, allora, è transitabile o no?

Non si tratta solo di un errore tecnico o di un’opinione discutibile, ma di un tentativo evidente di mistificare la realtà, di distogliere l’attenzione dal problema per attaccare chi lo segnala. Un meccanismo che non è nuovo e che ricalca una precisa strategia politica: spostare il dibattito dai fatti agli attacchi personali, evocare presunti “passati gloriosi”, denunciare inesistenti complotti della stampa; tutto per non dover rispondere su questioni amministrative concrete.

Questa strategia -che si evidenzia e risalta in chi, facente parte di un gruppo politico, nel suo comunicato fa un uso sproporzionato ed esclusivo del pronome personale “io” (“Io, al contrario, sono sempre stato desto….. Da ormai molti anni sono Sindaco del Comune di Scala Coeli….. da anni sono impegnato per cercare di risolvere i problemi del mio Paese…..”) – questa strategia, dicevamo, ha un limite: la realtà rimane tale, indipendentemente dalla narrazione che se ne vuole fare. A lungo andare, i cittadini si accorgono quando i loro amministratori, invece di risolvere i problemi, si limitano ad attaccare chi li mette in luce. Perché se un sindaco non può sapere tutto, dovrebbe almeno essere capace di ascoltare, ammettere eventuali sbagli e rispondere nel merito, senza bisogno di cercare nemici immaginari per nascondere i problemi veri.

 

 

 

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