Di Enrico Iemboli
————
Di recente il territorio della fascia Jonica è stato teatro di eventi tragici (incidenti stradali e ferroviari, cedimenti di strade e ponti, ecc. ) e puntualmente i “falchi” della politica hanno cavalcato tali eventi denunciando all’opinione pubblica l’omissione dei controlli e i mancati provvedimenti da parte di chi era obbligato a farli.
Peccato che la puntualità dei loro interventi non c’è stata prima che succedessero gli eventi disastrosi.
Intervenire quando un fatto è successo è diventata una modalità che ha stancato i cittadini i quali non sopportano più questo modo di fare dei politici che ormai vengono considerati estranei al corpo sociale, anche perché alcuni di loro, come ad esempio i parlamentari nazionali, si trovano ad occupare una “poltrona” in Parlamento grazie non alla scelta del popolo ma grazie al segretario del proprio partito che li ha scelti in base alla “fedeltà” dimostrata.
Con la vecchia legge elettorale c’era la consapevolezza del legame tra politica e consenso popolare, era il cittadino che faceva la selezione della classe dirigente attraverso il voto di “preferenza”.
L’attuale legge nei fatti ha tolto al cittadino la possibilità di scegliere il parlamentare candidato e di conseguenza ha creato un forte disagio, le nuove generazioni hanno la sensazione di aver ereditato un mondo compromesso e senza speranza di futuro. Una situazione ormai cronica che ha fiaccato la fiducia e leso la “democrazia” partecipata che invece ha bisogno di essere tenuta viva dalle diverse opinioni, dai confronti, dagli scontri dialettici, dal merito e dall’orgoglio dell’appartenenza.
Quello che è grave è che gli attuali “politicanti” in Parlamento godono dei loro privilegi e non pensano minimamente di cambiare il sistema di elezione visto che, da che mondo è mondo, nessun pollo è andato volontariamente a morire in pentola.
Invece, sarebbe necessario ritrovare il senso della responsabilità collettiva, lo dobbiamo alle giovani generazioni per le quali il futuro non deve essere basato sull’egoismo né sul successo individuale.
La politica ha raggiunto livelli bassi e amorali, una realtà tutta italiana che assume forme più gravi in questa fascia Jonica dove la classe politica, tranne qualche eccezione, vive a ridosso del partito di appartenenza in rappresentanza di un territorio del quale non conosce o ne sottovaluta i problemi.
Con questa qualificata (???) rappresentanza che speranza di futuro si può avere?
I problemi non possono e non saranno risolti dalle loro estemporanee interrogazioni al governo (regionale e/o nazionale) o dai loro comunicati stampa che ormai offendono l’intelligenza dei comuni cittadini.
E’ vero che c’è rassegnazione, ma è giunto il tempo di reagire, anche perché le condizioni ed i problemi di 30-40 anni addietro sono ancora gli stessi di oggi.
In quale direzione guardare?
Partecipare alle scelte è un diritto dovere, è necessario avere nuovi orizzonti e l’occasione è data dall’appuntamento elettorale di primavera nella nostra città di Corigliano Rossano, chiamata a votare per eleggere la nuova amministrazione comunale.
Nella società civile e nei partiti c’è la consapevolezza di non avere costruito nulla in questi ultimi anni per presentarsi preparati all’appuntamento elettorale, ritengo quindi che ci vuole uno sforzo di buona volontà da parte di tutti per non piegarsi al “destino” della rassegnazione.
Personalmente non ritengo “scontato” alcun risultato.
Allo stato delle cose, nessuno può pensare di vincere la “guerra”, ma è una occasione per creare le condizioni per un futuro cambiamento per cui è necessario organizzare il voto affinchè ci si riappropri del diritto di esprimere le proprie idee nel consiglio comunale che fino ad oggi è stato caratterizzato dalla mancanza di proposte, non solo dalla maggioranza ma anche e soprattutto dall’opposizione, una posizione strategica ed importante che è stata sottovalutata e “svenduta” dal facile “compromesso”, dalla “faziosità” e dalla doppia verità, senza un segnale di orgoglio né di dignità politica, aggiungo, nel silenzio più assoluto di noi cittadini.
Sarebbe un grave errore rifugiarsi nella bolla dell’astensionismo, una inclinazione pericolosa che a mio avviso caratterizza la forma più estrema dell’individualismo.
Non andare a votare significa fare decidere agli altri.
Non è possibile non essere chiamati in causa, le decisioni della politica ricadono inevitabilmente e pesantemente sulla nostra esistenza, su quella dei nostri figli, sull’intera città.
Il popolo di Corigliano Rossano è mite e intelligente ma negli ultimi anni è assente dalla partecipazione amministrativa e quando tratta di politica spesso ragiona con toni da tifoso, a volte sommari e a volte aggressivi.
Basta con questi atteggiamenti! Un monito che faccio prima a me stesso.
E’ sbagliato “delegare” agli altri il nostro futuro e per questo motivo faccio appello al senso di responsabilità di tutti, ai giovani (non necessariamente ventenni), a coloro che non vogliono rassegnarsi, per cominciare da subito a dialogare e concordare la necessità e le modalità di unirsi per una battaglia politica che veda al centro, oltre alla persona, il benessere comune.
Perché non provarci ????
Sarò felice di dare il mio contributo di idee alle persone e alle formazioni associate che vorranno lavorare al servizio della città e di sostenere coloro che daranno la disponibilità a candidarsi e a colui che sarà indicato alla carica di Sindaco e che condivide tale impostazione.
In questo deserto politico è necessario non restare soli ma sentire di appartenere ad una comunità, contribuire a fare squadra aprendo un laboratorio condiviso di idee e di strategie.
Ci sono le condizioni per farlo e la città di Corigliano Rossano lo merita.
F.to Enrico Iemboli
Già Sindaco e già componente Comitato100 A
Visits: 125
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.