CITTÀ UNICA TRA COSENZA, RENDE E CASTROLIBERO: IL CONSIGLIO DI STATO DÀ IL VIA LIBERA AL REFERENDUM

Una vittoria per la partecipazione democratica

Cosenza

Antonio Loiacono

Ieri, la storia: “Cusenze” come derivazione dal locativo tardo-latino Cosentiae è molto suggestiva e si inserisce in una tradizione linguistica che collega i toponimi italiani al periodo romano-tardoantico. Questo processo è analogo a quello osservato in città come Firenze (Florentia) o Rimini (Ariminum), dove la forma latina è evoluta attraverso modificazioni fonetiche e morfologiche nei dialetti locali, assumendo gradualmente la forma attuale. Il nome sembrerebbe richiamare una struttura amministrativa o geografica tardo-romana, dove il locativo indicava il legame del luogo con il territorio o con una funzione specifica. La continuità linguistica e culturale potrebbe aver portato il termine Cosentiae a evolversi in Cusenze, anche considerando le trasformazioni fonetiche tipiche delle lingue romanze meridionali (come la semplificazione dei gruppi consonantici e la caduta delle vocali finali). Manfredi, nel suo studio sulla topografia e sulla struttura sociale dei quartieri antichi intorno al Castello, propone un’etimologia alternativa basata sul consenso comunitario attorno alla riedificazione del luogo. L’idea che Consentia derivi da un’unione concettuale legata al “consenso” mette in evidenza un’interpretazione storica e simbolica piuttosto che puramente linguistica. Interessante è l’associazione con il termine greco “Βρέττος” (traslitterabile come ” Βρέττιοι” o simile), che potrebbe riferirsi agli abitanti del castello, rafforzando così l’idea di un’origine legata al ruolo centrale della fortificazione nella vita della comunità! (v. Cosenza – ΚΩΣ Storia di un toponimo -J.B. Trumper)

Oggi, 15 novembre 2024, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso contro il referendum consultivo obbligatorio per la creazione di una città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Questa sentenza rappresenta un momento cruciale per il futuro della governance locale in Calabria, aprendo la strada ad una consultazione popolare che coinvolgerà direttamente i cittadini in una decisione fondamentale per l’organizzazione territoriale ed amministrativa della regione.

Il ricorso, sostenuto da associazioni e cittadini, tra cui l’Associazione di Formazione Politica G. Dossetti e Civica Amica, si basava su alcune preoccupazioni principali. I sottoscrittori hanno sottolineato il rischio di squilibri territoriali a seguito della fusione, con possibili conseguenze negative per le periferie storiche e per infrastrutture cruciali come l’ospedale di Vaglio Lise. In gioco, secondo i ricorrenti, c’erano anche il ruolo e la centralità della città capoluogo e la necessità di preservare un equilibrio sociale ed economico nell’area interessata.

La decisione del Consiglio di Stato conferma la legittimità delle procedure adottate dalla Regione Calabria per indire il referendum e restituisce ai cittadini la possibilità di esprimersi democraticamente sulla fusione. Per gli avvocati Oreste e Achille Morcavallo, rappresentanti degli enti e dei cittadini ricorrenti, la sentenza è motivo di soddisfazione. È un riconoscimento della validità delle procedure istituzionali e una riaffermazione del principio che i processi democratici devono essere rispettati.

La Camera di Consiglio, fissata per il 5 dicembre 2024, aprirà ufficialmente la strada al referendum. Questo momento sarà cruciale per determinare il futuro della proposta di fusione, che potrebbe portare alla nascita di un nuovo assetto territoriale con impatti significativi sulla gestione dei servizi pubblici, sull’economia locale e sulla rappresentanza politica.

La sentenza ed il futuro referendum evidenziano un aspetto fondamentale della democrazia: la partecipazione attiva dei cittadini nella determinazione delle scelte che li riguardano. Tuttavia, i temi sollevati dai ricorrenti, pur essendo stati rigettati sul piano giuridico, rimangono centrali nel dibattito pubblico. Questioni come la gestione delle periferie, l’accessibilità ai servizi essenziali e l’equità territoriale richiedono un’attenzione costante, indipendentemente dall’esito del referendum.

Cosenza, Rende e Castrolibero

Questa decisione del Consiglio di Stato è un esempio positivo di come le istituzioni possano garantire il diritto dei cittadini a partecipare attivamente ai processi decisionali. Tuttavia, la sentenza non chiude il dibattito, bensì lo amplifica, ponendo nuove domande sul futuro della governance locale e sul significato della fusione tra comuni.

Il referendum rappresenta un’opportunità unica per avviare un dialogo collettivo sulla visione di sviluppo della Calabria. Se da un lato l’aggregazione potrebbe offrire vantaggi, come una maggiore efficienza amministrativa e risparmi sui costi, dall’altro sarà essenziale garantire che nessun territorio venga marginalizzato e che i servizi siano distribuiti in modo equo.

La sfida più grande sarà quella di mantenere un dibattito aperto ed inclusivo, in cui ogni cittadino possa sentirsi parte del processo decisionale. In un momento in cui la fiducia nelle istituzioni è spesso messa alla prova, il referendum rappresenta un’occasione per dimostrare che la partecipazione democratica può essere uno strumento efficace per affrontare le sfide del territorio.

In sintesi, la sentenza del Consiglio di Stato non è solo un via libera al referendum, ma un invito alla Calabria a riflettere sul proprio futuro, mettendo al centro i cittadini, le loro esigenze ed il loro diritto di essere protagonisti delle scelte che plasmeranno il loro territorio.

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