CHE TEMPO CHE FA: lo spettacolare autogol della RAI dei partiti

Tre puntate, tre successi clamorosi. Se quelli della prima si potevano spiegare con la curiosità, l’aumento degli ascolti nelle due puntate successive, che sicuramente sarà confermato anche dalle prossime, dimostra quello che era già chiarissimo anche prima, quando ancora il programma era in RAI: “Che tempo che fa” è un format vincente, per il semplice motivo che fa buona televisione, fa buona informazione e ottimo approfondimento, non è mai banale, non vede mai i protagonisti e gli ospiti darsi sulla voce, affronta argomenti di attualità con equilibrio e intelligenza e sa anche essere divertente.

Con geniale perfidia, Fabio Fazio non ha cambiato nemmeno una virgola del programma, così dimostrando che è il format a funzionare, insieme a chi lo conduce e lo anima, e che la rete televisiva che se lo accaparra fa un lucroso affare.

Fabio Fazio può piacere o non piacere. Il suo ammirare chiunque si sieda sulle poltrone degli ospiti e il suo essere sempre così sommesso nei toni possono sembrare magari leziosi, ma è un dato di fatto che il suo programma, nel panorama sguaiato dei talk-show televisivi italiani, rappresenta un’oasi di correttezza, di compostezza e di buona educazione.

Nel nome dello “spoil system”, la RAI di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini è diventata il megafono sfiatato delle posizioni dell’attuale maggioranza politica, avvilendo la mansione di servizio pubblico che la stessa RAI dovrebbe avere e dimostrando quanto ad essere fazioso fosse in realtà quel Matteo Salvini che accusava di faziosità il programma che ha fatto di tutto per far cessare, facendo perdere all’ente pubblico uno dei suoi programmi di maggior successo.

Del tutto inconsistente si è dimostrata anche l’accusa di pretesa onerosità della trasmissione, peraltro già smentita da tempo dalla Corte dei Conti, che ne aveva anzi sottolineato l’utilità per i conti certo non brillanti della RAI: Warner TV, una società che di sicuro i suoi, di conti, li sa fare, quando è apparso evidente che la RAI non intendeva rinnovare il contratto di Fabio Fazio non ha esitato un momento a rilevare, insieme a lui, tutto il cast di collaboratori e comprimari, nel quale ha visto un lucroso investimento, poiché di certo gli spot pubblicitari inseriti nel programma saranno pagati volentieri dagli inserzionisti al prezzo, sicuramente salato, risultante dalla popolarità di Fazio, Lagerback, Littizzetto, Paoloni, Frassica, “signora” Coriandoli, “Lapo” e del resto della compagnia. Spot che, prima, erano pagati all’emittente di Stato ma evidentemente l’interesse di parte, per personaggi come Matteo Salvini, conta di più dell’interesse pubblico.

Dopo aver così gentilmente offerto alla concorrenza un programma di punta e di successo, la RAI meloniana e salviniana ne ha imbarcati di avvilenti come “Il mercante in fiera” di Pino Insegno, che vanta il titolo di studio APP (amico personale della premier) e “Avanti Popolo” di Nunzia di Girolamo (già ministra e parlamentare FI). Programmi che di sicuro, stanti i ben miseri indici d’ascolto, non indurranno gli inserzionisti a fare a gomitate per inserire gli spot al loro interno.

Così, mentre nel salotto di Fabio Fazio si accomodano personaggi di altissimo livello della cultura, dello spettacolo e della politica, sia nazionali che internazionali, tali da far pensare che sia lui, più che la RAI, a svolgere un eccellente servizio pubblico, Nunzia Di Girolamo deve accontentarsi di un (peraltro strapagato) Fabrizio Corona qualsiasi, e con Insegno fa indici di ascolto da prefisso telefonico.

Ma si può essere certi che Matteo Salvini, a proposito di questi programmi in perdita secca, non griderà allo scandalo ripetendo il mantra “con i nostri soldi” come invece faceva, del tutto a sproposito, puntando il dito contro “Che tempo che fa”. Che poi, se c’è uno che dei nostri soldi farebbe meglio a non parlare affatto, quello è proprio lui, visto ci vorrà un’ottantina d’anni prima che il suo partito finisca di restituire i nostri 49 milioni che ha rubato alle nostre tasche.

Ma lui non se ne preoccupa, perché sa che gli italiani hanno la memoria corta e l’invidia facile. Non a caso già si racconta in giro che non è stata la RAI  cacciare via Fabio Fazio, ma al contrario è stato Fabio Fazio a lasciare la RAI.

Che poi anche se fosse vero, come è stato vero per Lucia Annunziata, per Luca e Paolo e per Massimo Gramellini, se uno se ne va da una RAI come questa non fa certo male, tutt’altro. Al contrario, si dimostra intelligente, lungimirante e arricchisce il suo curriculum.

Giuseppe Riccardo Festa

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