
Brutta questa storia. Purtroppo rappresenta qualcosa che spesso ritorna. L’abbraccio liberatorio, per fortuna segna il finale positivo che salva anche se non cancella il dolore e l’umiliazione degli abusi. I fatti vedono come palcoscenico una scuola elementare in provincia di Brescia, dove è un’assistente scolastica a finire in arresto per lesioni aggravate nei confronti di una bambina disabile.
Sono i genitori della piccola, particolarmente increduli, ad accorgersi di graffi e rossori sul corpo della loro figlia, nonché dei cambiamenti repentini d’umore? Serve molto poco a capire che qualcosa di grave sta accadendo alla loro bambina indifesa. Denunciano le loro loro preoccupazioni alla Procura della Repubblica competente per territorio.
L’epilogo è nei pochi fotogrammi di un video registrato da una telecamera nascosta che registra i maltrattamenti. Una volta ravvisata la colpevolezza dell’assistete in un’aula vuota la bambina, seduta per terra, tende le mani al giovane carabiniere che le va incontro. L’uomo in divisa la solleva e la porta via mentre lei lo stringe con fiducia. È questo il momento esatto in cui la piccola sa che, dopo le violenze, è finalmente al sicuro.
Non esistono giustificazioni per un adulto che maltratti un bambino che gli è stato affidato, e se questo è vero sempre, lo è a maggior ragione quando il bambino è reso ancora più fragile dalla disabilità. Non c’è una ragione, è un odio immotivato, la rivalsa feroce su chi non può difendersi, una incapacità totale di provare empatia che a volte si limita allo scherno. Non c’è che rallegrarsi, allora, con il giovane carabiniere per il suo gesto spontaneo, perché dobbiamo imparare tutti ad abbracciare e accogliere.
Nicola Campoli
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