Che brutta storia … di maltrattamenti!

Brutta questa storia. Purtroppo rappresenta qualcosa che spesso ritorna

Brutta questa storia. Purtroppo rappresenta qualcosa che spesso ritorna. L’abbraccio liberatorio, per fortuna segna il finale positivo che salva anche se non cancella il dolore e l’umiliazione degli abusi. I fatti vedono come palcoscenico una scuola elementare in provincia di Brescia, dove è un’assistente scolastica a finire in arresto per lesioni aggravate nei confronti di una bambina disabile.

Sono i genitori della piccola, particolarmente increduli, ad accorgersi di graffi e rossori sul corpo della loro figlia, nonché dei cambiamenti repentini d’umore? Serve molto poco a capire che qualcosa di grave sta accadendo alla loro bambina indifesa. Denunciano le loro loro preoccupazioni alla Procura della Repubblica competente per territorio.

L’epilogo è nei pochi fotogrammi di un video registrato da una telecamera nascosta che registra i maltrattamenti. Una volta ravvisata la colpevolezza dell’assistete in un’aula vuota la bambina, seduta per terra, tende le mani al giovane carabiniere che le va incontro. L’uomo in divisa la solleva e la porta via mentre lei lo stringe con fiducia. È questo il momento esatto in cui la piccola sa che, dopo le violenze, è finalmente al sicuro.

Non esistono giustificazioni per un adulto che maltratti un bambino che gli è stato affidato, e se questo è vero sempre, lo è a maggior ragione quando il bambino è reso ancora più fragile dalla disabilità. Non c’è una ragione, è un odio immotivato, la rivalsa feroce su chi non può difendersi, una incapacità totale di provare empatia che a volte si limita allo scherno. Non c’è che rallegrarsi, allora, con il giovane carabiniere per il suo gesto spontaneo, perché dobbiamo imparare tutti ad abbracciare e accogliere.

Nicola Campoli

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