CAMPO LARGO IN CRISI: IL CENTROSINISTRA SI CANNIBALIZZA MENTRE CRESCE L’EGEMONIA DI “TELE MELONI”

Schlein e Conte

Antonio Loiacono

Il “Campo Largo”, l’idea di una coalizione progressista unita in grado di contrastare il centrodestra, sembra oggi un terreno sterminato e arido, incapace di produrre i frutti della tanto auspicata collaborazione tra le diverse anime del centrosinistra. Mentre il Partito Democratico, sotto la guida di Elly Schlein, ha mostrato una crescita nei consensi, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte continua a subire un declino inarrestabile, trascinando con sé l’intero progetto di alleanza.

Se da una parte Schlein ha portato il PD a una significativa crescita, recuperando ben 4,2 punti percentuali rispetto al 2022, lo stesso non si può dire per gli altri protagonisti del “Campo Largo”. Il M5S, invece di consolidarsi come alleato strategico, ha visto un crollo di quasi la stessa entità, perdendo 4,1 punti percentuali. Il travaso di voti è evidente: i sostenitori di Conte, scontenti e disillusi, sembrano aver trovato nel nuovo corso del PD un approdo più sicuro. Questa dinamica, tuttavia, solleva una questione di fondo: come può la sinistra costruire un’alleanza vincente se le sue componenti principali si cannibalizzano a vicenda?

Le difficoltà di creare un fronte unito derivano anche dall’incapacità di risolvere le profonde divergenze interne. Il progetto di un’alleanza tra PD, M5S ed altre forze minori appare sempre più come una somma di debolezze piuttosto che una forza unitaria. La visione progressista di Schlein, per quanto innovativa, non sembra sufficiente a convincere l’intero elettorato di sinistra, che si trova spesso disorientato dalle contraddizioni tra i diversi partiti e dalle lotte intestine.

La questione del “Campo Largo” nel centrosinistra sembra sempre più una facciata piuttosto che una reale piattaforma politica coesa. Se si riescono a mettere da parte i pretestuosi veti personali, che spesso non sono altro che meri giochi di potere interni, emergono le vere sfide che una coalizione progressista deve affrontare: trovare un terreno comune sui temi cruciali che interessano il Paese.

Tuttavia, il concetto stesso di “Campo Largo” sembra ormai svuotato di significato. Invece di favorire una sintesi delle diverse anime del centrosinistra, finisce spesso per confondere l’elettorato. Ideali e ideologie fluttuano in base alle circostanze, compromettendo la credibilità delle forze che dovrebbero rappresentare un’alternativa solida e riconoscibile. È tempo di smettere di camuffare le divergenze sotto etichette ambigue e affrontare concretamente i problemi: lavoro, diritti, equità sociale, ambiente. Solo così si potrà costruire una coalizione che non si limiti a tentare di “arginare” il centrodestra, ma che possa davvero presentarsi come un’alternativa politica coerente e capace di governare.

Nel frattempo, a destra, il quadro è ben diverso. Il consenso verso Fratelli d’Italia continua a crescere, con un aumento di 3,5 punti percentuali che porta il partito di Giorgia Meloni al 29,3%, consolidando la leadership del centrodestra. Ciò che sorprende è che questa crescita non sta avvenendo a scapito degli alleati. Forza Italia e Lega, pur con dinamiche interne diverse, mantengono il loro spazio politico, con FI che sale al 9,4% e la Lega che si attesta all’8,2%. Questo dimostra come l’elettorato di centrodestra sia più coeso e capace di attrarre nuovi consensi senza compromettere gli equilibri interni.

L’elemento che desta maggior preoccupazione per il centrosinistra è la progressiva costruzione di una narrazione unitaria a destra, veicolata dai media, in particolare dalla crescita del fenomeno “Tele Meloni”. La popolarità della Premier non si limita alle decisioni politiche, ma si estende alla sua capacità di comunicare in modo diretto ed efficace, conquistando una platea sempre più vasta. Gli “abbonati” a questa narrazione aumentano, mentre la sinistra sembra incapace di contrastare con un messaggio altrettanto potente e convincente.

In questo scenario, il “Campo Largo” appare sempre più una chimera. Il centrosinistra, piuttosto che cercare di unire ciò che sembra irrimediabilmente diviso, dovrebbe forse concentrarsi su un ripensamento radicale delle sue strategie di collaborazione. Se continua a perdere il contatto con la base ed a frammentarsi in mille rivoli, rischia di lasciare campo libero (non largo!) ad un centrodestra che ha ormai consolidato la sua posizione egemonica, attraendo nuovi consensi. Il rischio è che continuare a parlare di “Campo Largo” senza un’identità forte non faccia altro che rafforzare l’impressione di una coalizione priva di visione unitaria, incapace di rappresentare un’opposizione convincente.

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