
Dunque Beppe Grillo, dopo essersi mascherato da Joker con un trucco infelice che in realtà lo faceva somigliare, più che altro, a un cadavere in decomposizione, torna alla carica con la proposta di togliere il voto agli anziani. La motivazione per reiterare questa proposta addotta dall’ex comico, ora diventato guru e vate, è sostanzialmente che il futuro appartiene ai giovani, e dunque tocca ai giovani decidere come modellarlo.
Visto peraltro che l’età del sullodato guru e vate sfiora i settanta, è legittimo chiedersi dove si collochi, secondo lui, la soglia oltre la quale si diventa anziani. Mi sorprenderebbe constatare che Grillo sia intenzionato a segare il ramo sul quale egli stesso sta seduto.
A parte, comunque, la iettatoria e discutibile premessa secondo la quale gli anziani non avrebbero un futuro (visto che l’età media, per la disperazione dell’INPS, in Italia si aggira sugli ottanta), è pur vero che i medesimi hanno comunque un presente; e qualche diritto ad avere voce in capitolo, al riguardo, il guru e vate e i suoi entusiasti seguaci dovrebbero ben riconoscerglielo.
Ad ogni modo, anche soprassedendo sulle estemporanee trovate di Grillo, è triste dover constatare che secondo molta gente, convinta forse che resterà eternamente giovane, gli anziani, o per dirla tutta “i vecchi”, sono un peso inutile e un fastidio, salvo servirsene per mollargli i figli quando si vuole andare a cena o in vacanza da soli (in questo caso smettono di essere vecchi e diventano adorabili nonnini) o per installarsi a sbafo a casa loro perché stare da soli costa troppo.
Passato è il tempo in cui gli anziani erano assistiti con devota sollecitudine e ad essi si ricorreva per fruire della loro esperienza e della loro saggezza; il tempo in cui essi erano considerati una fonte di sapienza e li si guardava con riverenza e soggezione onorandoli e rispettandoli.
È una cosa triste, quasi sempre.
Il quasi è d’obbligo, considerata la natura di certe uscite dell’anziano vate e guru Beppe Grillo, che saggezza e sapienza manco sa dove stanno di casa.
Giuseppe Riccardo Festa
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