CALABRIA FERITA: SENZA PRIORITÀ NÉ AZIONI, IL FUTURO SI ALLONTANA

Antonio Loiacono

In Calabria, più che una ferita, si è aperto un solco profondo. Decenni di scarsi interventi infrastrutturali hanno devastato il tessuto economico e sociale della regione, rendendo ogni prospettiva di crescita sempre più lontana. Mancano un piano strategico, una lista di priorità, una visione d’insieme che affronti i nodi cruciali: sanità, istruzione, trasporti e risorse idriche. E intanto, giorno dopo giorno, la Calabria si svuota!

La denuncia arriva anche da Roma, dalla voce del deputato Marco Sarracino, responsabile Sud della segreteria nazionale del Partito Democratico, che richiama i dati Eurostat: Campania, Calabria e Sicilia figurano tra le regioni più povere d’Europa. Non solo: il lavoro povero dilaga, con un dipendente privato su quattro che guadagna meno di 9 euro l’ora. Un dato allarmante che, tradotto nella vita reale, significa instabilità, rinunce, emigrazione forzata.

In Calabria il problema ha radici profonde. Le infrastrutture sono insufficienti o degradate: linee ferroviarie obsolete, strade spesso impercorribili, collegamenti lenti e inaffidabili che isolano interi territori. Senza mobilità, anche l’economia locale soffoca.

La sanità, poi, è un campo di battaglia quotidiano. Mancano ospedali efficienti, personale, strutture moderne. Le liste d’attesa sono interminabili, le aree interne praticamente prive di presidi sanitari adeguati. Una situazione che alimenta disuguaglianze e sofferenza, spingendo chi può a rivolgersi altrove.

Nell’istruzione, il panorama non è migliore. Scuole che cadono a pezzi, dispersione scolastica tra le più alte d’Italia, carenza di servizi come mense e trasporti scolastici. Formare giovani preparati in queste condizioni diventa un’impresa titanica

Servono, innanzitutto, politiche mirate e coraggiose. Una visione di lungo periodo che parta da tre pilastri:

-Un piano straordinario per le infrastrutture:

Rilanciare la Calabria significa investire massicciamente su ferrovie moderne, strade sicure, porti e aeroporti efficienti. Non più interventi spot, ma una rete di collegamenti che integri la regione al resto del Paese e dell’Europa.

-Una sanità pubblica di prossimità:

Occorre potenziare gli ospedali esistenti, investire nella medicina territoriale, garantire cure accessibili anche nei piccoli centri. Solo così si può ridurre il divario tra chi vive nelle città e chi nelle aree interne.

-Istruzione di qualità e salario minimo garantito:

Contro la fuga dei giovani servono scuole moderne, accessibili, sicure. E servono opportunità di lavoro dignitoso: il salario minimo legale, contrastato da alcune forze politiche, è un primo passo fondamentale. In Calabria, significherebbe restituire dignità a migliaia di lavoratori precari e sottopagati.

La Calabria ha bisogno di una nuova stagione di diritti e di sviluppo. Non bastano più gli slogan, le promesse elettorali, i progetti sulla carta. Servono scelte nette, investimenti veri, politiche che mettano al centro le persone, soprattutto i giovani.

Se la Calabria affonda, non è solo la sua storia a essere in pericolo, ma anche il futuro di un pezzo importante del Paese. Perché nessun Paese può dirsi davvero forte se lascia indietro intere regioni, se accetta senza reagire che migliaia di ragazze e ragazzi debbano abbandonare le loro radici per sopravvivere.

Il tempo delle analisi è finito. Ora è il tempo delle scelte

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