
Mi è già capitato, discutendo con alcuni fervidi difensori di quello che definivano “il cristianesimo autentico”, di rilevare che in realtà non esiste una fede cristiana ma piuttosto una rilevante quantità di fedi cristiane e che perciò è difficile decidere se un cristianesimo autentico in effetti esista e, qualora esista, quale esso sia.
Non intendo annoiare i miei lettori con faticose e laboriose ricostruzioni storiche, ma giova rilevare che già al concilio di Nicea, nel 325, poco dopo che il cristianesimo era stato proclamato religione dell’Impero, ci furono divisioni che portarono alla condanna dell’Arianesimo, che nel 1054 ci fu il grande scisma d’oriente che segnò la divisione fra cattolici e ortodossi, che nel 1517 Lutero sancì la scissione fra cattolici e protestanti (i quali poi, a loro volta, si sono divisi fra luterani, calvinisti, presbiteriani, ugonotti, avventisti, valdesi, quaccheri, mormoni, e innumerevoli altre Chiese tutte ostili al cattolicesimo), seguìto poi dalla decisione di Enrico VIII di fondare la Chiesa d’Inghilterra.


Dal canto suo il cattolicesimo, se lo si guarda in una prospettiva storica, ha subìto non poche metamorfosi. Sul piano dottrinale, oggi esso predica il rispetto rigoroso della vita, il rifiuto della guerra e di ogni forma di violenza e la parità fra uomini e donne (pur continuando a negare a queste ultime il sacerdozio), predica la concordia, parla di un Gesù tutto tenerezza e tutto mitezza, ma si tratta, a ben vedere, di un’attitudine piuttosto recente. Per secoli i papi sono stati re, hanno promosso crociate, hanno lanciato scomuniche e anatemi, hanno giustiziato dissidenti ed eretici, hanno minacciato le pene infernali più che promettere la beatitudine paradisiaca. Oggi si immagina un Gesù di Nazareth dalla fluente chioma bionda che dai santini guarda i fedeli con occhi spiranti bontà e dolcezza e allarga benedicente le mani ferite radianti luce; ma il Cristo del “Giudizio Universale” di Michelangelo ha un atteggiamento ben diverso.
Certo, è ammirevole lo sforzo di papa Francesco (non a caso si è scelto questo nome) di predicare un cristianesimo votato alla pace e alla fratellanza tra gli uomini, uno sforzo che gli costa la disapprovazione, se non il disprezzo, di chi rimpiange il frigido teologismo di Benedetto XVI e l’attivismo politico di Giovanni Paolo II, e lo accusa di fare della sociologia più che della teologia.
Ma molti altri, che pure si professano ad alta voce suoi ammiratori e seguaci, si guardano bene dall’ascoltarlo dimostrando che anche oggi, nell’ambito del mondo cattolico, ci sono divisioni e divergenze che mostrano quanto sia facile dirsi “cristiani” pur comportandosi in modi che, stando all’insegnamento del papa regnante, col cristianesimo non hanno nulla da spartire.
Dimentichiamo Donald Trump e le sue preghiere, nello Studio Ovale, con la sua corte di telepredicatori: loro si dicono cristiani ma non cattolici, e al Vangelo dell’amore e del perdono preferiscono, dichiaratamente, la Bibbia dell’ “occhio per occhio”.
Ma che dire di J.D.Vance, che invece cattolico si professa, s’inginocchia a mani giunte nelle chiese e poi si mostra spietato, sprezzante, cinico, razzista ed egoista esattamente quanto il suo diretto superiore ed è dichiaratamente ammirato, lui come l’altro, dalla nostra presidente del Consiglio, la madre-cristiana-italiana che, a parte la sua maternità fuori dal matrimonio, s’incaponisce a deportare in Albania i richiedenti asilo, e del suo vice, Matteo Salvini, grande baciatore di rosari e sventolatore di bibbie, che dell’intolleranza è in Italia il più grande campione?
Dubito che esista un “cristianesimo autentico”: il cristianesimo è come un abito che, in sartoria, ognuno si aggiusta come meglio gli conviene. Esistono tanti cristianesimi quanti ne sono i – più o meno in buona fede – praticanti, che di vangeli e bibbia leggono le pagine che meglio si attagliano alle loro convinzioni. Quello che è certo è che, dovendo scegliere, io, laico e lontano da ogni confessione religiosa, non esiterei e, qualora mi capitasse di incontrarlo, non bacerei la mano ma di sicuro la stringerei a papa Francesco che, coerentemente con il suo insegnamento, si è ben guardato dall’incontrare J.D.Vance, in visita al Vaticano. Al suo posto ha mandato il cardinale Parolin, che al vicepresidente USA ha fatto una lezioncina sull’accoglienza e sulla tolleranza. Inutile, certamente, perché Vance continuerà a ritenere giusto deportare dagli USA gente che magari ci lavora da anni, ci ha messo su famiglia, ha contribuito alla crescita del Paese (per non parlare della pratica della pena capitale); ma fa piacere che qualche voce osi levarsi a contrastare la mefitica ondata di miseria morale e di ipocrisia che sta sommergendo non solo il mondo cattolico e non solo il mondo cristiano, ma il mondo tutto intero.
Buona pasqua a tutti.
Giuseppe Riccardo Festa
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