ARTE, BANANE E… CORAZZATE POTEMKIN

Sì, lo ammetto: sono un retrogrado, un reazionario, uno sordo e cieco all’evoluzione del mondo dell’arte. Sono un ottuso conservatore, un ignorante compresso e soffocato dai suoi limiti intellettuali.

Bene, dopo aver dichiarato di mia spontanea iniziativa quanto io sia incapace di capire il contemporaneo concetto di arte, mi ritengo autorizzato a citare l’immortale Paolo Villaggio nell’indimenticabile scena di quel film in cui il ragionier Ugo Fantozzi, chiamato a esprimersi su un famoso film, si abbandonò a un liberatorio “Per me, la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!”, guadagnandosi un’ovazione dai suoi colleghi, oppressi come lui dall’intellettualismo spocchiosetto e saputo di uno dei megadirettori galattici dell’azienda in cui erano impiegati.

Beh, chiamatemi Ugo, chiamatemi perfino Fantozzi, ma non resisto alla tentazione e lo grido anch’io, a proposito non della corazzato Potemkin ma di un’altra, ancor più discussa opera d’arte (?), che giusto ieri, da Sotheby’s, è stata venduta per oltre 6 milioni di dollari. E così lo dico, dichiaro, grido e sottoscrivo:  per me, la banana di Cattelan è una cagata pazzesca!

Che poi, nel caso specifico, pur se ancora non lo è, beh, comunque quella banana una cagata lo diventerà perché l’acquirente, un collezionista cinese di nome Justin Sun, ha dichiarato che nei prossimi giorni se la mangerà. Sorge a questo punto, oziosa, la domanda: mangiata la banana, quanto sarà valutato il nastro adesivo che la teneva appiccicata al muro?

Bisogna anche dire che se ai tempi del Paradiso Terrestre una mela poteva costare un’ira di Dio, oggi come oggi, con l’inflazione che avanza al galoppo, e si sa quanto costa fare la spesa, è comprensibile che una banana sia valutata più di un Rembrandt o di un Goya. Però resto basito, io vecchio e ingenuo cultore dell’arte intesa come “capacità di creare”, di fronte alla supervalutazione di una trovata degna di un ragazzino di scuola media, per la quale si sono accapigliati commentatori e critici e davanti alla quale si sono accalcate folle di ammiratori, un paio dei quali,  gratis, oltre ad averne ammirato la freschezza (nel senso di frutta fresca) e l’intento provocatorio (“l’intento provocatorio” è l’alibi che fa di ogni stronzata un capolavoro degno del Guggenheim Museum. Scusate il francesismo, ma tra cagate e stronzate, in fondo resto nella metafora) già ne avevano gustato il sapore, dopodiché il grande artista aveva provveduto a sostituire il frutto non proibito, spendendo qualche centesimo dal fruttarolo dietro l’angolo.

Ecco quello che vuol dire fruire dell’arte fino in fondo!  

“Il sapore dell’arte”: mai concetto fu inteso in senso più letterale. Mi chiedo però come mai quel miliardario cinese, Justin Sun, visto che ci teneva tanto a mangiarsi un Cattelan, non ha fatto come i due visitatori che, gratis, già avevano gustato, anzi, ingurgitato, il sapore di quell’opera: avrebbe risparmiato tutti quei soldi, che magari avrebbe potuto destinare a più belle imprese. Ma si sa come sono questi miliardari: vuoi mettere la soddisfazione, a un cocktail party, osservando qualcuno che consuma un banana split, di poter dire con nonchalance “Ah, sapete, io mi sono fatto la banana di Cattelan per sei milioni di dollari”?

E volete mettere, il giorno dopo, quando sedendosi sul water, il signor Justin Sun, magari faticosamente sforzandosi, espellerà l’opera (l’arte, si sa, è sofferenza), dopo che avrà attraversato il suo tubo digerente? Potrà dirsi, tutto orgoglioso, “Ragazzi, sto producendo una rielaborazione di un’opera di Maurizio Cattelan!
Magari la metterà in barattolo, quella rielaborazione, anche se in effetti non si dimostrerà molto originale, visto che già tanti anni fa un certo Piero Manzoni (non parente di Alessandro: l’ho già citato in passato) aveva inscatolato il frutto di un analogo sforzo creativo, battezzandolo “Merda d’Artista”.

Lui, il signor Justin Sun, potrà chiamare il suo parto (il sonno del buonsenso genera stronzate) “Merda di miliardario cinese conseguente alla digestione di una stronzata d’artista pagata un fracco di quattrini”.

Vuoi mettere la soddisfazione?

Giuseppe Riccardo Festa

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