
■Antonio Loiacono
Non c’è tregua per i pensionati italiani, che continuano ad essere presi in giro da una politica sempre più distante dalle reali necessità del Paese. L’ultimo insulto? Un aumento di appena 3 euro al mese per le pensioni minime. Sì, avete letto bene: l’equivalente di un caffè ed una brioche al bar. Il governo dei “patrioti” ha deciso di fare la sua mossa di facciata, ma i pensionati non ci stanno e la rabbia cresce in un clima già esasperato.
Secondo i dati dell’Osservatorio sulle prestazioni pensionistiche dell’INPS, la situazione è drammatica: nel 2023 ben 4.786.521 pensionati, pari al 29,5% del totale, ricevono meno di 1.000 euro al mese. Di questi, oltre tre milioni sono donne, con quasi un milione che sopravvive con meno di 500 euro mensili. Numeri allarmanti, che riflettono una realtà di sofferenza ed emarginazione per milioni di persone, mentre il costo della vita continua a crescere a ritmi insostenibili.
E cosa fa il governo per risolvere questo problema? Tre euro di aumento. Una cifra irrisoria che suona come uno schiaffo in faccia a chi ha lavorato una vita intera e ora si ritrova a dover scegliere tra pagare le bollette o fare la spesa. Un insulto che dimostra, secondo molti, la totale mancanza di rispetto verso i cittadini più fragili.
Il governo, durante la campagna elettorale, aveva fatto molte promesse. Promesse di dignità, di sostegno, di una politica vicina al popolo. Eppure, al momento della prova dei fatti, la realtà è ben diversa. L’aumento delle pensioni minime a 3 euro al mese è solo l’ennesima beffa, che non fa che aggravare la condizione già disperata di tanti pensionati.
A denunciare la situazione è Marco Furfaro, capogruppo PD in Commissione Affari Sociali e membro della Segreteria nazionale, che non usa mezzi termini: “Un’operazione di propaganda vergognosa, piena di bugie e prese in giro, che tradisce ogni giorno le famiglie e milioni di italiani. Questo è il governo dei patrioti, un governo di bugiardi che non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte”. Furfaro evidenzia come questo intervento sia del tutto inadeguato a risolvere i problemi strutturali che colpiscono chi vive con pensioni da fame.
L’aumento delle pensioni minime è una decisione che sa di presa in giro, una toppa maldestra che non copre le falle di un sistema pensionistico ormai al collasso. In un contesto in cui i prezzi dei beni di prima necessità, delle bollette e dei servizi continuano a salire, 3 euro non fanno alcuna differenza. Molti pensionati si ritrovano a vivere sotto la soglia di povertà, e la prospettiva di un futuro migliore sembra sempre più lontana.
C’è chi si chiede come si possa affrontare una situazione del genere con così poco rispetto per chi ha lavorato una vita intera. “Ci stanno togliendo la dignità”, gridano molti pensionati. “Hanno promesso aiuti concreti, ma ci lasciano solo le briciole. Ci trattano come un peso, mentre loro si arricchiscono alle nostre spalle”.
I pensionati italiani, con questo “aumento” irrisorio, si sentono traditi da un governo che sembra sempre più lontano dalla realtà. La sensazione diffusa è che le istituzioni non abbiano alcuna intenzione di aiutare concretamente chi è in difficoltà, preferendo concentrarsi su operazioni di facciata e propaganda elettorale.
L’aspettativa era di una politica sociale che mettesse al centro la persona, che restituisse dignità a chi ha lavorato per decenni ed ora si trova a fare i conti con un assegno che non copre nemmeno le spese essenziali. La realtà, invece, è quella di un paese dove la povertà aumenta e le risposte del governo sono ridicole, se non offensive.
La battaglia dei pensionati è tutt’altro che finita, e la rabbia cresce giorno dopo giorno. Perché se il futuro è fatto di aumenti da 3 euro, vuol dire che l’Italia sta fallendo nel garantire un minimo di giustizia sociale.
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