
Nel periodo più buio del lockdown, ammettiamolo (!), mai avremo immaginato di riuscire a prendere qualche giorno di libertà durante la bella stagione.
Immaginavamo nel corso dei mesi più difficili della nostra vita, che saremo stati costretti a restare tra le nostre quattro mura.
Le città sono, invece, bene o male nella settimana di ferragosto piuttosto vuote, ma non troppo. Di sicuro, forse meno delle scorse estati.
Nonostante proviamo, al fresco della montagna o del mare, a mettere la mente a riposo, a onore del vero non riusciamo completamente a rilassarla, perché ci fanno compagnia preoccupazioni e pensieri.
L’incertezza del domani e la sensazione di stare in equilibrio su un filo sottilissimo, domina le nostre giornate.
La paura di un autunno difficile sul piano sociale e riguardo la nostra salute non ci abbandona.
È simpatico anche l’esercito, piuttosto diffuso in questi giorni, di sollevarci tra noi, ogni volta che ci confrontiamo con il vicino di ombrellone o di camminata lungo i sentieri di montagna.
Il “fermo paese” non è lontano come riflessione. Anzi. La minaccia che tutto possa ritornare é terribilmente dietro l’angolo.
Purtroppo lo scenario su quale si affaccia il nostro stato d’animo non è dei più sereni. C’è qualcosa nell’aria di minaccioso.
È chiaro che la solidarietà nata spontaneamente durate il lockdown sarà difficile ritrovarla.
Lo spirito e senso di comunità è a serio rischio. Prepariamoci a fare i conti con la preoccupante precarietà che si sommerà a una forte prevaricazione, gli uni sugli altri. Sarà una piccola e dura guerra tra “poveri”.
La normalità è una meteora. Non ho timore di confessarlo, ho tanta, ma tanta paura di quanto potrà accadere. E Voi cosa pensate?
Nicola Campoli
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