Paragoni agghiaccianti e ignoranza dilagante

Si fa, giustamente, un gran clamore intorno a quella parte di accaniti no-vax e no-green-pass che, sordi e ciechi di fronte all’evidenza, non paghi di insistere nel loro rifiuto di accedere alla vaccinazione anti-covid19 e sentendosi deprivati della loro libertà a causa delle norme imposte dalle autorità per limitare il contagio, giungono a proporre o addirittura a organizzare iniziative insurrezionaliste e violente accusando governo e Parlamento di aver instaurato quella che definiscono una “dittatura sanitaria”.

Non pochi, fra loro, non esitano a paragonare le norme in questione alla vergogna delle leggi razziali, alle deportazioni di massa e allo sterminio di ebrei e oppositori che marchiarono Italia e Germania negli anni bui dei regimi fascista e nazista.

È evidente quanto quel paragone, oltre che disgustoso e ripugnante, sia aberrante e anche di una disarmante stupidità: se veramente si trovassero in una condizione anche soltanto lontanamente paragonabile a quella che subirono le vittime della Shoah, costoro non solo il paragone non potrebbero proporlo, ma neppure sarebbe loro concesso di manifestare, in qualsiasi maniera, la loro protesta e il loro dissenso.

Non meno grottesco ed aberrante è il fatto che in queste frange estreme di protestatari militino proprio simpatizzanti delle ideologie che di quella vergogna furono alla base, primi fra tutti i neofascisti di Forza Nuova.

L’indignazione nata nel Paese a seguito di questi paragoni è stata più o meno unanime tra le forze politiche (alcune prese di distanza mi sono parse talmente tiepide da rasentare la connivenza), ma alla politica, soprattutto a quella sua parte che afferma di richiamarsi ai valori della Resistenza e della Costituzione, non posso fare a meno di chiedere di interrogarsi sulle sue responsabilità.

Accostamenti come questi, infatti, se non nascono dalla malafede sono frutto dell’ignoranza di chi li propone e anche quando nascono dalla malafede fanno leva sull’ignoranza di chi ne è destinatario: dall’ignoranza nascono, dunque, o sull’ignoranza fanno leva.

È a questo punto che chiamo in causa le responsabilità della classe politica che da anni, ormai, opera sistematicamente per l’impoverimento della scuola italiana sotto tutti i profili: delle retribuzioni (e quindi della motivazione) dei docenti, della qualità, efficienza e perfino agibilità degli edifici e, dulcis in fundo, della qualità dei programmi.

Non ci sarebbero così tanti propalatori di perentorie fregnacce (mi si perdoni il francesismo) se ci fosse tra i cittadini un più elevato grado di conoscenza; le cosiddette “fake news” non otterrebbero tanto credito, se ci fosse una più diffusa capacità di spirito critico; non ci sarebbe un così alto tasso di rifiuto dei progressi della medicina, se si conoscesse meglio la differenza tra scienza e pseudo-scienza e tutto questo si può ottenere solo attraverso una formazione scolastica attenta, consapevole e profonda.

La mitica concorrente a un telequiz secondo la quale Hitler salì al potere, in Germania, nel 1979 non rappresenta un caso isolato né un’eccezione: il grado di crassa ignoranza in materia storica (e non solo in quella) è purtroppo molto elevato, in Italia: le attuali aberrazioni non ne sono che la manifestazione più recente e non è da oggi che su questa ignoranza, alimentata dall’ignavia dei politici sedicenti progressisti, da Berlusconi in poi fanno leva altri politici, privi di scrupoli e abili nel manovrare la credulità della gente.

Perché i politici abbiano sistematicamente demolito, negli ultimi decenni, la qualità della scuola italiana, è oggetto di discussione e di dibattito. C’è chi dice che sia per meglio controllare le masse, c’è chi dice che sia, più banalmente, per mere ragioni finanziarie.

Ma c’è anche chi dice che sia perché i primi ad essere ignoranti sono proprio loro, i politici. E bisogna ammettere che, sentendoli parlare e vedendoli agire, questa ipotesi non è, tutto sommato, la meno probabile.

Giuseppe Riccardo Festa

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