
■Antonio Loiacono
Migliaia di persone (centomila, secondo l’organizzazione), bandiere della pace, cori per la Palestina, cartelli ironici e lo slogan principale che campeggia ovunque: “No al riarmo”. È questo il volto della manifestazione organizzata oggi dal Movimento 5 Stelle nel cuore di Roma, da piazza Vittorio ai Fori Imperiali, per dire no al piano europeo da 800 miliardi per le spese militari e per rilanciare un’idea alternativa di Europa.
Una piazza che, nelle intenzioni del leader Giuseppe Conte, ha voluto incarnare la voce del “popolo della pace”, contro l’economia di guerra che – a suo dire – rischia di impoverire i cittadini e svuotare di senso il progetto europeo. «Non vogliamo un’Europa che getta miliardi nel riarmo – ha detto Conte all’arrivo in corteo – ma un’Europa che investa in sanità, scuola, lavoro. Milioni di cittadini rinunciano alle cure, abbiamo i salari più bassi d’Europa: il futuro dei giovani non può essere nelle forze armate. Oggi si celebra la giornata della coscienza ed in Europa, c’è crisi di coscienza!».
La manifestazione ha visto sfilare un composito fronte pacifista, che ha unito anime diverse della sinistra, del mondo accademico e dell’associazionismo. Dal palco si sono alternati gli interventi dello storico Alessandro Barbero, del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, di Nicola Fratoianni (AVS), Angelo Bonelli (Europa Verde), ecc. Tutti moderati dalla vicepresidente M5S, Paola Taverna.
Presenti anche il presidente di Arci Walter Massa, Emiliano Manfredonia delle Acli, Elisa Sermarini della Rete dei numeri pari, Barbara Spinelli, padre Alex Zanotelli, Flavio Lotti della Tavola della Pace, e diversi esponenti internazionali come Marc Botenga (eurodeputato belga di Left).
Per il Movimento sono saliti sul palco, oltre a Conte, i capigruppo Stefano Patuanelli, Riccardo Ricciardi e Pasquale Tridico, volto ormai consolidato della nuova leadership pentastellata in Europa.
L’intervento di di Pasquale Tridico, ha colpito nel profondo: un riferimento a uno “zainetto”, simbolo carico di paura, mostrato dal commissario Lahbib, la quale ha diffuso un ridicolo video per presentare il kit di sopravvivenza! Un video, a dire dell’europarlamentare pentastellato, per generare terrore, per intimidire, per preparare a una narrazione della guerra che si insinua sotto pelle. Ma da quello stesso palco, Tridico ha ribaltato il senso di quel gesto: “Voi non volete paura. Voi volete patria, non terrore”.
Al di là della forza simbolica e della passione con cui ha pronunciato queste parole, la sostanza è chiara: siamo davanti a una frattura politica e culturale profonda. Da un lato, chi rilancia l’idea di un’Europa militarizzata, pronta a investire centinaia di miliardi nell’industria bellica. Dall’altro, chi rivendica un’Europa nata per ricostruire dalle macerie, che si fonda sulla pace, sulla solidarietà e sulla giustizia sociale.
Tridico lo ha detto chiaramente: “Questa è l’Europa che vogliamo, quella che con il governo Conte ha portato in Italia 209 miliardi di euro del PNRR, non per armarsi, ma per sanare ferite sociali, rilanciare lo sviluppo, combattere la povertà.” Non è un dettaglio: è una visione alternativa, concreta, che contrasta con l’idea che il futuro passi necessariamente attraverso nuovi conflitti, nuove paure, nuovi sacrifici civili in nome della sicurezza.
Il suo allarme è anche economico: se l’Italia entra nella spirale del riarmo, il nostro debito pubblico schizzerà al 150% del PIL, e ci verrà detto – ancora una volta – che bisogna tagliare. Tagliare la sanità. Tagliare l’istruzione. Tagliare il welfare. In nome di una corsa agli armamenti che non ci protegge, ma ci dissangua.
Ecco perché Tridico non ha parlato solo all’Italia, ma ha fatto appello all’Europa intera, ricordando la grande manifestazione di Strasburgo, dove parlamentari italiani – con in testa l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – hanno sfilato con una bandiera cucita a mano, unendo i colori della pace a quelli dell’Unione Europea. Un gesto semplice, ma dirompente: pace ed Europa stanno insieme.
“Questa è la battaglia politica che ci attende. Una battaglia non armata, ma culturale, sociale, umana. Una battaglia che non si combatte con la paura, ma con la partecipazione, la memoria e la speranza. Perché non vogliamo che i nostri figli impugnino fucili, ma libri, strumenti, idee.” -ha ribadito Pasquale Tridico.
Pur con riserve e distinguo, anche il Partito Democratico ha partecipato alla manifestazione, guidato dal capogruppo al Senato Francesco Boccia. La segretaria Elly Schlein ha preferito restare a distanza, ma ha autorizzato una presenza ufficiale: «Non siamo d’accordo su tutto – ha dichiarato – ma ci sono molti punti in comune». A Roma c’era anche Rifondazione Comunista. «Siamo qui – ha detto Misiani – per mandare a casa questo governo».
Cartoline inedite hanno segnato la giornata: la stretta di mano tra Boccia e l’ex ministro Bonafede ha riportato alla memoria il passato del governo giallorosso, mentre tra le prime file sventolavano cartelli ironici (“Mettete i meloni nei vostri cannoni”) e si cantava All You Need is Love.
Per Giuseppe Conte, oggi è stata soprattutto una prova di forza politica. Dopo le deludenti elezioni europee del 2024, il M5S tenta di rialzare la testa e si propone come asse portante di una nuova alternativa di governo. «Da qui piantiamo un pilastro per costruire un’altra Italia», ha detto. Il campo largo sembra ancora lontano, ma a giudicare dalla partecipazione di oggi, forse non è più solo un’utopia.
Il corteo si è sciolto tra cori, selfie e applausi. Ma il messaggio resta: contro la guerra, contro il riarmo, per una politica che metta al centro le persone. Da che parte stare? Con chi grida che servono nuove armi o con chi costruisce ponti e benessere? Con chi ci prepara alla guerra o con chi crede ancora nella pace come valore fondativo dell’Europa?
La vera sicurezza si chiama giustizia sociale. E la vera patria si costruisce non con la paura, ma con la dignità.

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