MEDICI SCERIFFI? LA PROVOCAZIONE DEL PORTO D’ARMI CONTRO LE AGGRESSIONI AI CAMICI BIANCHI

Corteo di sanitari contro le violenze in corsia

Antonio Loiacono

L’ultimo episodio di violenza contro i sanitari, con due dottoresse aggredite in Puglia, ha sollevato un’allarmante questione sulla sicurezza del personale medico, particolarmente vulnerabile in contesti di guardia medica e continuità assistenziale. La reazione delle organizzazioni di categoria, come il Sindacato Medici Italiani (Smi), evidenzia una crescente preoccupazione, al punto che il presidente Ludovico Abbaticchio ha lanciato una provocazione destinata a far discutere: “Armare” i medici per contrastare l’escalation di aggressioni.

Questa proposta, pur essendo provocatoria, riflette un sentimento di esasperazione tra i sanitari, che si sentono sempre più esposti a pericoli. Le dimissioni delle due dottoresse, che hanno deciso di abbandonare il loro incarico per paura, testimoniano quanto la situazione sia diventata insostenibile. Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, ha affermato che senza interventi immediati, il rischio è che si verifichi un abbandono di massa da parte dei medici di queste postazioni, già difficili da coprire.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha riconosciuto la gravità del fenomeno, definendolo “inaccettabile” ed ha promesso di valutare ulteriori misure di sicurezza insieme alle categorie professionali. Tuttavia, il ministro ha anche sottolineato la necessità di un “cambiamento culturale”, una sfida che richiede tempo ed un impegno collettivo.

La questione della sicurezza nei presidi sanitari è quindi complessa e multifattoriale. L’idea di fornire un porto d’armi ai medici è chiaramente una provocazione, ma serve a mettere in luce l’urgenza di soluzioni concrete. Le richieste dei medici, che includono l’installazione di videocamere, la presenza di guardianie, ed un maggiore coinvolgimento delle forze dell’ordine, sono tutte misure che potrebbero contribuire a ridurre i rischi.

È evidente che, accanto a queste misure, è necessario lavorare su una maggiore sensibilizzazione e prevenzione. Gli episodi di aggressione spesso derivano da frustrazione e rabbia che si riversano sui medici, considerati l’anello di congiunzione tra il cittadino ed un sistema sanitario percepito come inadeguato. Questo richiede non solo un rafforzamento delle misure di sicurezza, ma anche un miglioramento della comunicazione tra pazienti ed operatori sanitari ed un maggior supporto psicologico per entrambi.

Il dibattito sulla sicurezza dei medici non può essere ridotto alla sola provocazione di trasformarli in “sceriffi”, ma deve portare ad una riflessione più ampia sulle condizioni di lavoro dei sanitari, sulle infrastrutture e sui protocolli di sicurezza, nonché sulla cultura del rispetto e della collaborazione tra cittadini e sistema sanitario. La sicurezza dei medici è fondamentale non solo per proteggere chi lavora in prima linea, ma anche per garantire un servizio sanitario efficace ed accessibile a tutti.

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