LA SOLITUDINE UCCIDE: LA TRAGEDIA DI MANDATORICCIO E IL DRAMMA DEGLI INVISIBILI

L’ANZIANO GIOSAFATTE ANASTASI TROVATO MORTO IN CASA DOPO GIORNI DI SILENZIO. UN DRAMMA CHE SI RIPETE E CHE IMPONE UNA RIFLESSIONE SULLA SOLITUDINE E L’INDIFFERENZA NELLE NOSTRE COMUNITÀ

Antonio Loiacono

Siamo soli, in un mondo affollato e distratto. Soli anche quando viviamo circondati da persone, da palazzi, da strade trafficate. Eppure, nessuno si accorge di noi. È questa la tragica realtà che si cela dietro la morte di Giosafatte Anastasi, l’anziano ritrovato senza vita nella sua casa di Mandatoriccio, dopo giorni – forse settimane – di silenzio e indifferenza.

Nessuno si era chiesto dove fosse finito. Nessuno aveva notato la sua assenza, fino a quando un vicino, insospettito dal cattivo odore proveniente dall’abitazione, ha deciso di verificare. A quel punto, era troppo tardi. Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, raccontava già da solo la triste storia di una vita finita nel più assoluto anonimato.

Questa vicenda è un pugno nello stomaco, perché non è solo un fatto di cronaca nera: è lo specchio di una società che ha perso il senso della comunità, dell’attenzione all’altro. Viviamo in paesi che si svuotano, in centri abitati dove sempre più spesso le case restano chiuse, le piazze deserte, e gli anziani – coloro che hanno vissuto e costruito il nostro passato – vengono dimenticati, lasciati soli con le loro giornate tutte uguali, senza nessuno che si accorga di loro.

Mandatoriccio, come tanti altri piccoli borghi dell’entroterra, soffre il peso dell’isolamento e dello spopolamento. Ma la solitudine non è solo un effetto della geografia: è una condizione dell’anima, è la conseguenza dell’indifferenza, della mancanza di relazioni umane autentiche. È il risultato di una società che corre veloce, ma che dimentica chi non riesce più a tenere il passo.

Giosafatte Anastasi non è morto solo per cause naturali. È morto anche per la solitudine. E questo dovrebbe farci riflettere. Dovremmo chiederci quante altre persone, nei nostri paesi, vivono nella stessa condizione, quante altre vite rischiano di spegnersi nel silenzio, senza che nessuno se ne accorga.

È fondamentale, quindi, ripensare al ruolo delle comunità locali e delle istituzioni nel prevenire tali tragedie. Iniziative come i centri diurni per anziani possono offrire spazi di socializzazione e supporto, contrastando l’isolamento. Questi centri, nati negli anni ‘70, hanno l’obiettivo di favorire l’integrazione sociale e il benessere psicofisico degli anziani, offrendo attività ricreative, culturali e associative. 

Inoltre, figure come Giampaolo Zucchelli hanno dedicato la loro carriera a migliorare la qualità della vita degli anziani, promuovendo servizi come il consultorio per anziani fragili e sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza di combattere l’ageismo e l’isolamento sociale. 

La morte di Giosafatte Anastasi non deve rimanere solo un fatto di cronaca. Deve diventare un monito per tutti noi. Perché la solitudine non si combatte solo con le istituzioni, ma con l’attenzione quotidiana che ciascuno di noi può dare agli altri.

Forse è il momento di fermarci, di guardare chi ci sta accanto, di chiederci se qualcuno, intorno a noi, ha bisogno di un gesto, di una parola, di un semplice “come stai?”. Perché nessuno merita di morire nell’indifferenza: morire è inevitabile, ma morire da soli, dimenticati da tutti, è una sconfitta per l’intera società.

 

 

 

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