CUTRO: DI FRONTE ALLA TRAGEDIA, LA CALABRIA RESISTE CON LA SOLIDARIETÀ. MA CHI GOVERNA CONTINUA A TRADIRE I SUOI DOVERI

Tridico: "Siamo chiamati a riflettere sull’impegno politico per la tutela dei diritti umani"

Pasquale Tridico

■Antonio Loiacono

“Sono passati due anni da questa tragedia e ancora non è stato fatto nulla per aiutare le famiglie delle vittime.”

Questa frase, pronunciata da chi ha perso cinque familiari nella strage di Cutro, è un’accusa che pesa come un macigno. Un’accusa che non può essere ignorata, perché evidenzia l’assenza totale di umanità da parte delle istituzioni.

Il dolore di queste famiglie non si è mai attenuato, perché non è stato riconosciuto. Nessun sostegno concreto, nessuna giustizia, nessuna risposta. Solo vuote commemorazioni e promesse mai mantenute. E intanto, mentre chi è rimasto cerca di sopravvivere al lutto, il Mediterraneo continua a inghiottire vite.

I numeri parlano chiaro: 5.400 morti in mare negli ultimi due anni, secondo OIM, UNICEF e UNHCR. La tragedia di Cutro non è stata un caso isolato. È diventata la norma. Ogni giorno, nel Mediterraneo, si consuma una strage invisibile, senza più telecamere, senza indignazione. E chi muore, muore due volte: in mare e nell’oblio. E il fatto che nulla sia cambiato dimostra che il problema non è la fatalità, ma una scelta politica precisa: ignorare, lasciar morire, trasformare il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto. 

Due anni dopo Cutro, il dolore delle famiglie delle vittime si somma a quello di migliaia di altre famiglie, di altri corpi mai ritrovati, di altre vite spezzate nel silenzio generale. Chi governa ha scelto di non vedere, di non intervenire, di non assumersi responsabilità. Ma la storia giudicherà questa indifferenza per ciò che è: una colpa imperdonabile.

La Calabria si raccoglie nel ricordo della strage di Cutro, dopo quel naufragio, avvenuto nella notte tra il 25 ed il 26 febbraio 2023 e che ha strappato 94 vite a un destino di speranza, trasformandolo in una condanna alla morte. Uomini, donne e bambini annegati a pochi metri dalla costa, dal sogno di una nuova vita, dalla possibilità di un futuro. Due anni dopo, il mare non ha restituito giustizia, e la politica, come sempre, ha voltato le spalle.

Nel silenzio commosso della comunità, in mezzo alle lacrime di chi ha perso i propri cari e alla rabbia di chi continua a lottare, risuonano le parole di Pasquale Tridico, economista, eurodeputato M5S ed ex presidente dell’INPS, figlio di questa terra:
Non dimenticare è un dovere. La Calabria ha una storia esemplare di accoglienza e integrazione dei migranti, confermata dalla vicinanza, dalla solidarietà e dal sostegno dei cittadini del Crotonese ai familiari delle vittime del naufragio di Cutro. A due anni da quella tragedia, che non possiamo dimenticare, siamo chiamati a riflettere sull’impegno politico per la tutela dei diritti umani, per proteggere bambini, donne e uomini che arrivano da aree di violenza e dominio, di inferno e di morte”.

Ma è davvero sufficiente non dimenticare? Il ricordo è fondamentale, certo, ma se non si traduce in un cambiamento reale, rischia di restare un esercizio sterile, un rito ipocrita che si consuma ogni anno senza conseguenze. Ma davvero non stiamo dimenticando? O stiamo solo ripetendo, ogni anno, il rito ipocrita della commemorazione, mentre i governi continuano a firmare decreti che criminalizzano i soccorsi, rendono impossibili le missioni delle ONG e costruiscono muri, reali e burocratici, per chi fugge dalla guerra e dalla miseria?

Tridico ha voluto sottolineare la capacità della Calabria di accogliere, di mostrare umanità, di offrire una mano tesa a chi fugge dalla disperazione. Una verità innegabile, che contrasta però con l’indifferenza di chi governa, con una politica che, anziché favorire soluzioni, continua a chiudere porti, ostacolare i soccorsi e ignorare le richieste di aiuto. Ma non basta. Perché il problema non è solo la memoria, ma l’azione. O meglio, la sua assenza.

Dopo due anni, cosa è cambiato? Nulla. Il Mediterraneo continua a essere un cimitero a cielo aperto, le ONG vengono criminalizzate, i naufragi si susseguono senza più nemmeno fare notizia. L’Europa investe in difesa, ma non in salvataggi; l’Italia parla di sicurezza, ma quella di chi scappa dalla guerra e dalla miseria non è una priorità.

Nel 2023, dopo la strage, la politica aveva promesso indagini, responsabilità, misure per evitare che tutto ciò si ripetesse, “…lungo tutto il globo terracqueo!” Promesse puntualmente disattese. I respingimenti sono aumentati, il mare continua a inghiottire vite innocenti, l’Europa si blinda e l’Italia segue il copione della repressione e dell’indifferenza.

Tridico ha ragione: ricordare è un dovere, ma agire è una responsabilità. Finché la politica non prenderà misure concrete per evitare che simili tragedie si ripetano, ogni commemorazione sarà solo un’illusione di coscienza pulita, mentre il mare continuerà a inghiottire vite innocenti. L’eurodeputato ha parlato di una Calabria che accoglie, di una regione che ha sempre saputo tendere la mano, anche quando lo Stato si è girato dall’altra parte. Il cinismo delle istituzioni è sotto gli occhi di tutti. La destra sovranista riempie i suoi comizi con la retorica della natalità e della difesa della vita, ma poi lascia morire bambini in mare, ostacolando i soccorsi e chiudendo i porti. L’Europa si mobilita per il riarmo, ma rimane immobile davanti alle bare bianche che si accumulano sulle sue coste.

Eppure, mentre lo Stato abdica ai suoi doveri, la Calabria continua a dimostrare che accogliere è possibile. È possibile non chiudere gli occhi. È possibile scegliere di salvare vite, invece di lasciarle affondare.

Due anni dopo, Cutro piange, ma non dimentica. E noi non possiamo permettere che questa tragedia diventi solo una data sul calendario delle commemorazioni, un ricordo che si consuma tra fiori e discorsi di circostanza.

“Non dimenticare è un dovere”. Ma è un dovere che deve tradursi in azioni concrete. Altrimenti, ogni lacrima versata oggi sarà solo l’ennesima dimostrazione della nostra complicità.

 

 

Views: 76

Puoi essere il primo a lasciare un commento

Lascia una risposta