
La Corte di Appello di Catanzaro in totale accoglimento delle richieste formulate dall’avvocato penalista Raffaele Meles, difensore di N.B. cariatese di anni trentacinque ha definitivamente prosciolto quest’ultimo dal reato di calunnia.
Tale procedimento si era distaccato da un altro celebrato davanti al Tribunale di Castrovillari nel 2019 con il quale lo stesso imputato sempre difeso dall’avvocato Raffaele Meles era stato assolto “perché il fatto non sussiste” dal reato di truffa commesso in danno ad una nota società di mangimi.
L’uomo, infatti, aveva dapprima falsamente denunciato presso la caserma dei carabinieri di Cariati lo smarrimento di un carnet di assegni per poi utilizzare gli stessi – apponendovi la propria firma – per acquistare oltre 120 quintali di mangime.
I fatti risalgono al 2016 anno in cui N.B. faceva recapitare presso la sua azienda un carico di mangimi, consegnando all’autista del camion incaricato per la consegna, un assegno bancario per il pagamento della merce. Da qui il sospetto del legale rappresentante della società il quale, una volta venuto in possesso dell’assegno, notava che lo stesso era stato emesso per un importo superiore rispetto al prezzo concordato al che, contattava nuovamente il N.B. il quale provvedeva a far recapitare un nuovo assegno, stavolta di esatto importo, però, tale titolo risultò privo di provvista. Più volte contattato dalla società, l’imputato faceva perdere ogni traccia; da qui la denuncia – querela per truffa e la successiva querela per calunnia in quanto gli stessi assegni erano stati prima denunciati dallo stesso imputato come smarriti e poi utilizzati per la truffa.
Avviate le indagini, l’autista del camion che aveva scaricato la merce, sentito dai Carabinieri, riconosceva il N.B. come il soggetto a cui aveva consegnato la merce e dal quale aveva ricevuto l’assegno per il pagamento della stessa. Durante il corso del processo celebratosi davanti al Tribunale di Castrovillari l’avvocato Raffaele Meles ha in parte smontato il teorema accusatorio, nonostante il rappresentante di zona della Società confermava che, con l’imputato si era visto più volte per concludere l’affare, che, nella fattispecie consisteva nell’acquisto di quasi 120 quintali di mangime. All’esito dell’istruttoria dibattimentale la difesa ripercorrendo l’intera vicenda, faceva emergere come le accuse mosse in capo al proprio assistito fossero prive di fondamento, in quanto non si era formata la piena prova che, l’artefice della truffa fosse il N.B. e concludeva chiedendo al Tribunale di Castrovillari una sentenza assolutoria. All’esito del processo il Tribunale assolveva il N.B. dal reato di truffa, “perché il fatto non sussiste” confermando però il residuo capo di imputazione per calunnia.
Depositato un articolato atto di appello, la difesa rilevava che non si poteva procedere alla contestazione del reato di calunnia a seguito della falsa denuncia di un carnet di assegni utilizzati per commettere una truffa se, per quest’ultimo reato N.B. era stato precedentemente assolto, concludendo chiedendo l’assoluzione del proprio assistito. Dopo l’udienza tenutasi la scorsa settimana davanti la Corte di Appello di Catanzaro, N.B. veniva definitivamente prosciolto dal reato di calunnia che prevede nel massimo una pena di sei anni di reclusione.
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