LA GIUSTIZIA SECONDO DELMASTRO (& SOCI)

Non ce ne eravamo accorti, ma il nostro solerte governo, senza attendere gli esiti delle noiose lungaggini imposte dalle procedure parlamentari, ha già attuato la tanto attesa riforma della Giustizia. La riforma è così articolata:

Art. 1. Tutti gli imputati sono colpevoli, senza se e senza ma, già al momento dell’iscrizione sul Registro degli Indagati, se:
– Sono immigrati, a maggior ragione se negri e peggio ancora se musulmani;
– Sono sindaci di un paesino calabrese che accoglie gli immigrati;
– Sono maestrine di sinistra che manifestano in Ungheria contro un’adunata neonazista;
– Sono esponenti della sinistra che sfottono un generale autore di libri sgrammaticati e faziosi;
– Sono ladri di polli;
– Partecipano a manifestazioni, anche se non violente, per qualunque motivo, salvo che guidino trattori della Confagricoltura;
– Sono studenti che occupano la loro scuola durante uno sciopero;
– Sono giornalisti che si permettono di criticare il Governo, vedi poi se lo fanno da Report, che è un notorio covo di comunisti.

Art. 2. Sono vittime innocenti di una persecuzione giudiziaria da parte di giudici iniqui, malmostosi e animati da sindrome di bolscevismo pernicioso gli imputati, anche se condannati, quando:
– Fanno parte del Governo;
– Sono membri di un partito di governo;
– Sono simpatizzanti del Governo o di un partito di governo;
– Sono parenti o affini, fino al XVI grado, di persona appartenente ad una o più delle sopraelencate categorie;
– Sono membri violenti delle forze di Polizia, a condizione che la violenza, anche se (e preferibilmente) brutale e ingiustificata, sia indirizzata contro manifestanti di sinistra, operai scioperanti, disoccupati e studenti;
– Sono evasori fiscali, purché l’evasione sia di entità adeguata, diciamo almeno qualche decina di migliaia di euro.

Art. 3. La Riforma istituisce, per le vittime di questo secondo elenco, l’istituto del
Diritto dell’imputato di giudicare il suo giudice,
qualora il medesimo giudice osi emettere una sentenza di condanna


Art. 4. In forza di tale istituto, l’imputato condannato può dichiarare pubblicamente, con volto debitamente corrucciato e imbronciato e manifestando tutto il suo legittimo sdegno, di essere stato vittima di un giudice chiaramente di sinistra e palesemente prevenuto, malizioso, antipatico, che portava i calzini troppo corti, che succhiava il brodo dal cucchiaio, che una volta aveva preso una multa per divieto di sosta e aveva perfino calpestato le aiuole, e che perciò lui, l’imputato, non riconosce il diritto del giudice di giudicarlo, vedi poi di condannarlo.

La Riforma, salutata con giubilo da tutti i cittadini che hanno subito indebite persecuzioni da parte delle Toghe Rosse, sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale sotto la denominazione:

  Diritto di chi comanda di fare il ca**o che gli pare

Giuseppe Riccardo Festa

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