Quando Pier Giovanni Guzzo, tra il 1969 e il 1975, iniziò una vasta campagna di scavi e ricerche nell’area nordorientale della Calabria tra il fiume Sibari e il Crati, non riuscì a credere ai suoi occhi: nascosti tra le sterpaglie ed il terreno non c’erano solo i resti di una città, bensì di tre! Della ricca e lussuosa Sybaris si parlava molto nelle cronache antiche ed il fatto che “Sibarita” fosse divenuto sinonimo di “viveur” non faceva altro che confermare il mito di questa sfarzosa città: riuscire a trovarla, perciò, rappresentò un momento di svolta negli studi sulla Magna Grecia. La portata della scoperta, già di per sé molto grande, venne ben presto accresciuta dal ritrovamento di ceramiche e resti murari sovrapposti a quelli attribuiti a Sybaris: sulla stesso sito, infatti, era sorta Thurii, colonia panellenica fondata da Pericle per restituire a quell’area gli antichi fasti dopo la disastrosa sconfitta contro Crotone, sua acerrima nemica. La leggenda narra che i sibariti, così immersi nel lusso e nella mollezza da aver completamente dimenticato l’arte della guerra, vennero trucidati dai più valenti crotoniati che ne misero fuori gioco l’intera cavalleria con un arguto stratagemma: appena videro schierati i cavalieri di Sibari, i crotoniati iniziarono a suonare il flauto cosicché i cavalli dei loro avversari, più avvezzi ormai alla musica che alla battaglia, iniziarono a danzare facendoli cadere ed esponendoli al massacro. Di questa ed altre leggende miste a racconti popolari e a vicende storiche troverete ampi resoconti nelle tabelle esplicative poste presso le aree di scavo. Anche Thurii però cadde in disgrazia e sullo stesso territorio i Romani istituirono una loro colonia chiamata Copia sempre con l’intento di rinverdirne gli antichi fasti: copia, infatti, in latino sta per “abbondanza”. Tra le diverse aree di scavo segnaliamo il Parco del Cavallo, il sito più ampio, il cantiere Casa Bianca ed il quartiere degli Stombi.
Foto Scavi
IL MUSEO
Inaugurato nel 1996, il Museo della Sibaritide ospita interessanti reperti di epoca greca e romana (vasellame, lamine d’oro, sculture e decorazioni in terracotta), ma anche materiali recuperati in tombe indigene dell’età del Ferro e manufatti di provenienza greca, fenicia ed egiziana a testimonianza degli intensi traffici marittimi dell’epoca.
Foto Museo
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