
di Marco Toccafondi Barni
– Drink Drink, forse sarebbe questo il nome più adatto per definire la nuova formazione politica di centro, visti i due ispiratori armati di motosega in pieno stile Milei e Casa Rosada anni ’20. Invece per ora si chiama Drin Drin, dal cognome Boldrin.
Per il momento, invero, si annuncia solo come un ennesimo think tank, ne sentivamo la necessità? La domanda sorge spontanea come diceva un altro Michele, Lubrano. La nuova idea politica è stata presentata alla Camera nei giorni scorsi, forse anche grazie all’amicizia/inimicizia di quel Carlo Calenda presente all’ evento istituzionale. Il progetto è nato dalle chiacchierate “Made in YouTube” dell’ ex comunista Michele Boldrin con l’imprenditore Alberto Forchielli. Il primo nasce comunista e in quel di Venezia è a capo della FGCI negli anni ’70, poi diventa un leghista vicino a Giancarlo Pagliarini nei ’90, infine si inventa Deus ex machina, insieme ad altri economisti di fede interista come lui, del celeberrimo “Fare per fermare il declino”. Un partitino nato da un blog di economisti nerazzurri. Fu una dimenticabile formazione politica che salì agli onori delle cronache oltre un decennio fa visto che, pur propagandando meritocrazia e competenze un giorno sì e l’altro pure, si ritrovò come leader uno che aveva mentito spudoratamente su lauree inesistenti e competenze per tutta la vita: Oscar Giannino. Insomma, chi ci capisce un YouTube è bravo in questa macedonia politologica.
Nelle elezioni del 2013, quelle del 33% al vaffa grillino e al caravanserraglio pentastellato, quasi un contrappasso, “Fare per fermare il declino” raccolse poco più dell’ 1% dei consensi. La colpa fu ovviamente scaricata sul povero Giannino, tra l’altro pubblicamente smascherato proprio da uno degli economisti compagni di avventura e vicini a Boldrin e al partito (tale Luigi Zingales). Un sospetto lecito è che presa coscienza dei sondaggi più veritieri Giannino venne smascherato dai suoi stessi compagni per essere utilizzato come capro espiatorio e giustificare così l’ennesima disfatta italiana del liberalcapitalismo. Il secondo è invece un’ autentica macchietta, tanto è vero che Crozza lo imita magistralmente. Forchielli è stato indagato e assolto dall’ accusa di evasioni fiscali milionarie, comunque è uno che sa bene come eludere il fisco. Noto per essere una sorta di Shreck bianco, dal simpatico accento bolognese, ormai da alcuni anni vomita bile e giudizi netti quanto poco lusinghieri, per usare un eufemismo, su tutti gli italiani a reti unificate: dai quei giovani messi perennemente in competizione con gli omologhi cinesi fino ovviamente a tutti i politici. E’ un festival della demagogia e del qualunquismo in circa 150 Kg di stazza. Aveva sempre giurato di non voler fare politica, ma oggi per il bene nazionale si accompagna all’ irascibile professore veneto naturalizzato Usa, come Rampini, che al mattino l’efficente imprenditore sveglia al suono del drin drin Boldrin, per fare due chiacchiere sul “Tubo”. Anche da ciò il nome del think tank teso alla gemmazione del nuovo partito.
Cosa ne uscirà fuori ? Se il buongiorno si vede dal mattino e il passato conta qualcosa è facile scrutare una disfatta annunciata, al cui confronto l’esperienza di Thiago Motta alla Juventus è stata positiva e vincente. Il professore, infatti, ha indubbiamente un ottimo curriculum e tanta onestà intellettuale, pari solo alla sua buonafede e generosità, tuttavia pur intelligente colto, onesto e fin troppo sincero, Boldrin è anche un borioso pieno di sé, collerico e arrogante come pochi, cosa più grave è che c’ha in testa il veleno più letale per chiunque voglia far politica: l’ ingenuità. L’ economista bolognese è invece il classico “spaccone” italiano e pur vantandosi di aver abbandonato il belpaese da giovane per mietere successi e fare soldi in giro per il globo oggi sostiene di essere tornato per il bene di compatrioti svogliati e scansafatiche. Meno credibile di Giuda. Se il primo a conti fatti è una bella persona, il secondo lo è assai meno: Boldrin alla fine delle fini alle cose che dice ci crede e di fondo è ul libertario, Forchielli solo uno dei tanti qualunquisti da bar. Con simili sgangherate premesse prevedere un fallimento in grado di peggiorare in scioltezza la pur ridicola esperienza di Fare è la più facile delle previsioni. E questo anche perché, come promette la strana coppia, loro dovrebbero essere solamente i padri nobili di un eventuale futuro partito, quelli che sì adesso danno il via al nuovo miracolo italiano, ma dopo si faranno da parte. Al di à del fatto che pare impossibile che due personalità simili svaniscano nel nulla in caso di un improbabile successo elettorale (cioè superare la soglia di sbarramento alla prossime elezioni politiche), resta il fatto che al solito trattasi di personalità che vorrebbero fare la storia, seppure d’ Italia. Invece sarà la storia a fare loro. Ciò che affermano a chiare lettere è infatti di rivolgersi soprattutto a quei giovani che se ne sono andati dall’ Italia e bontà loro persino ai pochi che sono rimasti. Il punto è che fuori dal favoloso mondo della politologia in Italia di giovani non ve ne sono praticamente più e quei pochi che, anagraficamente e dall’ aspetto, lo sembrano hanno ormai preso tutti i tic di genitori o nonni, tanto sono una minoranza di una minoranza dentro alla spaventosa matrioska tricolore dell’ impotenza. Infine anche la presunta “fuga” dei cervelli è tutta da dimostrare: è veramente un esodo di cervelloni ? Se ne puo’ dedurre che il Drin Drin (o come si chiamerà) sarà un altro fallimento dei turbo liberisti de noantri come lo fu “Fare per fermare il declino” 12 anni fa.
Altri centristi in subbuglio – Immaginando, non si capisce bene il motivo, grandi praterie al centro anche altri soggetti sgomitano per provare ad occupare uno spazio politico probabilmente inesistente o comunque molto più ridotto rispetto alla fervida immaginazione di alcuni. E infatti i vari Marattin e Marcucci, orfani del PDestro targato Matteo Renzi, provano a guadagnare posizioni con un partito che è addirittura la fusione di ben 4 micro formazioni: “I liberaldemocratici”. A parte gli ironici complimenti per la fantasia del nome essi stessi sembrano credere talmente poco nel progetto che si sono presentati al paese sabato 8 marzo, quando fuori succedeva di tutto: da Trump e Putin che annunciavano la famosa telefonata, alle donne che giustamente manifestavano contro il patriarcato per arrivare alla ripresa dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Conseguenza: dei liberaldemocratici di Marattin è
importato soltanto al “Tubo”.
Infine si chiude con “VOLT”, che non ha niente a che vedere con l’ Enel e le lampadine bensì con l’ Unione Europea. Trattasi di un altro movimento europeista che si estinguerà come è nato: senza che nessuno se ne accorga.
Tanti piccoli centristi crescono – Già, come da titolo e con la speranza di essere almeno notati dai “grandi” del centro politico italiano: Azione e Italia Viva. Il 5% in due nei sondaggi. I have a Drink, ma al di là dei sogni un’ ipotesi di centro pare fuori tempo massimo nell’ Italia del 2025.
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