LA PREMIER GIORGIA MELONI INDAGATA PER FAVOREGGIAMENTO E PECULATO NEL CASO ALMASRI: “NON SONO RICATTABILE”

Giorgia Meloni

Antonio Loiacono

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione al caso Almasri (il libico accusato di crimini contro l’umanità e crimini di guerra dalla Corte penale internazionale e riaccompagnato in Libia con un volo di Stato). La notizia è stata diffusa dalla stessa premier attraverso un video pubblicato sui suoi canali social. Nel messaggio, Meloni ha ribadito con fermezza: “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire, avanti a testa alta”.

La vicenda si inserisce in un clima politico teso, con una serie di sviluppi che coinvolgono altri esponenti di rilievo del governo. Risultano infatti indagati anche il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Meloni, nel suo intervento, ha precisato: “Presumo che l’inchiesta sia stata avviata a seguito di una denuncia”.

Nel video, la premier ha puntato il dito contro l’avvocato Luigi Li Gotti, ritenendolo il possibile autore della denuncia. Meloni lo ha descritto come un “ex politico di sinistra vicino a Romano Prodi”, ricordando inoltre il passato professionale di Li Gotti come legale di spicco di pentiti mafiosi come Tommaso Buscetta e Pasquale Busca.

L’identità di Li Gotti ed il suo ruolo nella vicenda accendono inevitabilmente il dibattito politico. La sua esperienza come avvocato legato a casi di criminalità organizzata, unita al suo passato politico, viene citata dalla premier come elemento rilevante per contestualizzare l’accusa.

Nel suo messaggio, Meloni ha voluto sottolineare la sua determinazione nell’affrontare l’indagine, evitando qualsiasi interpretazione che possa far trasparire un segnale di debolezza: “Non arretrerò di un millimetro, continuerò a lavorare per il bene del Paese”.

La premier ha inoltre lanciato un messaggio al Paese, affermando che “la giustizia farà il suo corso” e auspicando che la vicenda venga trattata con trasparenza.

Le reazioni dall’opposizione e dall’opinione pubblica non si sono fatte attendere. Da una parte, le forze di minoranza chiedono chiarezza e invocano il pieno rispetto dell’indipendenza della magistratura; dall’altra, sostenitori del governo si stringono attorno alla premier, interpretando l’indagine come un tentativo di destabilizzare l’esecutivo.

In un contesto politico già polarizzato, il caso Almasri rischia di alimentare ulteriormente lo scontro tra governo e opposizione. L’evolversi delle indagini sarà cruciale per comprendere le implicazioni politiche e istituzionali di questa vicenda.

Il caso che coinvolge Giorgia Meloni, insieme a Piantedosi, Nordio e Mantovano, apre un nuovo capitolo nella storia giudiziaria e politica del Paese. L’annuncio della premier, diffuso con toni decisi e determinati, rappresenta un segnale di resistenza contro quello che viene percepito come un attacco alla sua figura ed al governo.

Resta ora da vedere quale sarà l’esito delle indagini e come questa vicenda influirà sulla stabilità politica del governo guidato da Meloni.

 

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