in più di 8.000 Comuni italiani, entro e non oltre la fine del prossimo mese di novembre, devono approvare il regolamento della TARES.

Il clima politico di incertezza a livello nazionale sicuramente non aiuta in generale. Comunque vada, i più di 8.000 Comuni italiani, entro e non oltre la fine del prossimo mese di novembre, devono approvare il regolamento della TARES. La vicenda tiene con il fiato sospeso tutti gli italiani che si vedranno “colpiti” da una nuova imposta, anche se in parte la stessa comprende la vecchia TARSU per i rifiuti urbani e assimilati, aggiungendo alla stessa l’importo per l’uso dei servizi comunali indivisibili da parte dei cittadini. La TARSU è stata introdotta a livello municipale, a decorrere dallo scorso 1 gennaio. Il nuovo tributo è dovuto da tutti i soggetti che possiedono o detengono a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani e dovrà essere versato nelle casse del Comune. La tariffa concernente la gestione dei rifiuti va commisurata alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, riguardo agli usi e alla tipologia di attività svolte, in conformità a criteri da determinare con un apposito Regolamento. La TARSU sarà strutturata in modo tale da assicurare: la copertura integrale dei costi d’investimento e di esercizio, la proporzionalità dell’imposta anche in base al servizio reso e facilitare, con specifiche riduzioni, la raccolta differenziata nelle utenze domestiche. Alle tariffe per la gestione dei rifiuti sarà applicata una maggiorazione pari a Euro 0,30 per metro quadro, sulla base della copertura dei costi sostenuti dal Comune per i servizi indivisibili. Ben venga l’ipotesi della raccolta differenziata, che rappresenterebbe uno stimolo in più ad avviare il progetto in quei Comuni che non hanno ancora affrontato il tema. Si potrebbe, infatti, in sede di stesura e confronto sul regolamento nei Consigli Comunali, prevedere un’imposta che possa ridursi gradualmente negli anni, finché il progetto di raccolta differenziata non andrà a regime. Diventa fondamentale, allora, chiarire da parte delle amministrazioni comunali chiarire alle diverse comunità la linea che si vorrà perseguire, in modo da sensibilizzare le persone che, avendo un interesse diretto nella possibile riduzione dell’imposta, si responsabilizzano di conseguenza nel seguire in pieno il progetto. Va prevista, quindi, un’opera di educazione informativa che porterà via del tempo, ma garantirà alle cittadinanze, che seguiranno, alla lettera il progetto di differenziata, un loro diretto beneficio, in termini di risparmio economico e in primo luogo di miglioramento del decoro urbano e oculatezza energetica, oltre che di rispetto per l’ambiente. Un’occasione per andare verso un rapporto di fiducia con il cittadino, attraverso la progressiva eliminazione di possibili conflitti su contenziosi, sui quali si deve intervenire primariamente con un tentativo “amichevole”, prima che gli stessi siano trasferiti a terzi o addirittura prima di adire le vie giudiziarie. In tale caso, nei Comuni si deve puntare su progetti finalizzati al coinvolgimento delle persone che si sentano direttamente soddisfatte del contributo collaborativo che offrono alla comunità in cui vivono. Nicola Campoli

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