L’AGRICOLTURA HA BISOGNO DEI GIOVANI

L’agricoltura ha bisogno di giovani, i giovani hanno bisogno di lavoro. Dovrebbe risultare logico e immediato che la prima preoccupazione della politica oggi dovrebbe essere quella di facilitare l’accesso dei giovani (ma anche dei quarantenni e cinquantenni che stagnano da anni in cassa integrazione o che si ritrovano senza un lavoro fino a poco tempo fa considerato “sicuro”) in agricoltura. (…) La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 37%. L’agricoltura potrebbe offrire delle possibilità. I posti di lavoro sono in crescita del 6% nel settore e in tutta Italia compaiono “esempi virtuosi”. (…) Lo ha ribadito Carlo PETRINI fondatore e presidente internazionale di Slow Food sul quotidiano nazionale “Repubblica” nei giorni scorsi. E PETRINI sarà ospite, domani DOMENICA 20 alle ore 20.10, alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa” condotta da Fabio FAZIO su Rai 3. Circa vent’anni fa – spiega PETRINI – il sistema universitario francese si rivoluzionò con l’intento di ringiovanire la classe docente che stava vistosamente invecchiando e questo poneva una serie di questioni non solo occupazionali ma anche di visione della cultura e dell’insegnamento. Iniziarono così a velocizzarsi e semplificarsi i passaggi da studente a ricercatore, da ricercatore ad assistente, da assistente a docente e nel giro di qualche anno il sistema si rinnovò con beneficio di tutti. La nostra agricoltura – continua – è più o meno in quella situazione: pochi operatori, con un’elevata età media, con culture legate ai decenni passati e poche prospettive di futuro, quindi scarso carburante per il presente. Da qualche parte ci stanno provando: a Cervere, in provincia di Cuneo, il Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Porro, ha fatto il suo 2+2. La domanda di Porro di Cervere cresce – prosegue il presidente di Slow Food – la produzione non è sufficiente, tante persone in paese sono senza lavoro. Non era un 2+2 scontato: i produttori del consorzio avrebbero potuto semplicemente aumentare le loro produzioni, affittare o acquistare altri terreni, il loro ruolo di imprenditori agricoli li avrebbe giustificati. Ma si sono ricordati che prima di essere imprenditori agricoli sono cittadini, sono parte di una comunità.

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