A ROMA UN EVENTO CULTURALE PER RICORDARE L’ARTISTA CALABRESE NICOLA JANNELLIIl 6 dicembre, amici ed estimatori faranno rivivere lo studio d’arte di Piazza S. Giovanni in Laterano

A ROMA UN EVENTO CULTURALE PER RICORDARE L’ARTISTA CALABRESE NICOLA JANNELLI Il 6 dicembre, amici ed estimatori faranno rivivere lo studio d’arte di Piazza S. Giovanni in Laterano di Assunta Scorpiniti Un grande artista non muore, ma vive nelle opere che lascia al mondo, nelle emozioni che regala con la sua arte, nei luoghi che l’hanno suscitata e che l’hanno vista nascere. Nicola Jannelli traeva l’ispirazione per i suoi straordinari dipinti dal paese natale, Cariati in provincia di Cosenza; la sua anima jonica, quando non erano i temi, erano i colori a raccontarla. L’atto creativo, invece, avveniva nello studio romano di piazza San Giovanni in Laterano, vera bottega d’artista, che ricorda quelle dei pittori rinascimentali. A otto anni dalla scomparsa, avvenuta, il 17 gennaio del 2003, per una grave malattia, a soli 56 anni, la moglie Gabriella, i figli e gli estimatori lo vogliono ricordare dedicandogli un’iniziativa culturale che, martedì 6 dicembre, si svolgerà proprio nel suo laboratorio, alla presenza di critici d’arte, amici e parenti giunti per l’occasione da Cariati. Jannelli vi faceva ritorno ogni anno, per le vacanze estive, offrendo ai tantissimi amici ed ammiratori, esposizioni della sua arte. Era, infatti, profondo, l’amore che nutriva per la terra d’origine, quanto grande era la sensibilità, che lo portava a partecipare, con la sua pittura, alla storia socio-culturale della Calabria, poi “trasportata” in importanti ambiti della Capitale, dov’era molto apprezzato e conosciuto. Il suo percorso artistico, iniziato da ragazzo, si è sviluppato parallelamente a quello esistenziale, che lo ha molto improntato. La prima fase delle produzioni, prettamente “jonica”, è caratterizzata da un “cromatismo forte”; una capacità del colore espressa in soggetti mediterranei (come Agrumeti sulla costa Jonica, Pescatori), nell’espressione dei desideri e d’inquietudini (La casa della follia, Caos), nei temi d’attualità (Il cecchino di Bosnia, La città dell’informazione), nel racconto e nelle denunce sociali (Bastimenti, Rottami di periferia, L’ultima ciotola di sole, Quelli della 180); in immagini con cui ha raccontato la natura e la vita, col suo carico di storia e di umanità. Poi, fra altre esperienze, c’è stata quella definita dalla critica del “figurativo diverso e delle tentazioni astratte”, con cui si è affacciato sui mondi dell’analisi psicologica e del surreale, espressa, tra l’altro, nella scelta tematica delle maschere. Le ultime opere, appartenenti al ciclo delle “Utopie”, le ha realizzate durante il combattimento più duro, e vano, contro il suo male: “Ora – diceva – sento che devo dipingere i viaggi della mente, che sono infiniti e inutili perché non raggiungono mai un traguardo”. Oltre la solarità e l’impegno propositivo delle produzioni precedenti, ha scelto, infatti, di rappresentare le illusioni attraverso precise scelte cromatiche (“il blu dell’infinito e i lampi rossi della passione, del desiderio, di un impegno incessante”), e col tema del capitano, alla guida di un’astronave, di un sommergibile, di un veliero percosso dai flutti del mare. Significativa, in tal senso, un’opera, indicata, in modo emblematico, col titolo “Alla ricerca dell’isola che non c’è”, in cui il capitano appare poeticamente aggrappato a una barca di carta, con la sua donna, mentre solcano il mare dei loro sogni “che non potranno avverarsi”. Le “Utopie” sono, quindi, l’ultima realizzazione di un artista che ha lasciato una preziosa eredità culturale e che ha saputo guadagnare un posto di rilievo nell’arte contemporanea. Le sue opere gli sono valse molti riconoscimenti e richieste dal collezionismo internazionale e sono esposte, tra l’altro, nei Musei Vaticani e a Palazzo Montecitorio, a Roma, presso la Emmy’s of Snowas Art Gallery di Aspen (USA), in musei e sedi istituzionali. Al paese natale, che nel 2009 ha conferito alla sua memoria il premio “Herakles Città di Cariati”, ha regalato dipinti di grande valore, come La Madonna del Mare, esposta nella chiesa di S. Maria delle Grazie, e il maestoso affresco del santuario di San Cataldo, raffigurante La moltiplicazione dei pani e dei pesci; nella sede municipale di Palazzo Venneri, c’è, invece, tra altre pregevoli opere donate, la grande tela della Storia del mio paese, che adorna la sala consiliare.

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