Scoprire di non essersi persi mai!

Elena e Marco non si vedevano da tanto tempo

Marco era solo in ufficio, quel giorno non aveva particolari appuntamenti. La sua agenda era quasi vuota. Lasciandogli piacevoli spazi per riflettere. Fuori pioveva ininterrottamente da giorni e l’umidità della città si sentiva tutta, era tanto appiccicosa da invadere le narici con gli odori tipici del centro.

Tutto accadde all’improvviso. Senza nessun preavviso.

Elena e Marco non si vedevano da tanto tempo. Ne erano passati di anni. Le loro vite si erano incrociate, per motivi personali e lavorativi, molti anni prima, avevano preso, poi, rivoli e percorsi diversi.

Marco non si era sposato e conduceva ancora una vita molto libertina, irrequieto e curioso attraeva donne che non avevano intenzione di “costruire” un futuro condiviso, ma forse non ne era capace nemmeno lui! Lui aveva la capacità di essere sempre un passo avanti, proiettato così tanto su di sé e i suoi sogni che alimentava in chi lo accompagnava un senso di inadeguatezza feroce.

Vivevano in due città lontane. Marco era rimasto a Napoli, Elena invece per ragioni di lavoro si era trasferita a Bologna. Separati da tanti chilometri erano rimasti in collegamento solo in modo apparente. Ad entrambi arrivavano notizie attraverso una rete di loro amici universitari che facevano da eco alle storie del gruppo.

Il loro amore segreto, che risaliva a più di venti anni prima, tuttavia, era qualcosa che magicamente li aveva segnati. Si erano fatti coinvolgere senza avvertire il minimo dubbio. Un sentimento che si fece spazio pian piano e che fu coltivato con intelligenza e cura.

Capita che per magia o per voglia di sperimentarsi si approdi su spiagge lontane, aprendosi a mondi sconosciuti che permettono di ri-costruirsi in modo nuovo, ma è un nuovo che appartiene solo a chi lo vive!

Un amore diverso dal quale non seppero, o meglio non vollero, difendersi. Ma viverlo appieno. Uno squarcio inaspettato dal quale non si scansarono, anzi lo alimentarono, sentendo la voglia di coltivarlo e curarlo nei più piccoli dettagli.

Il trascorrere degli anni non aveva mutato nulla di quello che aveva rappresentato nel passato il loro travolgente amore. Un sentimento così intenso e nello stesso tempo fragile che li aveva sconvolti, resi felici e con una marcia in più. Una simbiosi inimmaginabile che forse capita solo una volta nel corso della propria vita.

Tutto accade per una combinazione. Un incontro per uno scambio di pareri. In un luogo dove Marco viveva più di quattordici ora al giorno e dove il sabato riceveva amici e conoscenti a seconda degli appuntamenti. Un ufficio che aveva arredato con tanto amore e che rispondeva pienamente alla sua personalità. Quadri, oggetti e poster che ripercorrevano la sua esistenza in modo simbolico, rappresentando vari spaccati che davano il senso del suo modo di fare.

Lì incontrò per la prima volta Elena. Che gli comparve davanti splendida nelle sue sinuose forme. Furono gli occhi ciò che lo colpirono di quella giovane donna. Decisa e intraprendente. Che in quelle poche battute si mostrò molto guardinga – e solo molto dopo gli confesso il perché di quel silenzio – ma seppe lasciare un messaggio ben chiaro: Io ci sono! Un fermo proposito.

Elena incontrando Marco quella prima volta ebbe paura. Una voce che arrivava dall’altra parte dell’ufficio le indicò di raggiungere una stanza dal lato opposto all’ingresso. Attraversò un lungo corridoio con una moquette color tabacco logora e poco presentabile. Arrivata in fondo trovò l’ufficio indicato. Una stanza grande poco illuminata, “zeppa” di immagini che ruotavano provocatoriamente attorno al mondo femminile, dava vita ad un’atmosfera che la rese inquieta. In pochi secondi cercò nella sua mente una sintesi visiva tra la voce ascoltata e ciò che vedeva nella stanza. Provò in quei frangenti ad immaginare il viso di Marco, ma un forte timore prese il sopravvento. Chi era quell’uomo?!

Marco, arrivò poco dopo e ne percepì i pensieri quasi fossero scritti sul suo volto, provò a tranquillizzarla centrando la loro conversazione sul tema per il quale si erano incontrati. Non spostò un secondo l’attenzione dai suoi meravigliosi occhi. Che brillavano di una lucentezza che mai aveva incontrato sulla sua strada.

Quegli occhi gli restituivano il racconto di una personalità forte e sicura, ma esprimevano al contempo “false debolezze” facendone un’arma di conquista. Quegli occhi lo attiravano, in una sorta di strano gioco a chi si fosse scoperto prima.

Marco era dietro la scrivania e gesticolando provò a confondere Elena nella loro “partita”. Ammirò, attraverso il vetro, quelli che erano i tratti del suo corpo. Mai l’aveva fatto con altre e se ne meravigliò. Nella sua educazione provinciale quell’elemento non si classificava nel novero degli atteggiamenti da galantuomo.

Ma quella volta non riusciva a farne a meno. Era attirato come una calamita dal suo sguardo ondivago e provocante. Quel corpo già gli parlava, ma solo dopo avrebbe capito che quelle sensazioni istintuali gli stavano raccontando qualche altra cosa. Elena non era quel tipo di donna che riesci a ingabbiare in una descrizione o in un prototipo, Elena era capace di intraprendere dei grandi slanci in avanti ma anche di fare molti passi indietro.

Qualcosa di importante prese il sopravvento e l’immaginazione all’improvviso si fece avanti tanto da diventare imprudente!! C’era una forza interiore e inaspettata che lo sosteneva. Quel vetro della scrivania scomparve per magia, il pavimento incorniciava mani che si toccavano e bocche affamate e calde di desiderio.

Elena aveva un’aria svampita ma “pungente” apparteneva alla categoria di donne che ti incuriosiscono al punto di innescare una sana sfida. Di volerle scoprire dentro e fuori. Che fanno del loro fisico, in alcuni momenti, il linguaggio che non passa inosservato. Che vorresti subito abbracciare, accarezzare e fare tue.

Marco fantasticando non solo sperò che fosse lei a prendere l’iniziativa, ma andò anche oltre immaginando con lei “un rapporto sentimentale strutturato”. Quelle immagini e quel sentire gli ronzavano così velocemente nella testa tanto da confondere i suoi pensieri.

Marco quel giorno, dopo ben venti anni dal loro primo incontro, era intento alla sua scrivania, quando arrivò quella telefonata sul suo cellulare. Sul display illuminato apparve un nome che non aveva mai dimenticato.

Ebbe un sussulto.

Non lo immaginava e non ci credeva. Ciò nonostante c’era poco da confondersi. Era proprio lei. Quel numero corrispondeva a Elena ed era registrato nella memoria del suo cellulare. Quante volte scorrendo la rubrica si era soffermato un attimo al solo sguardo di quel 339 . . ., pensando se avesse ancora quello o l’avesse cambiato. Poi passava avanti, provando a dimenticare.

Non ci pensò su due volte. Rispose immediatamente. Voleva dirle “finalmente!”, ma le parole seguirono un canovaccio dettato da una razionalità diplomatica.

Dall’altra parte Elena fece molto prima. “Dove sei? Sei su al lavoro?”

Lui le rispose: “Si certo. Perché?”

“Sto arrivando. Aspettami!!! Sono in giro per una commissione e voglio passare a salutarti”, ribadì Elena, nella sua proverbiale schiettezza. Quella donna aveva la capacità di farsi spazio in modo naturale, quei vent’anni per lei non rappresentavano un ostacolo, ma questa era una caratteristica che la differenziava dalle altre.

“Va bene”, rispose incredulo.

Riattaccò, ma gli prese un gran batticuore. Il respiro per pochi attimi sembrò fermarsi. Tanto fu il colpo che incassò e non riusciva a gestire. Per fortuna era da solo. Da quel momento nessuno lo cercò per il lavoro. Una volta messo giù il cellulare Marco in un attimo fece mente locale su quanti anni erano passati dall’ultimo volta. Un momento non facile, perché Elena mise fine all’improvviso al loro legame che ancora era forte e vivo. Era stato un amore che non era finito nell’odio e nella distruzione……anzi.

Fu una decisione repentina che Marco imputò all’infatuazione di Elena per qualcun’altro. E lui su questa cosa non ci passò!! Scoprì la gelosia. Quel brutto sentimento che quando meno te lo aspetti ti prende inesorabilmente. Ma poi in fondo si convinse che Elena aveva il diritto di sperimentarsi, di non rimanere incastrata in un rapporto, se pur autentico, in cui lui stesso aveva posto paletti!

Marco sentì che non sarebbe dovuto andare troppo lontano per acciuffare quello che era il ricordo più bello che gli restava dentro ed ebbe una voglia matta di raccontarle tutto appena si fossero visti da lì a breve. Non vedeva l’ora che da fuori gli annunciassero la visita. I minuti passavano, ma sembrarono interminabili. Non riuscì a combinare più nulla. La sua testa era già all’incontro che avrebbe fatto da lì a pochi attimi.

La visione del viso di lei segnò il confine della sua resistenza umana. Lui quasi rubò il tempo ai naturali convenevoli che stroncò sul nascere. Fu in effetti poco educato e accogliente. Troppo repentino. Non la lasciò parlare un attimo. Quasi l’assalì. Andò subito al sodo.

Non aveva voglia di altro se non raccontarle del passato. Voleva ricordarle quello che accadde durante la loro frequentazione dell’epoca. E precisamente pochi giorni dopo il loro primo incontro. Mentre Elena provava a fatica a tempestarlo di altre domande. Tutte rivolte al presente.

Marco in modo molto sfrontato la esortò a un momento di silenzio. “Per favore Elena fatti raccontare. Ti ricordi di quando non facevo altro che sottolinearti la cosa più bella che mi ha segnato di te?”. Elena rimase senza parole. Non si aspettava quella aggressività, anche se poi in fondo le fece tanto piacere. Per un attimo arrossì. Immaginava tutt’altro incontro.

“Mi avevi già preso il cuore. Ero impazzito. Rimasi folgorato del tuo candore. Eravamo a letto e tu non riuscisti a frenare la tua voglia matta di possedermi. Io che avevo per educazione innalzato a vario titolo lungo la mia crescita, muri di pudore, li vidi crollare! Chiusi gli occhi e le nostre bocche si cercarono con avidità, i nostri corpi erano lì proiettati sul godimento tanto atteso.

Entrambi con un approccio diverso e nuovo, educatamente sfrontato e mai raccontato facemmo partire il nostro viaggio insieme. Che mai avrei voluto si interrompesse. Un amore fatto di pienezza e mancanza, ma autentico”.

“Si. Ricordo e come!! Mi sentii libera di farlo. Ero sicura che tu non mi avresti giudicata e colto il mio spregiudicato amore per te. Tu eri l’uomo che mi faceva sentire libera in tutte le espressioni del mio essere, mi facevi capire, attraverso sentieri inesplorati, meandri del mio corpo e della mia anima, soddisfacevi mancanze e mi spingevi oltre lo steccato dei limiti posti dalla mia ormai inutile rigidità.”

Quel momento lo avevano bene impresso nella mente. Un amore nato e alimentato nella libertà, e nel rispetto dell’altro. Per entrambi la loro prima avventura da adulti dalla quale non si ripararono.

Qualcosa che li lasciò cullare per ore in un isolamento innaturale. Abbandonati all’oblio e immersi in una passione senza confini e limiti. Non si fecero prendere dalla fretta. Ogni volta godettero di loro fino in fondo la loro fisicità, ma anche il vivere quotidiano. Attentissimi a non rompere la magia ineguagliabile di quell’incontro.

Forse da allora erano restati sul baratro, perdutamente innamorati di un amore che prese forme nuove. Forti di un legame che mai avrebbero voluto interrompere, quell’incontro improvviso li vide, dopo ben vent’anni, più vicini che mai aprendo uno squarcio nel loro cuore e tanti interrogativi.

Le assenze di tutto quello che avrebbero voluto e dovuto forse avere ed essere, richiamate ad un capitolo vespertino, vennero fuori eruttando magma profondo.

E fu bello pensare che ancora avevano dentro tanta voglia di non spegnere quella fiamma, responsabili delle loro vite, ma consapevoli di un’appartenenza profonda. Complice un futuro sul quale non ebbero voglia di interrogarsi. E perché?

Per sentirsi liberi di quello che sarebbe potuto accadere. Senza paura. Come poi avevano iniziato. Insofferenti a schemi che non amavano nella vita come in amore. Fuori da ogni immaginazione. Sicuri che non sarebbe finito.

La curiosità di riprovarci fu quello che si manifestarono sottovoce, guardandosi negli occhi senza dichiararselo. Ripercorrendo il senso più profondo del loro legame d’amore….. nulla era stato una coincidenza!!!

Intorno a Elena e Marco calò il silenzio. Si abbracciarono e si tennero i visi fra le mani calde, erano così vicini tanto da annusare l’odore dell’altro, sentirne il fiato e il ritmo del respiro, dandosi appuntamento ad un domani non precisato, fatto d’incertezza ma di tanta voglia di capire se fosse stato possibile riannodare quel sottile filo di cui entrambi non avevano mai lasciato il proprio capo.

Marco non pensava mai alla durata dei giorni, però quella sera maledisse la fine della giornata! Se avesse potuto l’avrebbe stesa oltre i confini di quel blu notte bagnato di gocce pesanti perché piene di ricordi e nuove attese.

Entrambi furono assaliti da un dubbio decisamente spinoso, ma onesto. Il regalo per il lettore che potrà solo immaginare, ma non averne alcuna certezza.

Nicola Campoli

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