Mediocritas Imperatrix Mundi

E così, Silvio Berlusconi minaccia di ritirarsi dalla scena politica se la sua coalizione non dovesse prevalere alle prossime elezioni politiche: «Senza maggioranza» ha dichiarato con la solita esibizione di umiltà, «mi ritiro, saremmo un popolo che non meriterebbe nulla». Uno che con la sua storia rilascia dichiarazioni del genere, merita un applauso. E non solo un applauso. Merita l’Oscar per la miglior interpretazione come caratterista, e il Nobel per la Faccia Tosta.

L’Italia è decisamente un Paese strano. È l’unico, nell’ambito delle nazioni che si presumono avanzate, ad avere alla testa di due dei più importanti schieramenti politici dei pregiudicati con sentenza definitiva, entrambi interdetti dai pubblici uffici, eppure entrambi saldamente in sella, enormemente influenti e inseguiti dovunque vadano da nugoli di giornalisti pronti  a registrare ogni loro esternazione, sternuto, colpo di tosse, flatulenza e perfino insulto, come recentemente è capitato quando Beppe Grillo si è detto spiacente di non poterli mangiare, dovendosi così privare del piacere di vomitarli.

Il terzo schieramento è guidato da Matteo Renzi, un leader alla disperata ricerca di un carisma che ha perduto, o che forse non ha mai avuto, e festeggia i dieci anni di un partito che a sua volta sembra aver perso la bussola: è nato di sinistra, è poi diventato di centro sinistra, attualmente è più o meno di centro e basta, e domani chissà da che parte si girerà.

Chiunque vinca, si confermerà l’evidente teorema che vuole la mediocrità imperare sul mondo, quella mediocrità che gli antichi Romani, dalla caduta di Tarquinio il Superbo fino a Giulio Cesare, avevano addirittura istituzionalizzato, assicurandosi che nessuno potesse aspirare al potere assoluto: i consoli erano due e governavano a giorni alterni, e comunque solo per un anno; in caso di necessità il Senato nominava un dittatore ma solo per sei mesi, prorogabili (di malavoglia) ma solo fino alla fine dell’emergenza; poi tutto doveva tornare come prima.

La  legge della mediocrità, se vogliamo consolarci, non domina solo in Italia. Fin da poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ai Churchill, ai De Gasperi, ai De Gaulle, ai Roosevelt e perfino ai Mao Zedong, Stalin e Hitler (a loro modo grandi, anche se quel modo era orribile), sono succeduti personaggi via via più scialbi e insignificanti perché non è l’Homo Sapiens ma l’Homo Mediocris a rappresentare la gran parte della nostra specie (modestia a parte, noi, miei amati ventiquattro lettori, facciamo ovviamente eccezione. Beh, almeno lo spero).

L’Homo Mediocris è di intelligenza media, cultura medio-bassa, generosità limitata, curiosità scarsa e coraggio nullo; e non sopporta di vedersi governare da personalità troppo brillanti, intelligenti, profonde, dinamiche e volitive: vuole essere rassicurato dalla presenza, nelle stanze dei bottoni, di gente mediocre come lui. Ed ecco che oggi ci ritroviamo un Donald Trump a presiedere gli USA, una Theresa May a governare la Gran Bretagna, un Emmanuel Macron all’Eliseo; e domani in Italia, a Palazzo Chigi, uno dei tre signori coi quali ho aperto questa mia riflessione, se dovesse vincere il PD, o un anonimo Sig. Nessuno in loro rappresentanza negli altri casi.

Ci vogliono situazioni estreme, per costringere l’Homo Mediocris ad accettare che un Homo veramente  Sapiens vada al potere: cataclismi come guerre, pestilenze, carestie, piaghe d’Egitto. E dunque, se il prezzo da pagare è questo, rassegniamoci, teniamoci i Razzi, gli Scilipoti, i Salvini, i Renzi, Alfano, Grillo, Brunetta, Di Maio e Berlusconi e non lamentiamoci: non saranno degli Einstein, ma almeno non sono pericolosi.

Beh, almeno lo spero.

Giuseppe Riccardo Festa

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