LEGGE CIRINNÀ: I DIRITTI (FINALMENTE) E I DRITTI (COME AL SOLITO)

E così, finalmente per molti e purtroppo per molti altri, la legge Cirinnà sulle unioni civili è stata approvata definitivamente dalla Camera, nell’ultima lettura, con un voto di fiducia riguardo al quale, come è ovvio, le opposizioni hanno gridato allo scandalo e la maggioranza allo stato di necessità.

I 5 Stelle, amletici come da specifica tradizione, si sono astenuti, dimenticando il tweet di Beppe Grillo che accusava PD  e PDL di non volere una legge sulla materia e invocando l’opportunità di approfondire il discorso in Aula: evidentemente, trenta e passa anni di discussioni oltre a svariati passaggi del DDL fra le due Camere non li hanno ritenuti sufficienti.

La destra leghista, omofobica come da retrograda tradizione, non fa nemmeno notizia.

Le destre d’ispirazione cattolica, come da canonica tradizione, hanno gridato alla morte del matrimonio uno santo e indissolubile, dimenticando (o fingendo di dimenticare) che il matrimonio uno santo e indissolubile, se non è già morto, da un pezzo è moribondo a causa delle difficoltà economiche e della laicizzazione della società, che portano alla diminuzione dei matrimoni in generale e di quelli religiosi in particolare, e all’aumento delle convivenze more uxorio.

Un esempio facile facile: chi ascolta Il Ruggito del Coniglio, la migliore trasmissione radiofonica da vent’anni a questa parte, sa che a Marco Presta e Antonello Dose ascoltatrici e ascoltatori, intervenendo al telefono, se si riferiscono ai loro partner parlano sempre meno di mariti e di mogli e sempre più di compagni e compagne: un tempo sarebbe stato impensabile. Di dirlo pubblicamente ci si sarebbe vergognati e la Chiesa avrebbe gridato allo scandalo e al concubinaggio; oggi invece si trova del tutto normale vivere insieme, e fare dei figli, anche senza essere sposati.

D’altra parte la stessa Giorgia Meloni, che si erge a paladina dei valori della tradizione, paradossalmente proprio durante il più recente Family day ha annunciato, felice ma nubile, la sua imminente maternità. Coerente con la sua incoerenza, poi, ha dichiarato che se sarà sindaco di Roma rispetterà la nuova legge, diversamente dal suo antagonista Marchini che invece ha invocato, come i leghisti, un’improbabile quanto improponibile obiezione di coscienza: le nuove unioni non saranno celebrate ma registrate: c’è poco da opporsi. Ma si sa, per qualche voto in più si farebbe qualunque cosa. Anche smentirsi: Marchini, in altri tempi, aveva difeso la necessità del registro delle unioni civili.

A proposito di Family day (chissà perché, poi, questo vezzo del nome in inglese), il leader del movimento ha detto chiaro e tondo a Renzi che di questo strappo se ne ricorderanno, lui e i suoi, il giorno del referendum sulla riforma costituzionale. In altri termini, il tradizionalismo di quel signore riguarda oltre alla famiglia anche la visione della politica, che considera un po’ un mercato delle vacche: voterà NO, il pio difensore del talamo, ma non in base al contenuto delle riforme. Voterà NO per segnalare al premier che i cattolici abbandonano chi non si adegua ai loro (sacri) canoni.

A Renzi non è parso vero: con una dichiarazione di sicuro impatto mediatico, lui che su quel referendum dice di giocarsi tutto, ha affermato di aver giurato sulla Costituzione e non sul vangelo. Sul fatto che quella Costituzione sulla quale ha giurato la stia un tantino stravolgendo, ha sorvolato con la consueta abilità dialettica; ma di sicuro ha recuperato molte simpatie nell’area laica e antitradizionalista del Paese, quella insomma che guarda a sinistra ma senza scalmanarsi troppo.

L’affermazione più curiosa, però, l’ha fatta Gaetano Quagliariello, che nel lanciare i comitati per il referendum (un altro inutile e dispendioso referendum) per l’abrogazione della legge Cirinnà, in sostanza ha detto: questa legge, è vero, non consente di adottare il figlio della o del partner omosessuale; ma gli omosessuali ricorreranno in Europa e l’Europa, che ci tiene a difendere i diritti di tutti, accoglierà i loro ricorsi; quindi bisogna impedire che ciò avvenga abrogando la legge tout-court. Nella sua mite ferocia, insomma, Quagliariello ha ammesso che pur di negare alle coppie omosessuali un diritto, è pronto a negarglieli tutti.

Nel nome, va da sé, dell’amore cristiano.

Giuseppe Riccardo Festa.

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