La ripartenza del Paese: servirà condividerla con gli italiani

Il futuro è tutto legato a quando la task-force deciderà e proporrà al Governo

E anche Pasqua e Pasquetta è superata. Ci aspettano ancora quasi tre settimane di isolamento  tra le mura casalinghe, prima di capire cosa si farà. 

Tre ore è durata la prima videoconferenza tra il presidente del Consiglio e i diciassette superesperti, capitanati da Vittorio Colao, arruolati nella task-force per la ripartenza. 

Un commando anticrisi che dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio e che ha il compito di disegnare un’Italia diversa, che possa sfruttare al meglio la strada di una ripresa.

C’è poco da girare attorno. Il futuro è tutto legato a quando la task-force deciderà e proporrà al Governo. La questione è cruciale. 

Non bisogna fare voli pindarici. Serve molto studio, pazienza e soluzioni. Bisognerà avere ad occhio la burocrazia che avrà, c’è poco da fare, un ruolo determinante.

Le lungaggini vanno bandite. Serve una filiera di autorizzazione al passo con la tecnologia. 

Le cose da fare non sono facili. Riguarderanno la vita di tutti i giorni e in particolare il mondo del lavoro, cioè quello del sistema produttivo. 

È importante prepara in corso d’opera gli italiani. È d’obbligo Evitare conferenze stampe, stile Conte, dove si dettano i tempi e le modalità dei provvedimenti amministrativi dalla sera alla mattina. 

Che a loro volta trovano dinieghi a livello regionale e comunale. Punterei, invece, a una maggior condivisione e linearità durante la fase di studio. 

La seconda fase necessita, senza dubbio, di un coinvolgimento maggiore delle persone in quelle che saranno le regole da rispettare in futuro. Urge maggiore chiarezza c’è di mezzo il futuro prossimo del Paese. 

La riapertura, o meglio la ripartenza, sarà più complicata del lockdown. Serve una semplificazione di cui tutti parlano, ma ancora nesso si è adoperato. 

Nicola Campoli 

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