IL DIRETTORE GENERALE ASP DI COSENZA :   CHI VUOLE PRENDERE IN GIRO ?

di   Enrico Iemboli

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Quando si ricorre alla formalità burocratica e non si ha il buon senso oltre che il dovere di prendere atto delle mutazioni dello stato delle cose, si finisce quasi sempre per  sbagliare e si commettono errori  che condizionano esiti e persone.

Il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Cosenza Raffaele Mauro, con delibera n. 40 adottata  l’11 gennaio 2019, ha inserito l’utenza della nuova città unica i due Distretti diversi, quella dell’ex territorio del comune di Corigliano nel “Distretto Jonio Nord” , quella  dell’ex territorio del comune di Rossano nel “Distretto Jonio Sud”. A seguito disapprovazione spontanea dell’utenza interessata, il direttore ASP ha  chiarito che con la delibera n. 40 ha dato seguito al decreto  DCA n. 117 dell’agosto 2017 e che comunque non darà esecuzione all’atto deliberativo. L’atto deve essere formalmente annullato con altro provvedimento, altrimenti il chiarimento postumo dato dal direttore Mauro continua ad offendere la capacità intellettuale dei cittadini di Corigliano Rossano; egli sapeva e conosceva la nuova realtà che si è venuta a costituire con la creazione della nuova città, avvenuta non per “accorpamento” ma per “fusione”, già voluta dal referendum popolare del 22 ottobre 2017 ed in seguito approvata con la legge regionale del 2 febbraio 2018.        

La motivazione data dal direttore Raffaele Mauro mortifica più dell’atto stesso, perché se è vero che ad agosto 2017 in sede di programmazione dei Distretti Sanitari i due Comuni erano distinti, è anche vero che tale programmazione è stata attuata nel gennaio 2018, quando cioè la fusione dei due Comuni era già avvenuta e di  tale realtà il direttore Mauro ne era a conoscenza e ne è perfettamente consapevole in quanto attento conoscitore delle leggi e del territorio.  Il direttore Mauro, uomo di fine ed acuta intelligenza,  sa bene la differenza tra “accorpamento” e “fusione”, sono due cose diverse e distinte, perché l’uno unisce due elementi per fare un unicum, l’altra annulla gli elementi per crearne uno completamente nuovo.

Gli ex comuni di Corigliano e di Rossano non esistono più, sono stati fusi in un solo   che si chiama “Corigliano Rossano”.  Non credo che questo passaggio sia difficile da recepire, a meno che lo si vuole ignorare e fare finta che niente sia successo. 

Le altre pubbliche amministrazioni non lo hanno ignorato, hanno dovuto invece tenerne conto ed hanno cambiato i loro codici amministrativi di identificazione del nuovo comune.

Non voglio pensare che la delibera adottata dal direttore generale ASP sia stata fatta con l’obiettivo di continuare a mantenere divisa la popolazione delle due ex città che invece ha tanto bisogno di integrazione. Se dovesse essere così, chi dietro le quinta fa il regista deve prendere atto che “tirare le fila” non serve a nulla, i cittadini di “Corigliano Rossano” non hanno intenzione di subire più decisioni a loro danno.

Nel territorio c’è attesa per le elezioni della futura amministrazione comunale per avere una rappresentanza locale autorevole che difenda i diritti degli amministrati che vogliono riprendersi la dignità ed il ruolo che spetta alla terza città della Calabria.

Purtroppo, in questa fase transitoria di “vuoto di potere”, il nostro territorio è amministrato da un Commissario il quale ha rinunciato ad esercitare intensamente il ruolo per il quale è stato designato ed ha lasciato il territorio nell’abbandono più assoluto ove regna il degrado ed il depauperamento strutturale. 

Al Commissario ho chiesto e nuovamente chiedo di impugnare la delibera del direttore generale ASP  n.4/2019. Se lo ha fatto ne renda partecipe i cittadini, altrimenti si adoperi per farlo. Il Commissario, nominato dal Prefetto di Cosenza e non dal Ministero deli Interni, ha il dovere di amministrare nell’interesse della popolazione della nuova città di “Corigliano Rossano”.  Egli sa bene che non è commissario della sola gestione ordinaria ma di una città di nuova istituzione e deve farlo secondo le indicazioni della legge regionale n. 2/2018.

Cosa ha fatto?  Poco o nulla!

Un esempio vale per tutti. Poteva e doveva iniziare a progettare la realizzazione della nuova cittadella comunale con le infrastrutture viarie annesse da finanziare con una parte dei fondi che spettano alla nuova città (a proposito: li ha chiesti?). In questa direzione non ha fatto nulla di concreto né ha affrontato in modo serio e deciso il reimpossesso del suolo dove deve sorgere. Tale comportamento dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che non è determinato ad affrontare nessun problema e lascia tutto in eredità alla futura amministrazione comunale che sarà eletta nel prossimo mese di maggio.

Visto che è presente sul posto solo qualche giorno della settimana, non voglio credere che non si è adoperato per mancanza di tempo. Il Commissario è pagato (con indennità corrispondente alla fascia demografica di circa 80 mila abitanti) per risolvere problemi e per prendere le iniziative necessarie che la legge regionale istitutiva della nuova città prevede. Non ha fatto nulla di tangibile ed il malcontento è cresciuto nella popolazione che riversa il malcontento nell’avvenuta fusione.

Invito il Commissario ad avere un sussulto dignitoso decisionale, ai cittadini chiedo pazienza di questa fase e li invito a pensare a che cosa sarà la città fra 10-20 anni, la terza città della Calabria per importanza demografica e orografica, ma soprattutto per le ricchezze strutturali e per le attività che esistono sul posto.

 

Enrico Iemboli, cittadino di Corigliano Rossano

 

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