Il buio del Casello di Coltri

Erano solo quattro i treni che passavano ogni giorno per Coltri

Vecchio Casello ferroviario

Erano solo quattro i treni che passavano ogni giorno per Coltri. Quello dell’1.30 di notte segnava l’ultimo impegno per Mimmo. Casellante di lungo corso cui era stato destinato l’incarico da più di quaranta anni.

Giovanissimo era arrivato fresco di nomina dal profondo Sud. Il suo un Paese dove l’unica possibilità che aveva un giovane, arrivato alla maggiore età, era di arruolarsi a servizio del clan locale. Cosa che a Mimmo non passò minimamente per la testa.

Una volta finita la scuola superiore volle tentare il concorso bandito dalle Ferrovie dello Stato. Una tradizione di famiglia che con lui conquistò la terza generazione. Anche il papà era stato un casellante. Una categoria di lavoratori che sono investiti da una responsabilità ben precisa e che debbono avere determinate caratteristiche, una su tutte: una vita solitaria.

Non gli mancava tanto alla pensione. Per lui e la sua famiglia abbandonare quel posto era diventato un dramma. Il distacco era visto come un qualcosa di terribile. Andare ad abitare in centro paese, dove per fortuna con i risparmi di una vita avevano acquistato una piccola casa, appariva come una condanna a morte.

Non se la sentivano di rinchiudersi nelle quattro mura di un micro appartamento, specialmente durante la stagione invernale che da queste parti era davvero tanto rigida.

Il passaggio a livello si trovava in periferia e la famiglia Adamo si era ormai abituata a una vita in piena campagna a contatto con la natura e con nessuno nelle vicinanze. Non amavano stare con la gente.

Si era costruiti il loro piccolo regno. Tra orto e animali vari. In inverno e estate trascorrevano la loro giornata al piano terra del modesto stabile, mentre la sera risalivano al primo rialzato dove c’era una sola camera da letto.

La televisione era l’unico svago che si permettevano. La famiglia viveva dello stipendio dell’impiego pubblico che Mimmo riceva tutti i mesi. Sua moglie era una sarta finita che ogni tanto a seconda delle richieste portava a compimento piccoli aggiusti per le le persone anziane del Paese che la mandavano a chiamare. Avrebbe preferito ricevere tutti a casa direttamente e non interagire con le persone.

Mentre i loro due figli Pier Giulio e Potenza pure se in età scolare non frequentavano tanto i loro coetanei. É come se si fossero tutti chiusi in quello che era il loro invalicabile spazio che non gli andava assolutamente stretto

Il mondo cosmopolita e globalizzato non gli apparteneva per niente. Come se fosse restato fuori dagli stretti e invalicabili confini del loro casello e guai a chi glielo facesse notare. Diventava un loro nemico. E come se fossero stati depositari di un testamento di una vecchia società o vecchio modo di vivere cui non volevano per nulla rinunciare.

La loro micro comunità familiare aveva un marchio indelebile. Difficile da infrangere. Come se tutto fosse cristallizzato e scandito dal solo passaggio di quei quattro treni al giorno. Che non si fermavano, sfregiando ad alta velocità verso mete a loro sconosciute.

La curiosità non era padrone della loro coscienze. Mai che qualcuno avesse posto l’attenzione su dove fossero diretti quei treni e chi fossero quelle persone che a stento si scorgevano sulle varie carrozze. Personaggi sconosciuti. Come se accadesse qualcosa di innaturale, se non per il semplice fatto che il passaggio a livello dovesse restare chiuso al transito del treno.

Perché in fondo a loro poco importava che quei treni andassero solo verso Nord e mai nessuno, in quei quaranta anni di loro presenza a Coltri, andasse verso Sud. Un binario unico di solo andata.

Accadde un fatto cruciale la notte del 7 dicembre. Tutti dormivano al casello. Mimmo come al solito era sceso a chiudere il passaggio a livello dieci minuti prima del passaggio del treno. Cosa strana quella notte il convoglio non arrivò sfrecciando, ma passò lentamente. Subito Mimmo pensò che ci fosse qualche problema.

Ebbe paura che da lì a poco sarebbe accaduto qualcosa cui non avesse avuto la forza di affrontare. L’ansia gli salì a mille. Sentì le gambe tremare. Rimase pietrificato quando il treno si fermò proprio davanti al casello. La sua insicurezza, dovuta ad anni di isolamento, lo intimidì e lo paralizzò. Non sapeva proprio come si fosse dovuto comportare.

Quel sottile filo che separava il reale dall’irreale stava per crollare. Non avrebbero mai voluto trovarsi in quel momento. Indifesi verso un mondo sconosciuto che in quel preciso istante era rappresentato da un treno e sui viaggiatori. Persone sconosciute che avrebbero infranto il loro incantesimo. Qualcosa cambia all’improvviso. Il tempo anteriore che sta per sconfinare in modo compatto nel posteriore.

Fu allora che Mimmo salì a svegliare i suoi figli e sua moglie. L’unica reazione fu quella di barricarsi dentro casa. Di scorgere tra le fessure delle finestre cosa stesse succedendo all’esterno nel loro regno. Guardavano all’onda del tempo non previsto.

Fu in quegli istanti che si accorsero della loro fragilità. Una consapevolezza che toccarono con mano. Di non sapere affrontare le insidie che provenissero dal mondo di fuori, che loro avevano sempre respinto.

Tutto quello che c’era al di là del loro regno. La paura e l’incognito che provarono quella notte gli fecero comprendere che la vita era tutt’altra cosa che rinchiudersi in quattro mura. La vita era una forza indifferente al tempo.

Aprire i loro cuori al mondo doveva diventare una loro costante. L’instabilità qualcosa da gestire. Per riuscire a regalare amore e riceverlo.

Avere paura di un treno che si era fermato a pochi metri dalle loro finestre era impensabile. E pure era successo. La debolezza declamata era un pensiero troppo forte da sopportare.

L’emozione della scoperta era una battaglia da vincere. Quando però si ha il coraggio di sognare e affrontare la vita. E ciò sarebbe dovuto appartenergli da quel momento in avanti. Rinunciare a un modello. Perché i modelli insomma non sono un esempio da seguire.

Decisero quindi di incamminarsi lungo una strada diversa, ma le sorprese non mancarono. Gioia e dolore gli fecero compagnia, ma nessuno di loro ebbe mai il coraggio di prendere un treno. Adesso c’era da conquistare un nuovo mondo. E così si aprì una esile speranza sul loro futuro.

Nicola Campoli

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