I RACCONTI DI NICOLA CAMPOLI  NELLA RECENSIONE  DEL PROF. FRANCO LIGUORI

I RACCONTI DI VITA E DI PASSIONE di Nicola Campoli appartengono a quel genere di composizioni letterarie che vanno sotto il nome di  “letteratura della memoria”, o “memorialistica”, un genere presente in ogni epoca della nostra storia letteraria, ovviamente con caratteristiche formali e motivazioni sempre diverse, a seconda dei momenti storici in cui gli autori scrivono. La memorialistica viene spesso fatta coincidere con l’autobiografia “tout court”,  anche se talvolta non c’è perfetta coincidenza tra i fatti narrati e la storia personale dell’autore. Nel caso del libro di Nicola Campoli, si tratta di un racconto retrospettivo che l’autore fa della propria esistenza, rievocando fatti, episodi, figure che sono stati per lui particolarmente importanti e che hanno determinato lo sviluppo della sua personalità. L’autore sembra prendere coscienza di sé attraverso i ricordi ed è testimone o, a volte, protagonista delle vicende narrate. Il libro sembra nascere dal bisogno dell’autore di fare i conti col suo vissuto, una volta raggiunta una certa età, che lo fa guardare con nostalgia ed a volte, anche con rimpianto, agli anni della sua infanzia, della sua adolescenza o al periodo giovanile. A me è parso che questo momento di auto-raccontarsi sia giunto un po’ presto per l’amico Nicola, non avendo lui ancora nemmeno cinquant’anni ! Ma una spiegazione in tutto questo c’è, a mio vedere !    Una volta i “cambiamenti” nella società, nei modi di vivere erano molto lenti e ciò dava più tranquillità, più sicurezza alle persone, che avevano dei punti di riferimento stabili per il loro agire, dei “valori” a cui aggrapparsi, come la famiglia, il lavoro, la solidarietà verso i meno fortunati di noi, l’amicizia e – perché no ? – la religione, il messaggio cristiano. Oggi viviamo tempi frenetici in cui tutto cambia  nel volger di pochissimi anni. Poche generazioni come quelle degli ultimi vent’anni hanno visto nel breve volgere di pochi anni mutazioni di vita e di costume così repentine, da non sentirsi più a loro agio in una società che appare profondamente cambiata rispetto a quella in cui si sono formati.   Ecco perché, per Nicola, che era “ragazzo” negli anni Settanta, il mondo di quel periodo è ormai  molto più lontano dello spazio cronologico dei 40 anni che da esso ci separano. E a quel mondo, per lui “mitico” e “favoloso”,  egli guarda con nostalgia e con qualche rimpianto, e lo descrive nei suoi racconti, con una scrittura immediata e colloquiale, frutto anche della sua buona cultura di base e della sua pratica di giornalista. I suoi racconti , brevi e qualche volta brevissimi, appaiono, dal punto di vista contenutistico, slegati l’uno dall’altro, ma un filo conduttore ce l’hanno ed è la lettura dell’anima, dei ricordi,  dei momenti importanti della sua vita; il motivo ispiratore che muove Nicola a scrivere è la sua volontà di difendere i valori in cui egli crede e di trasmetterli alle nuove generazioni, di esternare i suoi sentimenti, di manifestare il suo impegno “politico”, nel senso più nobile del termine, di membro attivo e vigile della sua  comunità, della sua “polis”.

Dai racconti di Nicola emergono tre aspetti della sua personalità : a) il figlio; b) il padre; c) il cittadino. Presentandosi ora sotto un aspetto, ora sotto un altro,  l’autore fa emergere i valori in cui egli crede, che sono : l’attaccamento alla famiglia, il senso civico, il rispetto per il prossimo, la comprensione umana, il saper dialogare serenamente con tutti.

Sono veramente tanti i racconti di Nicola, che descrivono  aneddoti di vita vissuta o contengono riflessioni su personaggi importanti della vita del nostro Paese. Al periodo dell’infanzia ci porta “La Legnano azzurra” in cui l’autore ricorda la felicità che lo prendeva quando la mamma, durante le estati della sua infanzia, lo portava al mare, su una vecchia bicicletta, una Legnano color azzurro, ultimo regalo avuto dal marito, scomparso prematuramente, quando Nicola aveva soltanto 3 anni.  Il bambino si stringeva, tutto tremante, alla madre  e quell’abbraccio gli dava tanta sicurezza. Di quella vecchia bicicletta Nicola parla come se si  trattasse di una persona cara. Ai ricordi dell’infanzia è legato anche il racconto “L’armadio”, dove si narra dell’ingenuo gioco che un tempo affascinava i bambini e che anche lui soleva fare: quello di chiudersi nelle 4 pareti di un armadio e  volare a briglie sciolte sulle ali della fantasia, immaginando un mondo colorato, fiabesco e, comunque, diverso da quello reale.

Nicola ricorda, in un altro racconto, anche il suo primo, precocissimo, innamoramento: quello per una ragazzina dagli occhi vispi e con un taglio di capelli sbarazzino: Giovannella, “ricca di dolcezza, femminilità e naturalezza”, alla quale dedicava disegnini con cuoricini colorati ed iniziali di lettere. Nicola ricorda che, quando la vide, un giorno, senza grembiule, ne rimase folgorato e le corse incontro, volendola abbracciare; ma lei scappò via, lasciandolo in una angosciosa delusione. Nicola ha nostalgia di quegli anni, quando i bambini si accontentavano di poco, non chiedevano giocattoli sofisticati e bastava una palla di carta arrotolata e tenuta insieme dallo scotch per divertirsi lanciandola contro le pareti della propria stanzetta !  “Quanto diversi i bambini di oggi !” – egli vuole dirci – che hanno le stanzette stracolme di giocattoli di ogni specie e sono sempre insoddisfatti. Per non parlare dei telefonini che oggi corrono per le mani dei bambini fin dalla prima elementare ! La verità è che anche i genitori sono responsabili di questa situazione. Essi dovrebbero pensare di più a trasmettere valori ai propri figli e meno a riempirli di regali costosissimi.  Più valori e meno multimedialità e tecnologia !   Anche il racconto “Il presepe” documenta la nostalgia di Nicola per gli anni della sua infanzia: “allestirlo era un rito emozionante” e così pure invertire le posizioni dei pastori da un giorno all’altro. Passava ore ed ore a guardarlo illuminato, viaggiando con la mente nel mondo della finzione. Di presepi Nicola ne vedrà tanti nella sua vita, ma il più suggestivo e affascinante rimarrà quello della sua infanzia !  Non meno emozionante il ricordo della “letterina di Natale” e l’amarezza di non poter scrivere, come facevano gli altri bambini, “caro papà”, dal momento che egli rimase orfano del padre a soli 3 anni.

Al mondo degli affetti familiari ci riporta il racconto “Zio Alfonso”, in cui Nicola ci narra di un suo zio materno, al quale fu sempre molto legato e che considerò come una figura paterna di riferimento, considerato che egli il suo papà lo perse troppo presto, quasi senza averlo conosciuto !  Quando  questo suo carissimo familiare si ammalò di alzheimer, e con la malattia si spense irreversibilmente il suo cervello, Nicola ne fu molto dispiaciuto, ma continuò a volergli bene come prima e ad assisterlo !

Agli anni dell’adolescenza di Nicola ci porta la pagina da lui dedicata all’attrice Laura Antonelli, “icona erotica” degli Settanta, soprattutto nel film “Malizia”, ambientato nella Sicilia degli anni  Cinquanta. Le immagini sexy di quel film sono impresse nella mente dei ragazzi  e dei giovani di quella generazione.

Nicola dichiara espressamente di “nutrire qualche rimpianto dei tempi andati”, anche quando pensa alle cabine telefoniche, ormai scomparse,  o alle foto fatte scattare da un passante, quando ci si recava, da soli o in compagnia di amici o familiari, in visita in qualche città o posto nuovo. O anche ci racconta della “radiolina” avuta in regalo in occasione della prima comunione da un’amica della madre, una sorta di “piccolo oggetto del desiderio” che accompagnò la sua adolescenza. Da quella radiolina Nicola ascoltava i “giornali radio” della RAI e le radiocronache sportive della domenica-pomeriggio (“Tutto il calcio minuto per minuto”). Da lì iniziò la passione per il giornalismo  e per quella che egli chiama la “socializzazione dell’informazione”, che coltiva ancora oggi !

Oltre ai ricordi legati agli anni adolescenziali e giovanili, Nicola non manca di riflettere su personaggi  del nostro tempo, come Giovanni Falcone , il magistrato che lottò con coraggio contro la mafia e fu ucciso a Capaci nel 1992, o l’attore Luca De Filippo, figlio del grandissimo Eduardo, prematuramente scomparso, proprio quando andava assumendo sempre più gli atteggiamenti e la mimica teatrale del padre.

Questo libro di Nicola, come scrive il prefatore Nino Daniele, è uno “zibaldone di pensieri” sulla vita di ieri e di oggi. Nicola ama la vita, ma è consapevole della sua fragilità  e, da persona seriamente impegnata, che puntualmente segue, con puntuali riflessioni giornalistiche, i fatti della sua città, Napoli, ma anche della nostra Cariati, una sorta di “seconda patria” per lui, ha inteso trasmetterci il suo pensiero con semplicità ed  una scrittura sdegnosa dell’enfasi retorica e sentimentale. A mio parere, c’è riuscito egregiamente e noi non possiamo che ringraziarlo e congratularci con lui.

 

                                                                                                          Franco LIGUORI

 

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