Le uniche imposte che piacciono agli italiani sono quelle delle finestre. E i partiti lo sanno.

Dunque Giuseppe Conte, dopo che nel precedente s’era comportato come una sommessa pecorella e si era lasciato imporre fior di condoni, nel suo secondo governo ha deciso di farsi leone, di battere i pugni sul tavolo e di imporsi ai suoi ministri e ai partiti che gli puntellano il governo: la lotta all’evasione, perdindirindina, ha deciso che va fatta. Che bisogna stanare quella parte disonesta del mondo di artigiani, liberi professionisti e commercianti che evade le tasse.

Ma subito si sono alzati alti lai e lamentazioni, che al confronto Geremia era un dilettante e Giobbe un blando masochista. Tutti, o quasi, hanno subito detto in coro che non è giusto demonizzare intere categorie di lavoratori.

Per giunta, direbbe Massimo Giletti, noto esperto di gossip e di diritto costituzionale: chi è questo Giuseppe Conte? (Oddio, in effetti un anno e mezzo fa o giù di lì ce lo chiedevamo un po’ tutti) Mica è stato eletto dal popolo! (Oddio bis: questo, fino allo stesso anno e mezzo fa, ma a proposito degli altri, lo dicevano anche i grillini, che l’hanno messo là e poi ce l’hanno pure rivoluto, anche se adesso lo contestano).

Secondo tutti, o quasi tutti, questa legge di bilancio cantata dalle lugubri prèfiche del PD, prezzolate da Conte, che punta il dito contro gli artigiani, i liberi professionisti e i commercianti disonesti e pretende di far loro pagare le tasse, è iniqua e malvagia. E hanno ragione, perbacco baccone!

Massì, dài: rendiamoci conto. Artigiani, liberi professionisti e commercianti, che il cattivo presidente del Consiglio vuole sottoporre a un controllo bolscevico (secondo leghisti, forzisti e fratellisti d’Italia) o fascista (renziani e LEU) pretendendo che emettano scontrino ogni volta che vendono qualcosa, aggiustano un tubo, dipingono una facciata o fanno una visita specialistica, hanno il diritto di incacchiarsi. Bene fanno dunque Renzi, Di Maio, Berlusconi, Salvini, Meloni e tanti altri (inclusa la proprietaria del ristorante cinese vicino a casa mia che ride sempre, mi dice cordialissima “buonasela, glazie, ciao” ma storce in naso perché la pago col bancomat e le tocca farmi la ricevuta), bene fanno, dicevo, a puntare contro Conte il loro indice accusatore e, emulando i bravi manzoniani, a dire minacciosi: questa legge finanziaria non s’ha da fare, né domani né mai.

Che razza di pretesa sarebbe, questa, di costringere i disonesti di queste categorie a pagare il 70% o giù di lì di IRPEG che, statistiche alla mano, effettivamente evadono, per non parlare dell’IVA? Ma vogliamo scherzare? Ma in che mondo viviamo?

Tanto chi le tasse le paga c’è già, non rompiamo le scatole alla gente che le elude e le evade. Per esempio ci sono i pensionati e ci sono i lavoratori dipendenti (terzo oddio: in effetti ci sono quasi  solo i pensionati e i lavoratori dipendenti, ma non stiamo là a sottilizzare). È arcinoto, dati alla mano, che certi lavoratori dipendenti denunciano al fisco un reddito superiore a quello dei loro datori di lavoro: beh, è giusto, allora, che paghino più tasse, che cavolo!

E poi, dài, non scherziamo: quegli artigiani, commercianti e liberi professionisti si fanno un mazzo così per mandare avanti la bottega, lo studio o il negozio. Glielo vogliamo concedere o no un momento di evasione? D’accordo, è evasione fiscale; ma mica vorremo fargliene una colpa, se loro si divertono così, no?

E poi, soprattutto, non dimentichiamoci la cosa più importante: saranno anche disonesti, saranno anche scarsi di senso civico, saranno anche di pessimo esempio; ma questi artigiani, commercianti e liberi professionisti hanno un merito speciale.

Questo merito, agli occhi Di Maio, Renzi, Salvini e Berlusconi e Meloni li rende sacri, inviolabili e degni del massimo rispetto e della massima protezione: artigiani, commercianti e liberi professionisti votano.

Giuseppe Riccardo Festa

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