Gli aumenti: tutti zitti per luce, gas e autostrade, tutti strillano per i sacchetti.

C’è qualcosa di surreale nel polverone, nei sussurri e negli alti lai che da tante parti si levano per commentare con sdegno l’obbligo, introdotto a partire dal primo di questo gennaio 2018, di utilizzare sacchetti biodegradabili per l’acquisto di frutta e verdure.

Le contestazioni nascono dal costo dei sacchetti in questione, che dovrebbe oscillare fra uno e cinque centesimi e ricadrà sul prezzo del bene acquistato; stando a quanto ho potuto constatare, peraltro, sembra che i supermercati si siano orientati per un addebito di due centesimi, ossia € 0,02 (leggasi: Euro zero-virgola-zero-due).

In Italia, si sa, tutto è politica, e così non è mancato chi ha insinuato che questa norma sia in realtà un favore elargito a una società appartenente a una conoscente di Matteo Renzi; altri si sono messi a strologare sull’onere aggiuntivo che si abbatterà sulle esauste finanze delle famiglie italiane e dimenticando, stranamente, i contestuali – e pesanti – aumenti di elettricità, gas e pedaggi autostradali,  gridano alla tassa occulta, allo sfruttamento dei cittadini, all’impoverimento incombente di masse proletarie defraudate di così ingenti somme.

Tutto questo strillare per qualche spicciolo, a cui in realtà anche il più povero dei poveri manco fa caso e che spesso alle casse è oggetto di arrotondamento (“Ha i 2 centesimi?” – “No, mi spiace” – “Non fa niente, me li darà un’altra volta”) appartiene alla classica sindrome dei capponi di Renzo, quella che Alessandro Manzoni ha descritto magistralmente ne “I promessi sposi”.

Ricordate, miei ventiquattro coltissimi lettori? Furioso per la soperchieria subita a opera del prepotente don Rodrigo e del pavido don Abbondio, Renzo Tramaglino va a cercare giustizia dall’Azzeccagarbugli e per ingraziarselo gli porta quattro capponi vivi, che camminando strapazza involontariamente perché ragiona fra sé e gesticola continuamente. E i capponi, invece di cercare di ammortizzare gli scuotimenti, s’ingegnano a beccarsi fra loro.

La norma sui sacchetti, che approvo e sottoscrivo, nasce in ambito comunitario e mira a ridurre la quantità di plastica che si riversa quotidianamente nell’ambiente, al punto che nel Pacifico si è formata un’immensa isola galleggiante fatta proprio di rifiuti plastici; anche il nostro Mediterraneo ne è pieno. La plastica è poi ingerita dai pesci, dagli uccelli e dai mammiferi marini, uccidendoli,  o si riduce in micro particelle, che quando affondano coprono i fondali e li soffocano.

A me, figuratevi, danno fastidio anche i sacchetti di plastica per strada: se ne vedo qualcuno spesso lo raccolgo e lo deposito nei cestini dei rifiuti. Gesti minuscoli, certo; ma se tutti facessimo così forse il problema non si porrebbe.

Io dunque sono irritato, sì, dagli aumenti: ma da quelli dell’energia, perché sospetto che gli aumenti dei prezzi di gas e petrolio siano dovuti a speculazione più che a fatti oggettivi. Due centesimi per un sacchetto invece li pago volentieri, se contribuiscono a ridurre l’inquinamento che sta soffocando il mondo, e non solo quello ma anche la mente di tanti contestatori: quelli che dicono “non è per i soldi ma per il principio” ma in realtà, lo sappiamo benissimo, contestano solo ed esclusivamente per i soldi.

Anche se sono pochi, miserabili spiccioli.

Giuseppe Riccardo Festa

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