GINO PAOLI: REATO PRESCRITTO

Insomma era vero, anche se io mi rifiutavo di crederci (forse i miei ventiquattro lettori se ne ricordano, ma per chi l’avesse dimenticato ecco il link: http://www.cariatinet.it/tanto-va-la-gatta-al-lardo/ ):  il severo Gino Paoli, ex deputato indipendente eletto nelle liste del PCI (va be’, da indipendente; ma sempre liste del PCI erano), aveva incassato due milioncini di euro alle feste dell’Unità (capito? feste dell’Unità) ma se li era fatti pagare in nero, e li aveva mandati a Lugano. Però niente processo penale. Forse il buon Gino dovrà comunque pagare qualcosa al fisco, ma il pericolo maggiore è scongiurato: assolto per prescrizione.

Quando la faccenda scoppiò, Paoli dovette dimettersi dalla presidenza della SIAE e annullare alcuni concerti minacciando comunque di “spaccare la faccia” a chiunque osasse fare della satira sul suo peccatuccio; ora, però, ha dovuto ammettere che sì, effettivamente, quei soldi li aveva incassati sottobanco, e sì, ripensandoci, è proprio in Svizzera che li aveva mandati. E si è giustificato, ammettendo infine la marachella, dicendo che “era un sistema diffuso”.

Che poi, anche se con parole diverse, è lo stesso alibi che invocavano gli imputati di corruzione, a partire da Arnaldo Forlani e Bettino Craxi, all’epoca di Mani Pulite: “Lo fanno tutti”.

Ma non me ne vogliano i miei ventiquattro lettori se li invito a pensarci bene prima di indignarsi: meno in grande stile, è lo stesso alibi che invochiamo anche noi quando lasciamo i rifiuti in mezzo alla strada, lasciamo là la cacca di Fido, superiamo i limiti di velocità, paghiamo in nero l’idraulico, acceleriamo anziché fermarci quando il semaforo giallo è lì lì per diventare rosso, saltiamo le file, fumiamo dove è vietato, andiamo in moto senza casco, timbriamo il cartellino (magari anche per cinque o sei colleghi) e ce ne andiamo per i fatti nostri: “lo fanno tutti”.

È l’alibi nazionale, la sanatoria per tutti i peccati, grandi e piccoli, che commettiamo ogni giorno: “lo fanno tutti”.

Ora Gino Paoli, se ha un po’ di pudore,  si asterrà dal far sentire la sua – peraltro ormai incerta – voce contro i tre amici al bar che non vogliono più cambiare il mondo: ci vorrebbe una certa dose di faccia tosta, per pretendere di cambiare il mondo cantando, ma volerlo allegramente com’è contando (quattrini, interessi e tasse evase).

Ma va tutto bene, Gino, non ti preoccupare: per qualche tempo ci sarà chi storcerà il naso, vedendoti, e scuoterà la testa; qualcuno sghignazzerà, anche; ma passerà. C’è un’altra cosa che ci accomuna tutti, a noi italiani, oltre all’incoerenza tra il dire e il fare, ed è la tendenza all’amnesia. Lascia che passi qualche mese – ma che dico qualche mese?  Al massimo qualche settimana – e tutta la faccenda finirà nel dimenticatoio. E quando – fra cent’anni – lascerai questo mondo, tutti si ricorderanno solo di quant’eri bravo a scrivere e cantare, soprassedendo sul fatto che eri bravissimo anche a evadere le tasse.

Solo un suggerimento mi permetto di darti: anche se sei genovese, inserisci nel tuo repertorio quel vecchio classico napoletano, lo conosci? Quello che dice:

     chi ha avuto, ha avuto, ha avuto;
     chi ha dato, ha dato, ha dato;
     scurdamm’ce ‘o passato: simm’e Napule, paisà.

Giuseppe Riccardo Festa

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