Finché c’è Sanremo c’è speranza. Cioè…

Riassumendo: Trump è presidente degli USA, Le Pen rischia di diventarlo della Francia, che vuole portare fuori dalla Comunità e dall’Euro, e il Regno Unito è già praticamente fuori; l’Italia rischia la procedura di infrazione per sforamento del deficit di bilancio, gli immigrati – quelli che non annegano prima – continuano a riversarsi sulle nostre spiagge, ma il governo, con l’appoggio entusiastico dell’Europa, si è messo d’accordo con la Libia perché invece di lasciarli partire se li tenga nei suoi campi di concentramento, la nostra filosofia essendo “Occhio non vede, cuore non duole”. Un iceberg grande come la Liguria si sta staccando dall’Antartide, mentre al capo opposto l’Artico si sta squagliando, per la gioia delle compagnie petrolifere che, con la benedizione del sullodato Trump, vogliono fare i soldi inquinando anche quello. Terremoti e maltempo continuano a imperversare, se non sulle strutture, certamente sui nervi delle popolazioni dell’Italia centrale dove qualcuno comincia a perdere la pazienza perché teme i soliti tempi biblici e i soliti intrallazzi economici per la ricostruzione, e la disoccupazione si accanisce soprattutto sul Sud e soprattutto fra i giovani, i quali sono anche vittime, dicono 600 docenti e intellettuali,  di una pessima conoscenza della lingua italiana. Restando in Italia e passando alla politica, il rinato partito della sinistra si scinde in due ancor prima di essersi riunificato e anche nel PD tira aria di scissione: qualcuno dice che la voglia di scissione è l’unica cosa, in quel partito, che sia ancora di sinistra. Tutti sono incuriositi, incazzati, tifosi o sghignazzanti per le vicende tragi-comico-grottesche del sindaco – anzi, sindaca, anzi, sindachessa – di Roma, che va avanti forte della benedizione di Beppe Grillo che a quanto pare è il suo unico punto di riferimento, anche se Grillo non risulta far parte del novero dei suoi amministrati, né risulta eletto e ancor meno eleggibile a un qualunque incarico istituzionale. Grillo il quale non accetta che i “suoi” rappresentanti nelle istituzioni osino esprimere idee e concetti preventivamente non sottoposti al vaglio della censura – pardon – dello staff di comunicazione della Casaleggio & Associati SRL. Fra tutti i partiti si parla di elezioni subito, o forse quasi subito, o forse meglio aspettare, o vabbè vedremo.

Fine del riassunto. Così va il mondo, e scusate se ho dimenticato qualche dettaglio.

Il quadro è ben poco allegro; ma a rassicurare lo spirito, avvilito da una siffatta congerie di fosche notizie, giunge la certezza che anche quest’anno, e per la precisione a partire da domani, si celebrerà la liturgia che dal lontano 1951 offre agli italiani la garanzia che tutto va bene, che tutto si aggiusta e che in mezzo al mare magnum delle incertezze, degli orrori del presente e dei timori sul futuro si erge sicuro il bastione del festival di Sanremo, sempre uguale a sé stesso nel suo perpetuo e camaleontico trasfigurarsi, sempre infarcito di paillettes e lustrini e ospiti internazionali e spot pubblicitari, sempre incentrato (almeno in teoria) su una serie di dimenticabilissime canzoni, che in effetti di solito nessuno si ricorda due mesi dopo la kermesse; e che tutti criticano, ma tutti comunque, magari solo cinque minuti ogni tanto, vanno a vedere com’è.

Quest’anno la novità è costituita dalla presenza accanto a Carlo Conti  di Maria De Filippi, famosa perché è il marito di Maurizio Costanzo e punta di diamante di Mediaset, il presunto primo concorrente della RAI. Il che vuol dire che in realtà Rai e Mediaset non sono poi così tanto concorrenti, e che a opporsi al loro strapotere c’è solo La7: insomma stiamo freschi. Parteciperà, con una copertina iniziale, anche Maurizio Crozza (che infatti ha lasciato La7), la cui satira da qualche tempo è divertente come un purgante e liberatoria come una cappa di piombo: se quello sarà l’avvio delle serate, sai che allegria il resto.

Chi canterà al festival? Come saranno le canzoni? La domanda può sembrare oziosa, visto che le canzoni, come dicevo prima, sono un aspetto tutto sommato marginale dello spettacolo. Ma ai miei ventiquattro pazienti lettori prometto di seguire soprattutto quelle, e di raccontare dalle pagine di Cariatinet le sensazioni che trarrò dal loro ascolto.

Gli spot promozionali non sono molto incoraggianti al riguardo, visto che in quelle clip abbiamo visto cantare Sanremo da aborti grigiastri di presunta origine extraterrestre, da feti plagiati già prima della nascita e, quel che è peggio, anche dagli animali della fattoria; tra i quali il mio occhio maligno ha notato, tra cavalli, mucche e oche, anche, ahimè, la presenza di cani e porci.

Giuseppe Riccardo Festa

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