“Era d’estate”: un film di cui presto si sentirà parlare!

Il ricordo dei Giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone all'Asinara nell'estate del 1985

È’ destinato probabilmente nelle prossime settimane a far parlare tanto il film “Era d’estate”. Il ricordo della stagione del sole di più di trenta anni fa, quando i Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, unitamente alle loro famiglie, trascorsero un lungo periodo di “soggiorno obbligato” nella foresteria del carcere sardo di massima sicurezza dell’Asinara.

Entrambi vengono prelevati di tutto punto di notte con i loro familiari, dopo che a Palermo si é compreso del serio rischio di un attentato ai loro danni. All’epoca siamo alla vigilia del maxiprocesso alla mafia del quale i due magistrati si stavano sforzando di dimostrare l’esistenza: come entità materiale e non suggestione dell’immaginario.

Falcone e Borsellino restano isolati senza riuscire neanche a ricevere i documenti su cui lavorare che restarono, non si sa per quale motivo, nei loro uffici della Procura palermitana. La loro fu una “vacanza coatta” come Falcone più tardi dichiarò.

Licia, la figlia maggiore di Borsellino, scivola in quelle settimane in una forma di preoccupante anoressia che costringe il padre a ritornare a Palermo per farla curare. Occasione, tuttavia, per ritirare di persona i preziosi faldoni dell’inchiesta e portarli con sé all’Asinara quando vi fa ritorno. Così il lavoro di studio di entrambi riprende. A un certo punto, senza comprenderne i motivi, come erano stati prelevati dalle loro abitazioni Falcone e Borsellino fanno ritorno a Palermo. Il film termina inesorabilmente con questa scena.

Sappiamo che quattro mesi dopo inizierà a Palermo: il maxi processo che terminerà con 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi di lire di multe da pagare dai componenti di quella che sarà finalmente riconosciuta “Cosa Nostra”. Sette anni dopo, nella stagione tragica di Palermo, Falcone e Borsellino saranno assassinati a pochi mesi l’uno dall’altro con i loro uomini di scorta.

Un pregevole film che con sobrietà ed equilibrio descrive una pagina triste del nostro Paese. Tanti forse avranno dimenticato. Al contrario é giusto ricordare Falcone e Borsellino e i loro uomini che sono stati degli eroi e delle persone oneste.

Non c’è pretesa, insomma, di elevare la pellicola a chi sa quale “documento”, tanto meno di costruire attorno ai due magistrati – così diversi ma altrettanto complementari fra loro – un’impalcatura di mitica ridondanza. Si vuole solo marcare un momento critico dell’Italia e dello Stato, lasciando alle generazioni che sono venute successivamente un ricordo immune a tentazioni retoriche che lasci però il segno.

Sono dell’idea che ciascun italiano deve avere il piacere di invitare, amici e conoscenti, a una sensibile partecipazione alla proiezione del film. Un sano contributo essenziale, a questa intrapresa, lo danno anche gli attori: Massimo Popolizio che dà il volto a Giovanni Falcone e Giuseppe Fiorello che recita la parte di Paolo Borsellino.

Alla ripresa dell’anno scolastico il film diventi motivo di confronto e dibattito tra studenti, docenti e amministratori pubblici. Al ricordo devono seguire i fatti e le nuove generazioni devono sapere e conoscere ciò che un tempo non tanto lontano é accaduto in una regione del nostro Paese che merita attenzione e partecipazione.

Nicola Campoli

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