Daniele Pecci in “Scene da un matrimonio” CARIATI: VA IN SCENA LA CRISI DELLA COPPIA Alessandro D’Alatri rivisita Bergman

Daniele Pecci in “Scene da un matrimonio” CARIATI: VA IN SCENA LA CRISI DELLA COPPIA Alessandro D’Alatri rivisita Bergman di Assunta Scorpiniti FONTE: Il Crotonese del 22.02.2011 Un uomo e una donna, con la loro relazione, in un vortice di sentimenti indecifrabili e fra gli schemi di una convivenza conforme al canone della società borghese, caratterizzato da una quotidianità alienante e dai doveri dell’ascesa sociale. Nell’adattamento del celebre film di Ingmar Bergman “Scene da un matrimonio”, prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo con la regia di Alessandro D’Alatri, i protagonisti Giovanni e Marianna vi si trovano immersi, con i conflitti esistenziali dell’odierna generazione dei trentenni e le situazioni della loro vita coniugale. Daniele Pecci e Federica De Martino ne sono, non solo per età e volto, interpreti eccellenti che, al teatro comunale di Cariati, hanno dato prova di preparazione e talento, ricevendo grandi applausi da un pubblico esigente e costante nella presenza a tutti gli eventi della seconda stagione di prosa, in corso di svolgimento nella struttura cariatese. Dopo il fortunato avvio della prima esperienza, nel 2010, anche quest’anno, grazie all’intesa stabilita tra l’Amministrazione comunale e il consorzio dei Teatri Calabresi Associati guidato da Mimmo Pantano, la cittadina jonica può vantare un prestigioso cartellone di spettacoli con compagnie ed attori di primo livello. La pièce ispirata al lavoro del grande regista scandinavo e rappresentata lo scorso 11 febbraio, viene, infatti, dopo “La strana coppia” di Neil Simon (19 gennaio), “Un sogno nella notte dell’estate” di William Shakespeare (2 febbraio); seguiranno “Studio di Radio Argo” di Igor Esposito (25 febbraio), “Pitagora e la Magna Grecia” di Mario Moretti (22 marzo) per concludere, il 6 aprile, con “Finale di partita” di Samuel Beckett. A fronte dell’edizione cinematografica, che si svolgeva intorno alla vicenda matrimoniale di una coppia del Nord Europa agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, il testo di Bergman è stato proposto con una rilettura assai calzante a quella che è la realtà della vita di coppia nell’Italia attuale. Come sfondo ideale il regista D’Alatri ha indicato i luoghi vissuti da Giovanni e Marianna nella loro routine familiare e come scena, in senso letterale, una suggestiva quanto sobria cornice, realizzata da Matteo Soltanto con giochi di luce e teli candidi, che hanno conferito una sorta di immaterialità al contesto ed evidente centralità ai due personaggi. Tutto, infatti, si gioca sul rapporto uomo-donna, nel percorso matrimoniale ed esistenziale di Marianna, avvocato divorzista e Giovanni, professionista nel campo dell’energia eolica. Il loro menage familiare, apparentemente perfetto e ovattato, subisce gli effetti devastanti della crisi determinata dall’abitudine e dalla necessità di uscire dalla gabbia delle convenzioni, nella ricerca di dare senso a un’unione frantumata ma contraddistinta dal necessario autocontrollo richiesto dallo stato sociale. Per quanto la protagonista cerchi di ricomporre il quadro, esplorando, com’è tipico della natura femminile, ogni sfumatura di entrambi, il marito (e qui Daniele Pecci è stato particolarmente bravo), non va oltre un ragionamento essenziale, che, tuttavia, lo conduce lontano da Marianna e da un’insopportabile ordinarietà, in una nuova relazione in cui non si sentirà realizzato. Incomprensioni, dolore, fughe, tradimenti, solitudine, sensi di colpa e una passione che continua, nonostante tutto, a legare, caratterizzano i due coniugi nella narrazione scenica, fino all’epilogo di una separazione, formale e scontata, com’è stata la loro vita a due. Marianna e Giovanni si ritrovano, infatti, nell’ultima scena, a vivere da amanti che tradiscono i rispettivi coniugi con cui si sono poi risposati, senza, però, tormentarsi, nella consapevolezza di aver realizzato un percorso necessario. Il messaggio finale non sta nella libertà del tradimento, ma in quella del cambiamento personale, che ha consentito ad entrambi di trovare, dopo una lunga e dolorosa ricerca, se stessi e la propria identità; di accettarla, imparando a dialogare con l’altro.

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