Cinque questioni da chiarire sull’ammodernamento del Megalotto 3 della S.S. 106

L’ammodernamento del Megalotto 3 che riguarderà la strada Statale 106 ionica calabrese nel tratto compreso tra Sibari e Roseto ogni giorno è sui quotidiani locali attraverso articoli devianti e, soprattutto, capaci di farci capire quanto un’opera di straordinaria importanza sia affidata alle parole di quanti conoscono poco a nulla di questa infrastruttura o, peggio, di quanti la usano semplicemente per ragioni elettorali. È doveroso ricordare anche qui – con sempre più amarezza – il totale disinteresse che questa grande infrastruttura suscita nella nostra regione. Intervengo, pertanto, solo per chiarire alcune questioni che ritengo meritino non poca attenzione. Prima questione. Il Megalotto 3 è stato concepito e progettato tra la fine degli anni ’90 e il 2004 sulla base di tre ipotesi iniziali (A-B-C) corrispondente a tre distinti (anche se non di molto), percorsi. Una ipotesi prevedeva il semplice raddoppio della superstrada esistente. Un altro un percorso riprendeva in parte l’ipotesi più montana del progetto autostradale e infine un terzo percorso mediano con molte gallerie ma a poca distanza dalla SS 106 esistente. Su quest’ultimo tracciato cadde la scelta dell’Anas e furono avanzate consultazioni e Conferenza di Servizi negli anni 2002 – 2004 per le quali tuttavia diversi formularono obiezioni a quelle che oggi leggiamo. Quindi è utile segnalare una anomalia: i comuni, quindi le amministrazioni ed i sindaci (non tutti per la verità), hanno sempre l’esigenza di non condividere il tracciato qualunque esso sia! Seconda questione. Il Megalotto 3 è costituito da due stralci. Non è vero come qualcheduno continua ad insinuare che non esistono i fondi per finanziare questa strada. Perché, invece, è vero che il Cipe ha finanziato già nel 2007 il primo stralcio mentre nel 2008 ha finanziato il secondo stralcio. Terza questione. Sull’Anas non ho mai avuto modo di spendere belle parole ma l’Astaldi-Impregilo è, invece, una realtà aziendale di tutto rispetto. Basti pensare che nel 2013 ha commissionato un Telerilevamento Radar satellitare per il monitoraggio di gallerie sul Megalotto 3 della SS 106. Si tratta di una tecnica molto avanzata il cui esito ha prodotto un risultato significativo poiché i movimenti misurati con l’analisi SqueeSAR™, hanno segnalato la presenza di estesi fenomeni franosi nella cartografia IFFI e la presenza, in alcuni punti del tracciato di progetto, di una potenziale criticità che in fase di realizzazione certamente meriteranno una approfondita attenzione determinando le scelte adottate nel progetto definitivo. Quarta questione. È probabile che questa infrastruttura “distruggerà in modo irreversibile l’alto jonio” e contribuirà a determinare “la fine di un territorio”. Il problema, tuttavia, è sempre il medesimo: quali sono i dati che possono farci capire la verità di queste affermazioni? Nessuno! Mentre ad avvalorare la tesi opposta secondo cui quest’opera sarà provvidenziale per la vita non solo dell’alto jonio ma dell’intera regione Calabria, non è solo il sottoscritto, ma anche i dati che è possibile leggere sugli indicatori economici prima e dopo dell’ammodernamento della SS 106 in Basilicata. Inoltre, tengo a ricordare, che oltre ai dati presenti nel rapporto Svimez del 2013 che avvalorano appunto l’ipotesi che la carenza infrastrutturale sta penalizzando fortemente la crescita della nostra regione possiamo anche ricordare ciò che è stato scritto nel Rapporto del Comitato Meggiorno di Confindustria del marzo 2009. Cito solo alcuni passi ed evito di riportare dati: “È noto che il divario nella dotazione di infrastrutture materiali, inferiore di quasi trenta punti rispetto a quella del Centro Nord, continua ad essere uno dei principali nodi strutturali irrisolti del nostro Mezzogiorno […] Il tempo stringe, ed ogni giorno che passa è una zavorra in più sul sentiero della ripresa. E’ necessario il concorde impegno di tutti (Governo, Regioni, Enti locali, parti sociali) per far si che davvero il rilancio del Paese possa partire dal rilancio delle infrastrutture”. Insomma, dobbiamo credere ai sindaci dell’alto jonio oppure ad una “banda di eretici” che corrisponde a quanti redigono il rapporto Svimez ed, insieme, ai rapporti dei direttori delle confindustrie regionali? Quinta questione. Le vite umane. Quelle di cui non parla nessuno. Incredibile che nessuno parli delle vite umane che con l’ammodernamento del Megalotto 3 sarebbero risparmiate dalla morte. Fabio Pugliese

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