Ci sono davvero dei cretini così cretini?

Sappiamo (o almeno dovremmo sapere) tutti che in matematica, fin dai tempi di Fibonacci, noi utilizziamo numeri che si chiamano proprio “numeri arabi”, anche se in realtà vengono dall’India, in quanto è dagli arabi che li abbiamo mutuati, e che proprio grazie all’utilizzo di questi numeri, e all’introduzione dello zero, la matematica ha potuto svilupparsi, diventare la regina delle scienze e consentire poi a geni come Fermat, Leibniz, Turing, Descartes, Gauss, Euler e fisici come Galileo, Newton, Einstein e Hawking di sviluppare i loro teoremi e le loro teorie: senza quei magici segni, la logica della matematica e della fisica avrebbe faticato molto di più a produrre i suoi frutti.

Ma un filmato su Facebook che riproduce le reazioni di alcuni utenti alla presunta proposta di introdurre nelle scuole italiane i numeri arabi “per una maggiore integrazione” sembra smentire la presunzione di conoscenza con la quale ho aperto questo articolo: le reazioni riportate, infatti, tutte di smaccata radice razzista, sono ferocemente contrarie all’introduzione dei numeri in questione.

Negli autori del filmato c’è evidentemente una forte intenzione provocatoria: dobbiamo sperare che in realtà molte reazioni, non inserite nel filmato, abbiano messo in evidenza che i numeri arabi li usiamo già, e da molti secoli. Tuttavia, dato che quelle riportate, con tanto di nome, cognome e icona degli autori, sembrano molto autentiche, sono redatte con lo stesso stile e la stessa proprietà di linguaggio di tanti post che quotidianamente appaiono sulle pagine Facebook e hanno raccolto consistenti quantità di “like”, dobbiamo constatare, con preoccupazione, che fra i nostri concittadini ce ne sono molti, vittime di un devastante analfabetismo di ritorno, che hanno dimenticato le nozioni più basilari, quelle che ci vengono impartite alle scuole elementari; o, peggio, la cui furia anti immigrati è tale da provocare in loro le reazioni in questione prima di fermarsi un momentino a ragionare.

Ci tocca sperare che la causa sia la prima, e non la seconda. Ci conforta, in questa avvilente speranza, la constatazione che l’ignoranza e la stupidità non sono fenomeni che investono solo gli hater da tastiera che affollano i social network: basta riguardare, su Youtube, il filmato in cui, nella trasmissione televisiva “L’eredità”, i concorrenti, dovendo indicare fra il 1933, il 1948, il 1964 e il 1979 la data dell’ascesa di Adolf Hitler alla cancelleria del Reich tedesco, hanno indicato tutte le date salvo quella giusta, suscitando lo sgomento del conduttore della trasmissione.

Per non parlare, tornando ai social network, della messe di strafalcioni grammaticali e sintattici che costella i contributi dei commentatori. E guai all’incauto che richiama l’attenzione su quegli strafalcioni: offeso, l’autore rivendicherà di aver studiato alla “università della vita” e tratterà da saccente, presuntuoso e arrogante chi lo ha messo davanti ai suoi svarioni.

E tutto sommato, l’incauto si sarà meritata la reprimenda: come diceva il grande Oscar Wilde, mai discutere con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.

Giuseppe Riccardo Festa

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