Caro Matteo, . . . a mio figlio adolescente

Due ragazzi morti per overdose da metadone, un fatto che colpisce un padre

Due ragazzi morti per overdose da metadone, un fatto che colpisce un padre. Che si sente di dover scrivere al proprio figlio una lettera. Una riflessione a voce alta sull’adolescenza e le sue ombre, ma anche sul ruolo di padre, di genitore in genere. La scrive Nicola a suo figlio Matteo, 14 anni.

“Caro Matteo, molte volte mi prendi in giro con la tua allegra ironia. E fai molto bene. Una delle circostanze sulla quali ti diverte ‘sfruculiarmi’ è che leggo tanto e che in casa camminiamo calpestando quotidiani, riviste e libri.  Tu di sicuro, invece, non avrai letto – devi leggere di più – dei due tuoi coetanei di Terni, Flavio e Gianluca, che sono morti tragicamente nel sonno a casa loro tempo fa. A ucciderli sarebbe stato un sorso di metadone. Per questo è finito sotto accusa un giovane pusher del posto. Colpevole: è dire poco. Non riesco, caro Matteo, a non pensare ai due ragazzi e di conseguenza a te, che sei nel pieno dell’adolescenza dove tutto è possibile, ma bisogna fare i conti sempre con l’imprevedibilità dei luoghi, delle imitazioni e delle amicizie. A detta dei genitori di Flavio e Gianluca, amici per la pelle, entrambi conducevano la loro vita da giovanissimi in modo sereno, semplice e tranquillo.  Nulla ha mai fatto presagire il baratro nel quale sono piombati, pensando con troppa superficialità che stavano facendo la più classica delle bravate. Ecco questi sono i veri limiti che non bisogna mai oltrepassare, pensando di essere più forti, onnipotenti e capaci di affrontare i tanti imprevisti. Stupidaggini che non si possono raccontare. Potrai pensare – già immagino la tua espressione di stupore, quando leggerai questa mia nota e se la leggerai – che non c’è motivo alcuno di averti tirato in ballo, per come sei e per come vivi la tua spensierata adolescenza. Mi perdonerai. Il mio è solo un modo di riflettere a voce alta sul fatto che il pericolo è sempre dietro l’angolo. In fondo, lo era anche all’epoca della mia adolescenza. Nessuno mai si faccia maestro ed io in primis. Pertanto, occorre solo divertirsi mantenendo sempre la giusta misura dai possibili pericoli, ponendo la massima attenzione sulle bravate che si intraprendono, ma mai mettendo a rischio la propria vita, che è il regalo più bello che c’è stato donato. Un bene prezioso da preservare e salvaguardare, facendolo comprendere anche i tanti amici e amiche che possono averlo dimenticato”.

Nicola Campoli

da Repubblica 28 luglio 2020

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