Cara Cariati, . . .

Cara Cariati, o piuttosto mia povera Cariati

Cara Cariati,

o piuttosto mia povera Cariati. Ho deciso di darti del tu, perché in fondo ci conosciamo da tempo. Tu che rappresenti per me il mio luogo del cuore, e io, che vorrei vederti splendere nei tuoi impareggiabili colori, odori, saperi e sapori e non mi stancherò mai di scriverlo.  

Vivo a Napoli dove sono nato e mai mi sento così felice quanto Ti penso e sono sulla  strada che mi porta da Te, a stringerTi in un forte abbraccio.

Non puoi immaginare la gioia che provo quando percorro l’ultimo tratto della SS 106, quello che affianca il mare, che mi fa pensare alle Tue ricchezze culturali, paesaggistiche e al Tuo insostituibile fascino. 

Cara Cariati, continui a rappresentare l’oggetto del mio desiderio. Il quadro, tuttavia, è cupo. Sono amareggiato. Sono in profonda collera, perché non si riesce a imboccare dopo tanti anni la strada per far esplodere il Tuo enorme e sommerso valore.

Bisognerebbe incamminarsi verso un “grande insieme”. Si deve puntare a  un’avventura collettiva, esaltante, armoniosa e aggregante. Invece, ahimè, si è paralizzati e aggrovigliati e così è complicato andare avanti. 

Serve coraggio per scardinare un muro che auto limita, forse anche involontariamente, il “capitale Cariati” e occorre buona volontà per iniziare a guardare al futuro con più coraggio. 

Sarebbe molto bello se il dibattito intorno al domani di Cariati partisse da un confronto sereno e aperto a chiunque volesse contribuire a sostenere il rilancio della perla del mare Ionio. Questo sarebbe un evento positivo che mi auguro avvenga quanto prima. 

Cosa si aspetta? Solo aprendo il ragionamento sul da farsi e come metterlo in campo si potrà uscire allo scoperto, facendo emozionare e appassionare tutti quelli che amano Cariati. 

Cariati ha bisogno di verità che rompa il velo di silenzi e reticenze per far volare idee e progetti condivisi. Insomma, rompere un diffuso pessimismo del quale confesso non se ne può più. 

Nicola Campoli

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