Trump, Johnson, Bolsonaro: «Ops, come non detto».

E così, uno dopo l’altro, gli sprezzanti leader delle destre mondiali, dopo aver deriso e ridicolizzato Italia e italiani per la reazione alla pandemia, fanno marcia indietro: ultimo Jair Bolsonaro, l’incendiario presidente del Brasile, che per ben due volte, non più tardi della settimana scorsa, parlando di noi aveva ghignato e scrollato le spalle: «Gli italiani muoiono perché sono vecchi» aveva detto. Oggi, invece, contrordine, camerati: «Covid19», ha detto, con invidiabile faccia di bronzo, «è la più grande sfida per la nostra generazione».

Si potrebbe dire meglio tardi che mai, se non fosse che quel “tardi” significa centinaia, forse migliaia di vite spezzate.

Prima di lui, il contrordine lo abbiamo sentito da Donald Trump che pure lui, in perfetto stile “Grande Fratello” (quello di “1984” di Orwell, non il programma monnezza di Mediaset), da un giorno all’altro ha cambiato approccio ed ha smesso di definire Covid19 “a hoax” (una bufala), una semplice influenza che permetteva di andare a lavorare anche con qualche linea di febbre: ora ammette pure lui che è una sciagura senza precedenti.

E lo abbiamo sentito, il contrordine, da Boris Johnson, lo zazzeruto leader inglese, che – ricordate? – prima di infettarsi pure lui aveva detto: «Cari inglesi, ammalatevi tutti tranquillamente, così arriva l’immunità di gregge. Però preparatevi a veder morire i vostri cari». L’aveva immediatamente spalleggiato il suo connazionale Christian Jessen, medico (!) e divo di un’altra tv-monnezza, che aveva deriso le misure di contenimento del nostro governo definendole una scusa di quei fannulloni degli italiani per fare siesta. Mi chiedo cosa pensi ora, questo dottor Jessen, dell’immunità di gregge, di Johnson, e delle stronzate (scusate il francesismo) che ha detto.

Ora non ridono più, non minimizzano più, non scrollano più le spalle. Molti, al contrario, pur senza ammetterlo prendono ad esempio l’Italia e imitano i provvedimenti che sono stati adottati nel Bel Paese.

Dagli USA giungono immagini e notizie raccapriccianti: senzatetto messi a dormire sull’asfalto di un parcheggio, giovani respinti dagli ospedali perché privi di assicurazione che muoiono: stiamo parlando del Paese più opulento del mondo. Cosa pensare, allora, dell’Africa, dell’India, del Pakistan e dei tanti altri Paesi sovraffollati, poveri, scarsi di igiene e di assistenza sociale? Che ne sarà di tanta povera gente in quelle parti del mondo?

Qui da noi, pur se fra mugugni, ritardi anche gravi, carenze anche incomprensibili, contraddizioni e difficoltà (è pur sempre la prima volta che si affronta una pandemia), comunque nessuno è abbandonato.

Ovviamente, anche qui da noi c’è chi strepita, chi pontifica senza averne titolo, chi insinua e chi getta benzina sul fuoco, magari per bassi motivi elettorali, avanzando proposte irrealizzabili o criticando per il gusto di criticare: i Vittorio Feltri, i Red Ronnie, i Flavio Briatore e le Alessandra Mussolini ci sono sempre stati e sempre ci saranno.

Ma il tempo, in Italia e nel mondo, finisce per mettere a tacere chi parla a vanvera e rendere giustizia a chi davvero ha a cuore il bene di tutti. Quindi facciamo come dice il vangelo: perdoniamo chi straparla e chi ci ha deriso e insultato. Anzi, meglio ancora: ignoriamolo. Perché perdonare il nostro nemico è bello, nobile e meritorio.

Ma ignorarlo è molto, molto meglio: lo manda in bestia.

Giuseppe Riccardo Festa

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