ANCHE  ITALIA NOSTRA DICE NO ALLA DISCARICA DI SCALA COELI

L’ing. Gianni De Renzo del Comitato antidiscarica Scala Coeli  esprime la sua soddisfazione e informa sui rilievi mossi alla Regione da amministratori, associazioni ambientaliste e di categoria per scongiurare l’ampliamento dell’impianto

Il presidente nazionale di Italia Nostra, Oreste Rutigliano, prende posizione contro la nuova discarica di Scala Coeli, inviando una serie di osservazioni al Dipartimento Ambiente della Regione Calabria e alle Istituzioni nazionali interessate. Lo comunica Teresa Liguori, del direttivo nazionale di I.N., in una nota inviata a Gianni De Renzo, referente del Comitato Antidiscarica Scala Coeli, in cui, tra l’altro, afferma: “Non si possono tollerare  ulteriori scempi e danni alla salute,  all’ambiente, all’agricoltura, al paesaggio. Si deve ripartire seriamente con la buone pratiche del risparmio, recupero, riciclaggio e trasformazione dei rifiuti, da considerare risorse e non problemi. Su questo punto – conclude Liguori – cittadini, associazioni ed amministrazioni devono fare fronte comune, come avviene in alcuni centri della regione”.

L’ingegnere De Renzo esprime la propria soddisfazione per l’adesione di Italia Nostra alla lotta, che oggi vede impegnati comitati, cittadini, istituzioni del Basso Ionio contro la costruzione di un’enorme discarica privata per rifiuti speciali (68.000 mq,  con una capacità di abbanco di rifiuti di oltre un milione di metri cubi), limitrofa a quella esistente in contrada Pipino di Scala Coeli, in zona protetta per la produzione di colture di pregio, il cui progetto da parte della ditta interessata (la Bieco s.r.l.), è stato presentato alla Regione Calabria il 22 dicembre scorso, con richiesta di Valutazione Impatto Ambientale.

Bisogna anche ricordare l’impianto ricade nel comune di Scala Coeli, ma si trova in realtà a pochissimi chilometri da Crucoli, e Umbriatico, nel crotonese e da  Cariati e  Terravecchia, in provincia di Cosenza.

In questa fase, spiega De Renzo, al Dipartimento Ambiente della Regione Calabria stanno giungendo numerose osservazioni e rilievi tecnici utili all’esame del progetto della Bieco; a richiederli è stata Antonella Rizzo, assessore regionale al ramo, in occasione di un incontro, avvenuto lo scorso 22 marzo a Catanzaro, con la Delegazione consiliare di Cariati, cui lo stesso ingegnere ha partecipato in rappresentanza dei Comitati.

A muoversi per primi sono stati gli agricoltori; uno di loro, Gennaro Iemboli, classe 1932, titolare di un’azienda condotta in regime biologico, i cui terreni sono confinanti all’area di discarica, fa riferimento al decreto legislativo 36/2003 in materia di localizzazione degli impianti di discarica di rifiuti pericolosi e non pericolosi. “In questo decreto – spiega De Renzo – è espressamente previsto che in zone di produzione di prodotti agricoli ed alimentari definiti ad indicazione geografica o a denominazione di origine protetta ai sensi del regolamento CEE n. 2081/92 e in aree agricole in cui si ottengono prodotti con tecniche dell’agricoltura biologica devono essere esaminate le condizioni locali di accettabilità dell’impianto; inoltre, la  legge urbanistica regionale (n. 19 art. 51), dispone che  nelle zone a destinazione agricola è vietata: ogni attività di deposito, smaltimento e lavorazione di rifiuti non derivante dall’attività agricola o da attività ad esse complementari, situate all’interno o in contiguità di zone agricole direttamente investite da coltivazioni di pregio con tutela o marchio di qualità, o da produzioni agroalimentari certificate. E la sua azienda, chiaramente, è fornita di Documento Giustificativo e di Certificato di Conformità riportante l’elenco delle produzioni agroalimentari certificate”.

Tutto ciò è stato ripreso e ribadito dalla  Confederazione Italiana Agricoltori (CIA Calabria Nord), che ha interessato, oltre al Dipartimento Ambiente e il Governatore Mario Oliverio, anche il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, il Ministero per i Beni, Attività Culturali e Turismo, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del  Mare.

De Renzo informa anche della presa di posizione di Legambiente Calabria, che fa notare come il progetto della ditta privata “impatti fortemente su aree sensibili quali beni paesaggistici, identitari ed aree archeologiche e in particolare sul centro storico e sul Castello di Scala Coeli, sull’area archeologica di Pruija e le fortificazioni denominate Torre di Terravecchia”. Ma non solo. In  caso di ampliamento, con la continua e intensa circolazione dei mezzi carichi di rifiuti e autocisterne cariche di percolato, e del conseguente aumento dei volumi di traffico sulla Statale 106, già di per sé pericolosissima, “i territori dei Comuni di Crucoli e Cariati, attraversati dall’arteria, sono destinati a subire un forte impatto negativo sul piano della sicurezza e della vivibilità dei centri abitati”.

E bisogna evidenziare anche la spinosa questione della viabilità d’accesso alla discarica, sollevata dal Sindaco Di Crucoli, Domenico Vulcano, che come i colleghi di Cariati, Mandatoriccio, Campana, Terravecchia ha deliberato, in seno proprio al Consiglio comunale, un secco no all’ampliamento dell’impianto di Pipino.

Ecco cosa ha scritto ai responsabili del Dipartimento regionale :  “La Strada Provinciale 6, attraversa il territorio del Comune di Crucoli soggetto a vincolo idrogeologico e a continui dilavamenti e frane che provocano crolli e smottamenti del corpo stradale interessato”; per questo la Provincia di Crotone ha emesso l’ordinanza di divieto di transito n. 9/2004, l’ordinanza n. 8/2004 di limitazione al transito e in ultimo con l’ordinanza n. 5 del 31/03/2015 ne ha disposto il divieto assoluto al transito.

  “Appare del tutto ovvio – continua – che le condizioni AIA, sulla viabilità di accesso all’impianto di discarica esistente, contenute nel DDG 4180/10 non sono state rispettate e che non poteva essere autorizzato l’avvio dei conferimenti da parte dell’organo competente come purtroppo è avvenuto nel maggio 2015 e con successivo prot. 221417 del 15/07/2015, con il quale veniva ordinato il conferimento di rifiuti provenienti da altri siti di smaltimento”.

Pertanto, il transito sulla SP6 di mezzi carichi di rifiuti e autocisterne cariche di percolato, prodotto dai rifiuti già abbancati, “costituiscono un grave pericolo per la salute, l’incolumità pubblica e un potenziale disastro ambientale alle colture AGROALIMENTARI CERTIFICATE presenti sul territorio”.

Tutte queste affermazioni, considera l’ing. De Renzo,  danno l’idea della assoluta inopportunità di creare l’enorme discarica nel Basso Ionio, aggravata dal fatto che mai nessun amministratore del territorio, tanto meno quelli dei paesi confinanti con l’area interessata, è stato mai convocato o edotto in merito al Progetto Bieco, che renderebbe davvero la Valle del Nika una vera e propria pattumiera del Meridione d’Italia, in barba alle sue potenzialità e alla sua vocazione agricola e turistica.

Per questo, nei vari documenti trasmessi al Dipartimento regionale all’Ambiente, è contenuta, e molto sentita, una richiesta, fatta, è il caso di dirlo, con coro unanime: “rigettare la richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale”, protocollata da Bieco, nello scorso mese di dicembre.

 

Comitato Antidiscarica Scala Coeli

 

 

 

 

 

 

 

  

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